Un ministero del Cinema: la proposta di Pupi Avati e l’endorsement di Tajani

Il celebre regista ha lanciato l’idea, che ha generato un dibattito tra gli addetti ai lavori e che ora invade anche la sfera politica.

Roma – La “proposta” lanciata da Pupi Avati dalle colonne del Corriere della Sera il 6 febbraio scorso, ha aperto un dibattito fra registi, attori e addetti ai lavori. “Detto col massimo rispetto della presidente Giorgia Meloni e del ministro Alessandro Giuli, c’è bisogno di togliere delle competenze dal ministero della Cultura e creare un ministero ad hoc per il cinema, gli audiovisivi e la cultura digitale”, aveva detto Avati.

E ora la proposta del celebre regista riceve l’endorsement del vicepremier Antonio Tajani, che sui social scrive: “Pupi Avati mi ha parlato della sua idea di dar vita al ministero del cinema. È una proposta interessante per valorizzare i contenuti culturali, audiovisivi e multimediali che da sempre danno lustro all’Italia ed aiutano a promuovere i nostri prodotti. Cinema, un settore chiave del made in Italy. Valuteremo questa iniziativa con gli alleati di governo”. 

Antonio Tajani

All’obiezione che esiste già una Direzione Generale Cinema presso il ministero della Cultura, Avati aveva replicato: “Non può esistere un ministero che contemporaneamente si occupi di Uffizi e di Netflix perché sono cose troppo diverse. Meritiamo un ministero! Se lo si è fatto separando la scuola dall’università, mi sembra sia giunta l’ora di separare la produzione di un film o di una serie dalle celebrazioni dei duemilacinquecento anni di Napoli. Ne ho parlato con molti autorevoli colleghi trovando in loro quell’incoraggiamento che mi occorreva per lanciare questo appello”.

La pensa così anche il regista Daniele Luchetti, ospite della nona edizione del festival “Rencontres autour du cinéma italien” di Lione (organizzato da Istituto Culturale Italiano, Università “Jean Moulin Lyon 3” e Cinema Comoedia) a margine della proiezione del suo film “Confidenza”. “Il cinema italiano è spesso, come dice Avati sull’orlo del baratro, – ha affermato – ma semplicemente perché non si riesce ad avere una stessa legge per un po’ di anni di seguito, legge che in qualche senso è dovuta non tanto agli autori quanto agli spettatori. Gli spettatori hanno diritto ad avere un cinema nazionale che li rispecchi, che li racconti, che sia anche a testimonianza del presente per le generazioni future”.

Sulla questione e sempre sulle pagine del Corriere della Sera è intervenuta Vania Traxler Protti, fondatrice di Academy Two. D’accordo con la proposta di Avati suggerisce che fra “gli esperti di questo ministero ci sia, insieme agli altri, anche un urbanista che comprenda la necessità di far vivere le sale nelle città e nei quartieri che ne sono sprovvisti o le hanno viste chiudere una dopo l’altra”. Il produttore Gianluca Curti della Minerva Pictures, sottolineando che la proposta richiede tempo per agire, rilancia con l’idea di dotare l’attuale Mic di “maggiori risorse professionali: dirigenti, funzionari e impiegati in numero coerente con la potente crescita che il comparto ha avuto negli ultimi cinque anni”.

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