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Femminicidio o malore fulminante?

Questione di ore e se ne potrà sapere di più sul decesso di Debora Pagano, commessa di Macchia di Giarre e madre di un bambina. Il marito avrebbe allertato i soccorsi dopo due giorni dalla morte della vittima. Indagato per omicidio volontario l’uomo si professa innocente.

Giarre Giovane commessa ritrovata cadavere nel bagno di casa, il marito allerta i soccorsi dopo due giorni e finisce indagato. La donna sarebbe morta due giorni prima del ritrovamento da parte dei carabinieri che sarebbero giunti presso l’abitazione della donna dietro segnalazione dei soccorritori del 118, questi ultimi allertati dal marito ormai troppo tardi.

Debora Pagano e Leonardo Fresta con la figlioletta dietro la torta raffigurante “Il Padrino”

I militari della stazione di Giarre e del Comando provinciale di Catania, il 10 luglio scorso, avrebbero rinvenuto il corpo senza vita di Catena Pagano detta Debora, 32 anni, originaria di Letojanni e mamma di una figlia, commessa in un negozio di Taormina, riverso sul pavimento del bagno di casa, in via Principessa Mafalda, civico 33, a Macchia di Giarre, frazione dell’omonimo comune etneo.

Sul posto si sono recati il Ris di Messina ed il medico legale Giuseppe Ragazzi che, ad una prima ricognizione cadaverica, avrebbe riscontrato alcune ecchimosi sparse sul corpo. Dunque Debora non sarebbe deceduta per un malore improvviso, come avrebbe sostenuto il marito, ma per una presunta aggressione dagli esiti fatali.

Dopo le prime indagini ed i relativi riscontri indiziari i carabinieri, coordinati dalla Procura etnea, ponevano in stato di fermo Leonardo Fresta, 40 anni, pregiudicato per reati contro il patrimonio e attualmente sotto processo per associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione antimafiaCaos” contro il clan Brunetto.

Durante l’interrogatorio di convalida del fermo svoltosi con grossi problemi per via del Covid presso il carcere etneo, alla presenza del Pm Fabio Platania, del procuratore aggiunto Fabio Scavone e del difensore avvocato Salvo La Rosa, l’indagato avrebbe raccontato di essere rientrato a casa nella serata dell’8 luglio e di aver trovato la moglie che stava molto male forse per l’asma di cui soffriva.

La donna, dopo essersi lamentata, sarebbe spirata. Di tutto questo però Fresta non si sarebbe reso conto e in stato di shock sarebbe rimasto accanto alla salma, per due giorni, senza sapere che cosa fare pur tentando di aiutare la moglie non si sa come.

Solo dopo 48 ore l’uomo si sarebbe deciso a chiamare il servizio pubblico di emergenza ma per la giovane mamma non c’era più nulla da fare: “…Il mio assistito è rimasto due giorni sotto shock, senza riuscire a capire che cosa fosse successo e neppure lui sa spiegare bene il parchè – afferma l’avvocato La Rosa – per quello che ci risulta la famiglia non aveva problemi e nessun contrasto c’era stato tra i due coniugi, che vivevano una relazione tranquilla…”.

L’abitazione di via Principessa Mafalda 33 a Macchia di Giarre dove la commessa è stata trovata cadavere

La figlia della coppia, di 7 anni, non sarebbe stata in casa nel momento della tragedia perché ospite dei nonni materni a Letojanni, dunque i congiunti dovranno spiegare alla bambina che cosa è accaduto a mamma e papà. Dopo l’interrogatorio di Fresta, durante il quale non sarebbero mancate contraddizioni e incongruenze, scattava il fermo di polizia giudiziaria con l’accusa di omicidio volontario, poi convalidato dal Gip etneo.

La Procura di Catania ha poi disposto l’autopsia, eseguita il 13 luglio presso l’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania (a cui hanno partecipato un perito nominato dalla famiglia e il medico legale Giovanni Crisafulli) a seguito della quale si potrà sapere se quelle ecchimosi sparse in diverse parti del corpo sono state o meno la causa della morte di Debora. Il grave fatto di sangue ha avuto una vasta eco anche nel paese di origine della vittima:

Alessandro Costa, sindaco di Letojanni, il paese dove era nata la vittima

”…La nostra comunità è scossa e arrabbiata – ha detto Alessandro Costa, sindaco di Letoianni – non ci sono parole per descrivere quanto accaduto. Non possiamo che registrare un senso di sconcerto e di forte amarezza per la morte di Debora. Siamo attoniti, questa notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno sulla nostra comunità. Esprimiamo tutta la vicinanza della Città di Letojanni alla famiglia di Debora…”.

Intanto le indagini proseguono a ritmo serrato e nel massimo riserbo degli investigatori i quali hanno sequestrato i telefoni cellulari della vittima e dell’indagato e stanno verificando le immagini registrate da alcune telecamere stradali. Fresta, sin da subito, si è dichiarato innocente e continua a ripetere di non aver ammazzato Debora. La famiglia della vittima è assistita dall’avvocato Angela Ruggeri.

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