Tempesta sul PD, ci si mette anche Roberti. Le accuse sono pesantissime

Come se già non bastasse la sconfitta elettorale alle Regionali, sul Partito Democratico si abbatte un nuovo caso sollevato dall’ex capo della Procura nazionale antimafia e oggi europarlamentare del medesimo partito.

Roma – La realtà per i democratici è dura, il Qatargate, Marocco-gate, brogli alle primarie e una scontata sconfitta nelle urne. Uno scandalo legato a presunte tangenti e corruzione di alto livello agita da tempo il Parlamento europeo, probabilmente il più grande nella storia delle istituzioni comunitarie. Ma soprattutto lo smacco per un partito, il Pd, che ha affrontato la competizione elettorale con la macchia di un europarlamentare, Andrea Cozzolino, messo agli arresti domiciliari, dopo una notte in carcere, con l’accusa di essere tra i protagonisti del giro di corruzione tra i governi di Marocco, Qatar e Parlamento europeo.

Andrea Cozzolino

Ovviamente, sono accuse tutte da dimostrare. Ma l’impatto mediatico è devastante. Insomma, un’altra mazzata contro il Pd che arriva anche da Franco Roberti, ex capo della Procura nazionale antimafia ed oggi europarlamentare del Pd, che in un’intervista squarcia il velo di ombre, affermando che “nel partito ci sono zone di opacità, c’è una questione morale da affrontare”. L’ex Pm, però sembra un fiume in piena, così è ancora più duro, ricordando gli anni dei Ds, dove “le tessere a Caserta erano gestite da affiliati ai casalesi”. Parole che pesano come un macigno sulla storia della sinistra.

Alle accuse, gravissime, lanciate da Roberti nessun big replica. Nessuno, da Boccia a Franceschini, contesta l’affondo dell’ex magistrato antimafia. Almeno fino adesso. Silenzio che conferma il momento buio dei dem. Per questi motivi Bonaccini guarda già oltre il voto, come se avesse già la ricetta in tasca, affermando che si dovrà velocemente costruire un nuovo gruppo dirigente e tornare di più sul territorio. Ormai questo è il motivo osannato in tutte le sedi. “Serve un nuovo gruppo dirigente, veniamo da troppi anni di sconfitte, ed è giusto cambiare. Serve una nuova squadra molto motivata” ripete il candidato emiliano.

Franco Roberti

Nei circoli del Partito Democratico, intanto, nel Lazio e in Lombardia si continua a votare per eleggere il nuovo segretario. O meglio, per ridurre a due candidati la corsa per succedere a Enrico Letta, che ha lasciato all’indomani delle elezioni perse malamente a settembre contro il centrodestra, aprendo un congresso costituente di cui, al momento, si è visto ben poco. Si è discusso tanto del voto online, della nuova formula per cui ai gazebo si arriverà con due soli candidati alle primarie, ma di discontinuità rispetto al passato sembra essercene ben poca, a parte il nuovo manifesto e alcune differenze procedurali. La vera novità, si fa per dire, è rappresentata dai nomi in campo, 4 in tutto: Paola De Micheli, Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Gianni Cuperlo.

La disputa tra i candidati appare chiara da tempo ed è tra il presidente dell’Emilia-Romagna e la sua ex vice, oggi deputata. Il dato, evidente già nella corsa degli ultimi mesi, viene confermato puntualmente dai numeri che arrivano dai circoli di tutta Italia, dove si è votato per decidere chi dei 4 andrà allo scontro a due nei gazebo a fine febbraio. Le percentuali sono indicative per capire non solo che sarà Bonaccini contro Schlein, ma con che equilibri di forze si presenteranno alle primarie. Per quanto questa fase sia aperta solamente agli iscritti al Pd che votano nei circoli e non, come succede ai gazebo, anche ai simpatizzanti.

L’ultima analisi di BiDiMedia, che tiene conto dei dati che arrivano dai circoli del Pd, stima Bonaccini in vantaggio, ma non di molto: il presidente dell’Emilia-Romagna è al 48,2%, seguito da Elly Schlein al 40,3%, Gianni Cuperlo al 7,1% e Paola De Micheli al 4,4%. La gara a due è confermata, con i rispettivi comitati che festeggiano la maggioranza relativa sia al Nord che al Sud. Si voterà nei circoli fino al 19 febbraio, ma è l’ultimo fine settimana del mese che vedrà il Partito Democratico scegliere il prossimo segretario. La partita delle primarie è, insomma, aperta da tempo, ma ha già stancato prima di concludersi.

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