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Venezia, in piazza San Marco scheletri altomedievali: “Sepolti nella perduta chiesa di San Gemignano”

Scoperta della Soprintendenza: i resti appartengono a individui adulti, ma c’è anche il cranio di un bambino. Riaffiorano così le memorie dell’edificio altomedievale scomparso da secoli.

Venezia – Il cranio di un bambino e tre scheletri appartenenti a individui adulti sono riemersi dalle viscere di Venezia, proprio nel cuore di Piazza San Marco. A effettuare la straordinaria scoperta, che fornisce nuovi importantissimi elementi per ricostruire la storia più antica – e ancora poco conosciuta – della città, sono stati gli archeologi della Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna, al lavoro nei cantieri aperti per il restauro dei masegni, le pietre in trachite di cui è fatta la pavimentazione della piazza, molto rovinate dall’azione corrosiva dell’acqua alta.

Le ossa vanno ad aggiungersi a quelle recuperate di fronte alle Procuratie Vecchie, per un totale di sette individui: un bambino di circa 8 anni, una donna e altri cinque adulti ultracinquantenni, tutti risalenti ad un periodo compreso tra il VII e l’VIII secolo, quando cioè la Basilica di San Marco ancora non esisteva. Il che rende la scoperta ancora più intrigante.

La sepoltura con i quattro individui, uno dei quali un bambino (foto: Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna)

Gli scavi, eseguiti dalla ditta Semper s.r.l. e diretti dall’archeologa Sara Bini, sono attualmente nel cantiere sotto le Procuratie Vecchie. E proprio qui durante i lavori, nei giorni scorsi, sono stati intercettati murature e livelli pavimentali che potrebbero appartenere, almeno in parte, all’antica chiesa di San Gemignano, che qui sorgeva nell’alto Medioevo ma la cui collocazione esatta, all’interno dell’area Marciana, era ignota.

Un edificio religioso dalla storia molto tormentata, quello dedicato a San Gemignano (o Geminiano). Realizzata presumibilmente nel V secolo da Narsete, noto generale e funzionario dell’imperatore Giustiniano, al centro dell’attuale piazza San Marco, la chiesa fu demolita nel XII secolo e subito riedificata, con un orientamento diverso, sul lato est della piazza stessa nel quadro degli interventi di risistemazione dello spazio urbano, ormai dominato dalla Basilica di San Marco. Completamente riprogettata nella seconda metà del Cinquecento dal grande architetto Jacopo Sansovino, San Gemignano venne definitivamente abbattuta nel 1807 per ordine di Napoleone Buonaparte allo scopo di far spazio a una sala da ballo.

Canaletto, Piazza San Marco verso la chiesa di San Geminiano, 1723-24, Royal Collection. Al centro, sullo sfondo, si apprezza la facciata della chiesa di San Gemignano oggi scomparsa.

La memoria della prima chiesa altomedievale, svanita nei secoli, riaffiora dunque dalle nebbie del passato in virtù degli straordinari ritrovamenti, che permettono finalmente di trovare la collocazione dell’edificio noto soltanto grazie alle fonti archivistiche. Oltre alle murature già citate, decisiva risulta la sepoltura: delimitata da spallette in laterizi, conteneva i resti di almeno quattro individui.

“In antichità – spiegano gli archeologi della Soprintendenza – era estremamente frequente seppellire a fianco o all’interno degli edifici di culto ed era altrettanto frequente posizionare più defunti all’interno della stessa tomba, non necessariamente nello stesso momento. Dato che le fonti in questo punto parlano della presenza della sola chiesa di San Gemignano e i cimiteri si sviluppavano quasi sempre in riferimento a un edificio di culto vicino, possiamo ipotizzare con alta probabilità che il nostro saggio abbia intercettato le strutture e i pavimenti della chiesa stessa, permettendoci di indagare (almeno in parte) uno degli edifici di culto più antichi di Venezia, esistente molto prima che venisse costruita la Basilica dedicata a San Marco e prima che la piazza assumesse la conformazione attuale attorniata dalle Procuratie”.

Un archeologo esamina la sepoltura che riaffiora dall’acqua e dal fango (foto: Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna)

Alcune murature, per la verità. erano state intercettate già tra il 1885 e il 1889 in occasione degli scavi condotti da Federico Berchet e Giacomo Boni, ma i due archeologi all’epoca non erano riusciti a inquadrarli correttamente dal punto di vista storico. “Grazie alla pianta degli scavi eseguita da Berchet, estremamente precisa, siamo riusciti a riportarle alla luce”, spiegano gli archeologi , “e grazie alle più evolute metodologie di scavo che nel XIX secolo ancora non c’erano, siamo riusciti a formulare queste ipotesi”.

Gli altri saggi già compiuti in altri punti della Piazza hanno inoltre permesso di indagare e studiare decine di livelli pavimentali finora mai individuati, ritrovamenti che testimoniano come nei secoli i veneziani abbiano sempre restaurato, disfatto e rifatto l’area marciana, cuore economico, politico, religioso e simbolico della città lagunare.

Ma gli occhi sono ora puntati sulle sepolture e su quello che possono raccontare. “Era una pratica comune per l’epoca quella delle sepolture collettive – spiega Sara Bini -. Erano tombe che venivano riaperte: il defunto precedente, ormai scheletro, veniva spostato per far posto al nuovo arrivato”. L’ipotesi è che la sepoltura trovata in piazza San Marco ospitasse persone di rilievo, “visto che non era una semplice fossa – aggiunge l’archeologa – ma una tomba in muratura con una certa monumentalità per l’epoca”.

Gli archeologi impegnati nel cantiere di scavo (foto: Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna)

Tutto ciò conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che Piazza San Marco non è sempre stata così come la vediamo oggi, ma il suo aspetto attuale è il risultato di cambiamenti, distruzioni, costruzioni, ricostruzioni e rielaborazioni susseguitesi nel corso dei secoli. Ed è anche in questo, oltre che nella sua indubbia bellezza e suggestione, che risiede il suo fascino.

“Grazie a questi scavi archeologici, finanziati dal Ministero della Cultura e attuati grazie a una proficua e solida collaborazione con il Comune di Venezia che gestisce i cantieri per il restauro dei masegni, avremo molti più dati a disposizione” per ricostruire e comprendere questa lunga storia, dicono gli archeologi. “E dopo un attento studio della documentazione post-scavo, l’analisi delle fonti archivistiche e le tecniche di ricostruzione digitale ora a disposizione della ricerca storico-archeologica, potrà essere più semplice per tutti comprendere non solo l’evoluzione ma anche la nascita della Piazza più famosa del mondo e la Venezia dei primi secoli”.

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