ruben orozco fiume scultura

Stiamo annegando tutti, l’arte lancia l’allarme

In una struggente notte stellata a Bilbao le persone che passeggiavano nei pressi del fiume Nervion sono rimaste letteralmente a bocca aperta per lo stupore. Cos’è accaduto di tanto eclatante da lasciare i presenti esterrefatti?

Bilbao – Un’installazione artistica è stata trasportata in barca e poi calata nel fiume, per poi ricomparire di giorno all’improvviso sotto gli occhi dei passanti, totalmente all’oscuro del progetto. La scultura rappresentava una giovane ragazza, emergeva lentamente, complice il basso livello delle acque del fiume.

Ruben Orozco, artista, iperrealismo
Ruben Orozco nel suo studio

Oltre allo stupore generato, l’evento ha suscitato anche inquietudine. L’opera, ideata e creata dall’artista iperrealista di origini messicane Ruben Orozco, è stata intitolata Bihar, che in lingua basca significa “domani“. Nonostante le apparenze inquietanti della creazione, l’intento dell’autore è nobile. Bihar vuole sensibilizzare e incentivare il dibattito pubblico sulla sostenibilità, in un periodo in cui la natura sembra essere giunta ad un punto di non ritorno.

L’artista ha voluto stimolare la consapevolezza sulle conseguenze delle nostre azioni. Secondo lo stesso autore, queste “…Possono affondarci o tenerci a galla, allo stesso modo in cui la statua oscilla sul livello dell’acqua…”.

Bihar, fiume, statua, Ruben Orozco

Dal punto di vista tecnico l’opera è composta in fibra di vetro, pesa 120 kg ed è continuamente sommersa e scoperta in relazione al livello della marea. Quasi a rappresentare la pericolosa danza del genere umano che continua a scommettere su modelli di vita non sostenibili. Una simile creazione ha suscitato sentimenti contrastanti sia tra i critici d’arte che tra i comuni passanti.

Diverse persone hanno addirittura dichiarato di avvertire uno stress insopportabile che ha lentamente lasciato il posto ad una tristezza inconsolabile. Dunque l’idea alla base dell’opera funziona. La speranza è che l’umanità tutta non rimanga in balia delle onde, che possa sconfiggere quella perenne sensazione di annegamento. Le persone hanno il diritto e il dovere di non divenire vittime inermi e inerti del cambiamento climatico.

L’opera ci ricorda in maniera incisiva che abbiamo poco tempo per scegliere tra annegare o riemergere. Ben vengano le manifestazioni artistiche che possano aiutarci a riflettere sui danni che stiamo causando all’ambiente.

Fatti, non pugnette!

Questa maggiore consapevolezza andrebbe accompagnata da una nostra ulteriore attenzione alle decisioni delle istituzioni politiche deputate. In tempo di Pnrr c’è bisogno di un controllo ferreo sul fiume di soldi che sarà investito nella transizione ecologica e nella rinascita dopo la pandemia. È a rischio la nostra stessa sopravvivenza.

Fatti, non pugnette, come diceva il cabarettista romagnolo Paolo Cevoli quando interpretava un improbabile assessore alle Attività varie ed eventuali, Palmiro Cangini. Lo slogan è attualissimo e non necessita di spiegazioni. Spesso le verità più crude si dicono nascondendole dietro un sorriso.

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