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Trovato l’accordo per le riforme. Durerà?

Quelle che fino a poche ore fa sembravano divergenze inconciliabili adesso non creano più ostacoli. La maggioranza pare sia riuscita a mettersi d’accordo, per una volta, sulla strada che il Paese dovrà seguire. Con l’eccezione di qualche disertore d’eccellenza.

Roma – Finita la bagarre? Un apparente orizzonte di serenità si affaccia su alcune riforme importanti. In un vertice di maggioranza è stata raggiunta l’intesa sugli ultimi aspetti della delega, in particolare in ordine alla revisione del catasto, alla disciplina dei regimi di tassazione del risparmio, alla revisione dell’Irpef e del sistema delle deduzioni e delle detrazioni fiscali. Si è anche concordato di velocizzare l’iter legislativo in entrambi i rami del Parlamento.

Mario Draghi

Il Premier intanto si premura di annunciare che la pressione fiscale calerà dello 0,4%…La riduzione più consistente degli ultimi sei anni…”, ha assicurato l’ex numero uno della Bce. Staremo a vedere. In ogni caso il trasferimento del carico fiscale dal lavoro ai patrimoni è un grande classico delle raccomandazioni Ue ancora inattuato.

Adesso la commissione chiede di accelerare sull’attuazione della riforma fiscale, anche con l’allineamento dei valori catastali a quelli di mercato. Proprio questo punto, che la legge delega poneva come obiettivo in realtà solo a livello di analisi teorica senza impatti fiscali, è stato al centro di uno degli scontri più duri nella maggioranza, che ha bloccato la delega per quasi due mesi. Il compromesso stipulato dovrebbe far ripartire l’iter, ma non sposta di molto la questione, perché in ogni caso le basi imponibili resterebbero ancorate ai valori catastali attuali.

Le raccomandazioni europee puntano anche a un riordino delle aliquote marginali Irpef, oggetto già del primo modulo di riforma in legge di bilancio che le ha ridotte da cinque a quattro. La riforma fiscale è già stata calendarizzata due volte negli ultimi mesi, prima in aprile e poi all’inizio di maggio, ma in entrambi i casi c’è stato un rinvio perché non c’era un accordo fra i partiti di governo. Adesso i nodi fondamentali sembrano sciolti. Ma il condizionale è d’obbligo.

Il sistema cashback ha favorito la crescita delle transazioni digitali

Ma ci sono altri elementi controversi su cui si sviluppa il dibattito, come l’uscita graduale dal regime forfettario. L’ipotesi è quella di prevedere che per due anni si possa rimanere nel forfettario pur superando il tetto dei 65mila di fatturato, a patto di restare sotto gli 85mila euro. Si parla anche di nuove forme di cashback fiscale, l’eliminazione della ritenuta d’acconto e in generale il passaggio ad un sistema di prelievo fiscale mensile anche per gli autonomi. Ma per il momento non si conoscono ulteriori dettagli.

Si ricorda che la riforma fiscale è contenuta in un Ddl delega approvato dal Governo nello scorso mese di ottobre. Quello alla Camera è il primo passaggio, poi quando a Montecitorio si riuscirà ad approvare un testo inizierà l’iter della riforma in Senato. La delega, così com’è attualmente formulata, prevede poi che il governo abbia 18 mesi di tempo per approvare i decreti legislativi attuativi.

Superati anche alcuni ostacoli al Ddl Concorrenza. Sarà in sostanza il governo a definire i criteri degli indennizzi da riconoscere agli imprenditori del settore balneare che non dovessero riuscire a rinnovare le concessioni con il demanio, senza riferimenti all’avviamento dell’attività, al valore dei beni, a perizie e scritture contabili. In pratica il testo finale rimanda ai decreti attuativi la definizione degli indennizzi. Anche in questo caso l’opposizione non ci sta.

Giorgia Meloni

“…Quello raggiunto dalla maggioranza sulle concessioni balneari – ha detto Giorgia Meloni è un accordo ridicolo e vergognoso. Rimandare la questione degli indennizzi addirittura al governo, con il rischio concreto che questi vengano fortemente osteggiati dalla commissione europea e non vedano mai la luce, vuol dire lasciare totalmente senza tutele i concessionari attuali, che si vedranno espropriate le loro aziende a favore delle multinazionali straniere…”.

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