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  • Melania La Colla
  • 07/03/2022

Teatro – Chi niente fu (non dirà niente)

La kermesse teatrale della compagnia Ragli altro non è che uno spettacolo politico e poetico dedicato alla solitudine. Due donne e un uomo isolati dal resto del mondo diventano i protagonisti di un racconto corale intimo e raffinato.

Roma – Allo Spazio Rossellini di Roma, polo culturale multidisciplinare della Regione Lazio gestito da ATCL, il 15 marzo 2022 alle ore 20.30, andrà in scena la Compagnia Ragli con CHI NIENTE FU (non dirà niente) di Giuseppe Pipino, con Dalila Cozzolino e la regia di Rosario Mastrota: uno spettacolo politico e poetico dedicato a tutte quelle esistenze desolate che acquistano voce e corpo, in un racconto corale intimo e raffinato.

Un palazzo senza intonaco, lontano dal centro di un piccolo paese del Sud e dalle vite che ne fanno parte. Un edificio composto da tre appartamenti, in ciascuno una vita silenziosa.

Carmela abita il primo appartamento. Non cammina mai scalza, indossa sempre tre paia di calzini. Ha paura di rovinarli, i suoi bei piedi. Sua madre glielo ripeteva sempre: “Attenta ai piedi!”. Avere i piedi costringe all’inerzia, alla solitudine, alla paura di fare passi verso la vita, per un’intera vita. Ma un giorno Carmela comincia a correre.

Per Marino, che abita il secondo appartamento, il mondo ormai è finito. Così sostiene davanti alla sua platea di bigodini, dove vorrebbe esibire la sua libertà mostruosa ma fallace. Perdere qualcuno è la fine del mondo. Esiliato dalla sua famiglia dopo uno scandalo legato alla “bestia di femminilità, Marino vorrebbe tornare nella sua vera casa, ma per strada nessuno gli parla, tutti lo guardano solo dopo il suo passaggio. E ridono un po’.

Elvezia vive nell’ultimo appartamento. Dal 6 maggio 1942, non vede l’altra parte del cielo, nella disperazione ammutolita davanti ai bombardamenti. Non vede più l’altra parte, solo una metà. I rumori allora si fanno più grandi, occorre dare loro un nome. Tutto quello che sta dall’altra parte, non ha forma, ma un nome sì. E un giorno Elvezia scopre il nome del rumore nel petto: vede l’amore.

Giuseppe Pipino ha scritto tre monologhi. Leggendoli uno dopo l’altro abbiamo pensato a un’unica messa in scena. I tre personaggi sono distanti solo in parte: in tutti si scorge la condizione di atopos, senza luogo e fuori luogo. Letteratura, filosofia e psicoanalisi e la drammaturgia contemporanea hanno lasciato una lunga bibliografia su chi vive “ai margini”, sui cosiddetti “anormali”, e sulla società “liquida” attuale.

Questo lavoro prova a immaginare cosa fa nella sua solitudine chi è stato lasciato completamente solo. Si vuole provare a entrare nelle stanze di questi personaggi senza fare rumore. Troviamo allora due donne e un uomo allontanati da tutti che suonano come “affollate solitudini”.

Abbiamo offerto un luogo a questi atopos, il palcoscenico: inquilini di un unico palazzo che sembra via via perdere i contornidelle mura domestiche e diventa un posto in cui l’invisibile si mostra, si ribella. Un limbo desolato, che inizia ad aprirsi, ospitando ricordi e pensieri che da cristalli congelati si trasformano in respiri, voci, danze. In scena un’unica attrice.

L’interno di Spazio Rossellini

Lo spettacolo è stato selezionato per LAZIOinscena, l’avviso che ha scelto tre proposte di spettacolo dal vivo e di animazione culturale formulate da artisti e compagnie professionali aventi sede nella Regione Lazio. 

Spazio Rossellini è il polo culturale multidisciplinare della Regione Lazio, gestito da ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio, che offre un programma, rivolto a spettatori di tutte le età, che comprende tutte le arti performative dal vivo, progetti di residenza artistica, con una particolare predilezione alla promozione degli artisti del territorio regionale. La cura artistica progettuale è di Katia Caselli.

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