La Corte Europea dei Diritti Umani ha confermato la responsabilità dello Stato italiano nella tragedia della Terra dei Fuochi. Cause, colpe e conseguenze di un disastro ambientale e sanitario senza precedenti.
L’area geografica tristemente nota come “Terra dei Fuochi” comprende le province di Napoli e Caserta. Si è… meritata questo appellativo non perché arde di passione, ma per l’abbandono incontrollato di rifiuti tossici e nocivi interrati con conseguente combustione e per la presenza di discariche illegali. Sono stati proprio questi roghi a ispirarne il nome.
Ma non è colpa del destino cinico e baro che si è abbattuto su questo territorio, una volta rinomato per la coltivazione di diverse varietà di pomodori, limoni, frutta e verdura come broccoli, cavoli e finocchi, oltre all’allevamento di bufale, da cui si produce la prelibata mozzarella esportata in tutto il mondo. Le colpe vanno ricercate nella squallida commistione tra criminalità organizzata, amministratori locali, politica nazionale ed aziende anche estere che pur di risparmiare sul processo di smaltimento dei rifiuti, dimostratesi acquiescenti a delegare il compito a delinquenti, sapendo che avrebbero procurato gravi danni alla salute. La mortalità, anche infantile, in queste zone ha percentuali altissime.
I dati epidemiologici tratti dal Registro Tumori Nazionale, evidenziano, che le province della Terra dei Fuochi hanno registrato il record negativo, a cui nessuno aspirava, della più bassa aspettativa di vita dei cittadini alla nascita (Istat) e la più elevata “mortalità evitabile”, che non è stata evitata per l’inerzia delle istituzioni. Ora, dopo tanti danni e morti, la Corte europea dei diritti umani (CEDU), con sede a Strasburgo, l’organo giurisdizionale volto ad assicurarne il rispetto da parte degli Stati contraenti, in seguito alle centinaia di ricorsi inviati da associazioni e semplici cittadini, ha sentenziato che chi doveva controllare non l’ha fatto. E’ arrivata l’ufficialità della legge a decretare una situazione che i cittadini hanno vissuto sulla propria pelle. La corte ha definito l’inquinamento “grave e mortale” e “imminente” il rischio di morte. I dati scientifici si conoscono da anni, ma si è continuato a voltare il capo dall’altra parte per non vedere ed agire.
Nel frattempo i “veleni” sono stati sotterrati senza risparmio e ad essere respirati dalle persone. La Corte ha rimarcato la carenza delle autorità italiane nel dare “una risposta di sistema, coordinata e completa” al disastro della “Terra dei Fuochi”. Oltre a distinguersi per l’immobilismo, la politica ha censurato le informazioni sul fenomeno che avrebbero potuto contenere la mortalità. Meno male che sulla carta siamo una democrazia, ma in questo caso una dittatura o autocrazia non avrebbe potuto far di meglio: tenere in un cassetto i dati sulla contaminazione ambientale e sulle malattie ad essa legate!
Infatti, ne è stato sempre negato l’accesso. Eppure già nel 1997, il pentito dei Casalesi (nota organizzazione camorristica del casertano) Carmine Schiavone rivelò che “entro 20 anni saremo tutti morti”. Ma gli “arcana imperii”, ossia i segreti del potere, erano già conosciuti dai nostri padri latini e da allora hanno continuato, imperterriti, a dominare. Quando il potere decide di non rivelare, lo fa senza appello ed il popolo deve sottostare alle sue decisioni a prescindere dalla forma di regime.
Questa sentenza è un riconoscimento per chi come Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, ha denunciato e combattuto il fenomeno, ricevendo in cambio solo minacce e calunnie. Tuttavia un velo di tristezza e desolazione pervade chi è provvisto ancora di un minimo di umanità. Non basta certo una sentenza o gli eventuali risarcimenti ai superstiti delle vittime, di cui si vocifera in questi giorni, a riparare il misfatto. E’ fondamentale stabilire, invece, se le istituzioni vogliono continuare a condurre un gioco “sporco”, come fatto finora o seguire il dettato costituzionale, a difesa dei diritti di cittadinanza!