La donna si sarebbe difesa dal suo assassino che forse aveva un complice. Una corsa notturna finita nella discarica vicino al cimitero del paese. Chi è salito a bordo del Siena 22 a quell’ora della notte? Le indagini, ancora una volta, sono finite in un vicolo cieco. Nessuno dei sospettati aveva il Dna compatibile con le tracce di materiale biologico repertate nelle unghie della vittima.
Castellina in Chianti – La svolta nelle indagini sulla morte di Alessandra Vanni, 29 anni, la tassista strangolata in auto la notte fra l’8 e il 9 agosto 1997, non c’è stata. Il fascicolo era stato riaperto mesi addietro dal Procuratore di Siena, Nicola Marini, per omicidio aggravato e rapina tant’è che erano finiti sul registro degli indagati due uomini. La vittima si era difesa durante l’aggressione e tra l’unghia ed il letto ungueale erano stati repertati brandelli di pelle. Il Dna del materiale biologico è stato confrontato con quello dei due indagati e l’esame ha dato esito negativo.
Dunque al Procuratore Marini, che ha assicurato di mantenere alta l’attenzione sul caso insoluto, non è rimasto altro che chiedere l’archiviazione al Gip senese. Alessandra Vanni era stata una delle prime taxi-driver donne d’Italia. In effetti la giovane lavorava nel centralino della cooperativa di taxi corrente nella città del Palio ma si era messa in testa di fare l’autista e spesso utilizzava l’Alfa 155 bianca dello zio Onorio per farsi qualche corsa.
Cosi come aveva fatto dal pomeriggio prima di morire approfittando dell’assenza del congiunto che si trovava all’estero per seguire un gran premio automobilistico. Alessandra, separata da un anno da Stefano, meccanico, con il quale era rimasta in buoni rapporti, aveva lavorato dalle 14 alle 21 presso il centralino dei radio-taxi ma alle 22, dopo la cena con i suoi genitori, decideva stranamente di salire a bordo del “Siena 22” dello zio per farsi qualche extra.
La donna si dirigeva in piazza Matteotti. Poi si sarebbe diretta alla stazione dove avrebbe portato alcuni militari sino alla caserma dei paracadutisti. Alle 23.07 avrebbe accompagnato due studenti in piazza Gramsci mentre alle 23.18 l’avrebbero vista nuovamente in piazza dove parlava con due colleghi. Alle 23.25 Alessandra azzerava il tassametro e impostava la tariffa 2, ovvero quella dei tragitti extraurbani.
Alcuni testimoni, poi escussi durante le indagini, sostenevano di aver visto “Siena 22” a Quercegrossa, alla periferia Siena. L’auto avrebbe imboccato un vicolo per poi fare manovra davanti ad un bar. Dopo pochi minuti i clienti del locale rivedono il taxi che gira, si ferma ancora, come se stesse cercando qualcuno. Alcuni testi giurano di aver notato due uomini, seduti dietro Alessandra. Poi il taxi sparisce. L’avvistamento successivo è quello in frazione Fonterutoli di Castellina: un uomo vede una persona uscire da un taxi bianco, parcheggiato davanti al capannone di un fabbro, e risalire velocemente sul sedile anteriore.
Poco dopo la mezzanotte due persone vedono il taxi passare e sterzare deciso in quella stradina sterrata che porta alla discarica di Castellina in Chianti, nelle vicinanze del cimitero, dove un passante ritroverà il cadavere di Alessandra con la testa riversa sul lato destro del sedile. Il tassametro verrà ritrovato acceso e fermo sulla cifra di 55.200 lire, a mezzanotte e nove minuti, dopo 40 minuti di corsa.
Dati che confermerebbero tutte le testimonianze. La vittima è stata strangolata con un cordino. Lo stesso che l’assassino avrebbe utilizzato per legarle le mani dietro allo schienale facendo un nodo che ricorda quelli praticati dai marinai. Quella messinscena inspiegabile, probabilmente orchestrata dopo la morte di Alessandra, è strana e senza senso. Forse un depistaggio. La tassista non è stata violentata né malmenata. Ma Alessandra si è difesa e bene, graffiando il suo sicario. Sotto le unghie della vittima, infatti, si ritroveranno tracce di pelle. Sparita anche la sua borsa contente circa 150mila lire.
Qualcuno ha voluto far credere ad una rapina? La Scientifica reperterà anche un bulbo pilifero non appartenente ad Alessandra e a nessuno dei 7 sospettati che verranno indagati negli anni. Nella rete degli investigatori cadrà anche un tale, Stefano Nicolino Mohamed, detto Steve, piuttosto conosciuto in zona, amico e cliente della giovane tassinara. Nel 2013 veniva riesumato il suo cadavere ma il Dna non risulterà compatibile con quello della vittima. E’ l’indagine si arena ancora. Come altre volte. Che cosa aveva visto Alessandra di tanto compromettente da costarle la vita?