Arrivano già positivi al CoVid-19 dai loro paesi e quando sbarcano da noi costituiscono un pericolo in più. Le popolazioni rivierasche minacciano sommosse e proteste mentre la Procura della Repubblica di Ragusa, per prima, ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa e omissioni d’atti d’ufficio.
La Procura della Repubblica di Ragusa ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per i reati di epidemia colposa e omissione di atti d’ufficio. L’obiettivo è scovare la falla che ha consentito l’arrivo all’hotspot di Pozzallo di un migrante egiziano di 15 anni risultato positivo al CoVid-19.
Il giovane è stato trasferito, insieme con altri 49 migranti, in provincia di Ragusa da Porto Empedocle. Fanno parte del gruppo di 67 stranieri arrivati lo scorso 7 aprile a Lampedusa in uno dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, a bordo di un barcone partito da Sabrata, in Libia. Una volta entrati nell’hotspot di Pozzallo, i migranti sono stati sottoposti a controllo: il 15enne egiziano aveva la congiuntivite e 38 di febbre. È stato immediatamente effettuato il tampone che ha dato esito positivo.
In attesa di conoscere i risultati dei tamponi a cui saranno sottoposti gli altri migranti, adesso in quarantena, e gli operatori del centro di prima accoglienza, i cittadini si sono scatenati sul web. Hanno minacciato di seguire l’esempio dei residenti di Lampedusa che alcuni giorni fa, nonostante le misure anticontagio, sono andati a protestare sotto l’ufficio del sindaco del comune agrigentino.
Anche in questo caso la preoccupazione si è trasformata in rabbia, con insulti gratuiti e ingiustificati nei confronti di un ragazzo di 15 anni colpevole, secondo molti, di essere un untore, e del sindaco. Tanti non hanno lesinato anche minacce e parolacce. È pacifico, in ogni caso, che qualcosa non ha funzionato nella macchina dell’accoglienza. Chi aveva il compito di effettuare i controlli sanitari lo ha fatto con superficialità? Qualcuno si è accorto che il ragazzo stava male, ma ha omesso di certificarlo? Lo sospetta fortemente il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che parla di tradimento e sgambetto imperdonabile per una città che in termini di accoglienza ha dato sempre tanto al Paese.
“Ogni migrante nel trasferimento da una sede a un’altra” spiega il primo cittadino della città del ragusano “è accompagnato sempre da una certificazione medica redatta da un sanitario nel luogo di provenienza che attesta le condizioni psicofisiche e le eventuali patologie. Per quello che ci risulta, nessuna patologia degna di nota è stata comunicata alle autorità preposte, segno che, secondo i sanitari del posto di provenienza, tutto era nella norma”.
Possibile che il ragazzo si sia ammalato durante il trasferimento da Agrigento a Ragusa? Un’ipotesi a cui il sindaco, che di professione fa il medico, non crede: “Mi pare strano” dice “che questi sintomi si siano potuti sviluppare nel giro di poche ore”. Ammatuna, protagonista in passato di dure battaglie contro l’allora ministro dell’Intero Matteo Salvini, ha sempre manifestato la volontà di accogliere i migranti, ma stavolta aveva detto no.
Anche se sono scelte che non competono a un sindaco, il primo cittadino di Pozzallo si era prima detto contrario allo sbarco dell’Alan Kurdi e poi al trasferimento dei 50 migranti sbarcati a Lampedusa. Preso atto della decisione del ministero, aveva chiesto almeno delle garanzie sui controlli sanitari. Su questo tema, però, c’è chi la pensa diversamente, sostenendo che, nella qualità di massima autorità sanitaria, si sarebbe potuto opporre al trasferimento.
“È innegabile” spiega ancora il sindaco, che per tranquillizzare i suoi concittadini assicura il totale isolamento dell’hotspot dal resto della città “che questo incidente farà inceppare la macchina dell’accoglienza. Avremmo potuto ancora aiutare Porto Empedocle ospitando gli ultimi migranti sbarcati nelle scorse ore, ma adesso tutto si complica”.
L’episodio registrato a Pozzallo apre una riflessione doverosa sul fenomeno degli sbarchi. Che senso ha emanare un decreto che chiude i porti (che definisce l’Italia un luogo non sicuro dove approdare), se poi si susseguono senza sosta gli sbarchi fantasma? L’ultimo, in ordine di tempo, si è registrato nella notte tra venerdì e sabato, con 79 persone a bordo di un barcone di legno, recuperate al largo di Lampedusa e scortate dalla guardia costiera a Porto Empedocle. Nessun decreto, come d’altronde accaduto anche nel recente passato, fermerà le partenze dalla Libia e dalla Tunisia, favorite anche dal mare piatto di questi giorni.
L’interrogativo da porsi è se, per la tutela della salute dei cittadini, sia più sicuro ammettere gli approdi nei porti italiani per provvedere così a tutti i controlli sanitari, o continuare ad assistere ai flussi incontrollati generati dagli sbarchi fantasma, girandosi dall’altro lato. Non è più pericoloso? Dove vanno quelli che sbarcano clandestinamente? Una soluzione, in tal senso, l’ha prospettata il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. Preoccupato da una possibile ripresa massiccia degli sbarchi autonomi, ha proposto di predisporre davanti a Lampedusa una nave alla fonda, sulla quale far trascorrere ai migranti la quarantena.
L’idea è stata rilanciata anche dal governatore siciliano, Nello Musumeci, secondo cui sarebbe auspicabile l’impiego di una nave ormeggiata in rada in cui trattenere i migranti per la quarantena, prima di essere ricollocati nei Paesi membri dell’Unione europea. Un’idea, questa, che trova d’accordo anche il sindaco di Pozzallo. Che sia la soluzione più idonea?