Se son rose fioriranno… sulla Luna!

Imprenditori multimiliardari ed enti governativi di tutto il globo si dicono sempre più fiduciosi: presto l’umanità potrà varcare la soglia dello spazio e stabilirsi, è il caso di dirlo, in pianta stabile. Ma a ben guardare tutto questo entusiasmo non sembra un po’ sospetto?

Washington – Potrebbe sembrare una notizia della rubrica “Strano ma vero” della prestigiosa Settimana Enigmistica, in cui vengono inseriti accadimenti bislacchi, curiosi e sorprendenti. Invece la Scienza, quella con la S maiuscola, mica pippe, ha provato che sulla Luna potrebbero crescere le piante, aprendo la strada alla coltivazione lunare. Una realtà che sembra più vicina di quanto si possa immaginare. Almeno secondo gli scienziati dell’Università della Florida che, cimentandosi nel ruolo di contadini, hanno coltivato piante sul terreno lunare, facendole germogliare.

Armstrong, Collins e Aldrin, l’equipaggio della storica missione Apollo 11

I giovani esemplari di Arabidopsis thaliana, detta arabetta comune, sono stati piantati nella regolite, il materiale incoerente consistente di pietre e polvere di provenienza dai campioni lunari delle missioni Apollo risalenti a cinquant’anni fa. Ecco scoperto l’arcano. Gli astronauti che il 20 luglio 1969 misero piede sulla luna grazie alla navicella Apollo 11, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, avevano uno scopo da portare a termine: prelevare il terreno lunare che sarebbe stato poi analizzato nei famosi laboratori della NASA per poi coltivarci… frutta e verdura.

La NASA, Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche, è l’agenzia governativa responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Usa. Già all’epoca di queste missioni si vociferava che le risorse del pianeta Terra non sarebbero durate all’infinito e sarebbe stato meglio prepararsi per un’eventuale invasione pacifica di agricoltori. Una sorta di trasmigrazione di contadini verso il suolo lunare alla ricerca della nuova terra promessa.

Anna-Lisa Paul

La scoperta rimarrà negli annali della storia della scienza. È la prima volta che delle piante vengono coltivate nella regolite lunare, terreno ostico privo di nutrienti. La Arabidopsis thaliana utilizzata per l’esperimento è simile ad alcune varietà di broccoli ed è tra le più studiate al mondo. Per ogni piantina è stato utilizzato un grammo di regolite, un po’ di acqua ed una soluzione nutriente aggiunta ogni giorno. Anna-Lisa Paul, prima autrice dello studio ha dichiarato con grande entusiasmo:

“…Non so descrivere quanto fossimo tutti meravigliati! Tutte le piantine, quelle cresciute nel suolo lunare e quelle di controllo, sembravano identiche, come se non ci fosse differenza tra crescere nella regolite o nel nutriente suolo terrestre…”.

Solo dopo una settimana circa gli esemplari trattati nella regolite lunare hanno mostrato una crescita più lenta con foglie e radici più deboli. Dopo una ventina di giorni dalla semina, un po’ prima della fioritura, gli scienziati hanno esaminato l’RNA delle piantine lunari. Ebbene queste presentavano segni di stress, simili a quelli che la pianta manifesta in terreni particolarmente aridi sulla Terra. Nulla a cui non si possa porre rimedio con cure particolari.

Robert Ferl

Secondo Robert Ferl, professore del Dipartimento di Orticoltura dell’Università della Florida, lo studio doveva rispondere a due quesiti. Prima ci si è chiesti se le piante potessero crescere nella regolite. E i test hanno confermato che possono farlo nel brullo suolo lunare. La seconda questione è come questa scoperta potrebbe aiutare gli umani, qualora decidessero di permanere a lungo sulla Luna. Questo studio, per gli ottimisti, può essere un viatico per un futuro in cui sarà possibile coltivare piante nutrienti sulla Luna e prosperare nello spazio in maniera da rendere l’umanità una specie multiplanetaria.

La NASA è andata in brodo di giuggiole non riuscendo a trattenere l’entusiasmo. Il senatore Bill Nelson, amministratore dell’ente, ha espresso un suo parere senza mezzi termini:

“…Questa ricerca è molto importante per gli obiettivi collegati alle missioni umane che durano molto tempo nello spazio. Ci sarà bisogno di sfruttare le risorse presenti su Marte e sulla Luna per sviluppare nuove risorse alimentari per gli astronauti che andranno nello spazio. Inoltre questa scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere come rendere produttive aree del nostro pianeta rese inadatte alla coltivazione di cibo a causa dei cambiamenti climatici…”.

L’impoverimento del suolo terrestre è un processo lento ma inesorabile

Ecco dove si vuole andare a parare. Siccome il cambiamento climatico, provocato dall’uomo, sta rendendo incoltivabili i terreni, andremo alla conquista della Luna, per sfruttare e inquinare in libertà pure lì. Forse non resta che sperare nella presenza aliena che, essendo a conoscenza delle nefandezze dell’umanità, organizzi una forte resistenza che respinga l’invasore.

Si potrebbe avere l’impressione che la risonanza pubblica data queste missioni altisonanti abbia lo scopo di distrarre dalle problematiche ahimé ben più concrete e vicine che abbiamo qui sulla Terra. È la fantascienza il nuovo oppio dei popoli?

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