I fatti di sangue di cui sarebbe accusato il necroforo di Lentini salgono a tre. Chi gli aveva affidato il proprio funerale è finito male. Le indagini comunque proseguono per accertare anche la dinamica della morte di mamma e figlia.
Lentini – Si è stretto il cerchio intorno ad Adriano Rossitto, becchino di 39 anni, già in galera perché indagato del duplice omicidio di Francesca Oliva, 89 anni, e di Lucia Marino, 56 anni, mamma e figlia, morte ammazzate nel luglio dell’anno scorso.
Al recluso, innocente sino a condanna definitiva, è stato notificato un altro ordine di custodia cautelare in carcere perché sospettato della morte di Francesco Di Pietro, 67 anni, bancario in pensione, ritrovato cadavere, senza indumenti e praticamente irriconoscibile, il 25 agosto del 2019, dentro una sacca nera, di quelle utilizzate per la conservazione ed il trasporto di resti umani.
Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal Gip aretuseo su richiesta della Procura di Siracusa, diretta dal procuratore Sabrina Gambino, a seguito dei gravi indizi di colpevolezza accertati grazie ad ulteriori verifiche tecnico scientifiche disposte dalla medesima Procura sul corpo della vittima, riesumato mesi addietro.
La nuova perizia necroscopica, annullando la precedente, evidenziava la presenza di una frattura nella zona della laringe che, unitamente ad altri elementi acquisiti, ha portato a concludere che la morte del bancario sarebbe stata conseguenza di un trauma violento e non di cause naturali. Il 25 settembre del 2020 Rossitto veniva arrestato con l’accusa di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere in concorso ma poi era ritornato in libertà atteso che la prima autopsia aveva attribuito a cause naturali il decesso del pensionato.
Lo stesso Rossito aveva indirizzato i carabinieri sul luogo del ritrovamento della sacca, nascosta dietro un muro di pietra in contrada Ciricò di Carlentini, a pochi chilometri da Lentini, sempre in provincia di Siracusa. I carabinieri avevano poi ricostruito gli spostamenti di Di Pietro nonché le sue abitudini e frequentazioni. La vittima, dopo la morte della moglie, era solita recarsi presso l’agenzia di pompe funebri gestita da Rossitto in via Garibaldi 4 a Lentini dove incontrava diverse altre persone che cercavano compagnia.
L’odierno indagato aveva riferito che l’ex bancario avrebbe avuto una relazione con una ragazza rumena. Fatto non vero perché la vittima pare si incontrasse con una certa assiduità con la madre del necroforo in casa della quale sarebbe addirittura deceduto.
Il becchino, forse preoccupato di tutelare l’onorabilità della madre e per evitare i pettegolezzi delle malelingue, si sarebbe sbarazzato del cadavere di Di Pietro nascondendolo in una sacca per poi gettarlo in un luogo isolato. Partendo da questa pista investigativa i carabinieri di Siracusa hanno analizzato il tracciato GPS dell’autovettura della vittima alla quale quest’ultimo era morbosamente legato tanto da non prestarla a nessuno.
L’uomo era particolarmente attento anche durante il parcheggio per evitare che altre auto potessero causare danni accidentali all’amatissima vettura. I militari hanno incrociato i tracciati dell’auto, ricostruendo tutti gli spostamenti dei giorni precedenti, confermando l’assidua frequentazione della vittima nell’agenzia di pompe funebri, fino alla data presunta della scomparsa.
A questo punto sono intervenuti gli esperti del Ris di Messina che hanno rilevato un’impronta digitale che avrebbe incastrato il presunto assassino, innocente sino a condanna definitiva. Tale traccia, appartenente al dito pollice di Adriano Rossitto, è stata isolata sul pulsante del freno a mano dell’auto della vittima. Quest’ultima infatti non avrebbe affidato a nessuno la sua auto dunque che ci faceva il becchino dentro l’auto del bancario? Perché l’avrebbe spostata dalle vicinanze dell’ufficio postale del paese sino all’ospedale civico?
Del resto anche la Body-bag all’interno della quale è stato rinvenuto il cadavere del pensionato non era in uso all’agenzia di pompe funebri poiché la ditta di Rossitto non dispone di un cassone per il recupero delle salme. Ma c’è di più: un sms proveniente dal cellulare di Francesco Di Pietro sarebbe stato ricevuto dal telefonino della ragazza che lo aiutava nelle pulizie domestiche quando il pensionato era già sparito dalla circolazione:
”…Vi sono plurimi indizi che portano a ritenere che tale SMS – scrive in atti il Gip di Siracusa – pur provenendo dal cellulare di Di Pietro, sia stato creato ad arte per evitare che fosse riscontrata in tempi rapidi la sua insolita assenza…”.