Ha un nome certo il corpo carbonizzato ritrovato in un’auto nel gennaio scorso nei pressi di Rosarno. Ancora nulla per quanto riguarda il possibile movente. La vittima era scampata a ben due tentativi di omicidio non presentandosi all’appuntamento con gli assassini.
Rosarno – È di Salvatore Tutino, 61 anni, separato, bracciante agricolo in pensione, il cadavere ritrovato carbonizzato nella sua auto il 17 gennaio scorso. Il risultato dell’analisi del Dna, reso noto nei giorni scorsi, non lascerebbe adito a dubbi. L’uomo era sparito il 15 dicembre del 2021 in circostanze strane mentre nel 1999 era scomparsa la sorella Antonia.
Tutino viveva da solo a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, e la sera del 15 dicembre scorso, alle 20 circa, aveva parlato al telefono con la figlia alla quale aveva riferito di aver cenato e di essere in procinto di andarsene a letto poiché stava poco bene a seguito dell’inoculazione della terza dose di vaccino. I due congiunti si sarebbero risentiti l’indomani mattina.
La donna, intorno a mezzogiorno, non avendo notizie del padre tentava di contattarlo sul suo cellulare che, però, risultava irraggiungibile. Salvatore si sarebbe allontanato a bordo della sua Fiat Panda di colore blu portandosi appresso il telefonino, i documenti e il Green-pass. Presumibilmente l’uomo, soprannominato “Turi ‘u Tutinu”, dalla sua casa di Rosarno, nelle adiacenze dello stadio comunale, si sarebbe diretto nel suo podere alla periferia del paese, quasi sulle rive del fiume Mesima, dove oltre a coltivare ortaggi curava i suoi due cani Rinty e Roky.
Poco distante anche il figlio Domenico, 35 anni, agricoltore, lavorava la terra in un campo di verdure. Il giovane decideva di passare dal genitore per salutarlo ma non lo trovava in casa. Anche i due cani erano spariti dalla loro cuccia: ”… C’era la rete abbassata, probabilmente era rotta – riferirà Domenico – è probabile che i due cani si siano liberati da soli. E poi sicuramente sono rimasti nella zona…”. I cani però sarebbero tornati nella proprietà del padrone diverse ore dopo. Avevano tentato di inseguire Salvatore? Lo avevano visto in pericolo e forse in compagnia di qualche malintenzionato?
Mentre i congiunti sporgevano denuncia per la sparizione di Salvatore i parenti dell’uomo iniziavano a cercarlo dappertutto. Del resto non c’è la certezza che Salvatore, una volta uscito di casa, si sia effettivamente diretto nel suo appezzamento di terreno dunque l’uomo sarebbe sparito da casa oppure dalla sua proprietà agricola? Insomma che fine potrebbe aver fatto il contadino di Rosarno? È stato attirato in un agguato?
Negli anni ’80 pare che Salvatore, con il fratello maggiore Pasquale di 65 anni, fosse espatriato in Francia, dove i due avrebbero commesso una serie di reati per i quali sarebbero stati incarcerati sino a fine pena. Rientrati in Italia Salvatore Tutino, il 7 ed il 26 giugno del 2013, sarebbe stato nel mirino di un commando mafioso a cui era miracolosamente sfuggito non presentandosi sul luogo dell’appuntamento. La Procura di Vibo Valentia, di concerto con la Procura di Palmi e la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, all’epoca dei fatti, avevano contestato a tale Giuseppe Pace, presunto stretto collaboratore del boss degli stupefacenti Salvatore Pisano, di far parte del gruppo di fuoco che voleva eliminare Tutino. Il movente, in quel frangente, era rimasto oscuro.
A svelare altri dettagli inediti sui progetti di morte contro Salvatore Tutino, nel 2018, era stato un collaboratore di giustizia, tale Giuseppe Tirintino. Anche in questo caso, e a parte le diverse assoluzioni dei soggetti malavitosi che gli inquirenti ritenevano fossero i componenti di quelle missioni di morte, non si era parlato di un movente certo a monte della decisione di eliminare il contadino poi scomparso e ritrovato carbonizzato dentro la sua auto il 17 gennaio scorso.
L’agricoltore, infatti, verrà ritrovato cadavere in località Calimera, frazione di San Calogero, a circa 20 chilometri da Rosarno. L’auto era stata rinvenuta sopra un cumulo di terriccio, spostato con un escavatore, forse nel tentativo di sotterrare la vettura ed il suo macabro contenuto. Sulla portiera lato passeggero i carabinieri del Ris riscontravano due fori riconducibili ad altrettanti colpi di fucile caricato a pallettoni che, probabilmente, avrebbero causato la morte del pensionato. Anche in questo caso il movente rimane misterioso.