La bambina sparita il 23 marzo 1990 nel quartiere Cep: la famiglia non si arrende. Il legale: “Ci sono state attività d’indagine negli ultimi mesi, ma serve segretezza”.
Palermo – Occhioni neri, capelli castani a caschetto, una tutina azzurra con Topolino. Santina Renda aveva quasi sette anni quando, il 23 marzo 1990, svanì nel nulla da via Pietro Dell’Aquila, nel cuore del Cep, a Palermo. Oggi ne avrebbe 41, ma per la sua famiglia, il quartiere e la città è rimasta quella bambina immortalata in una foto che ha fermato il tempo. Trentacinque anni dopo, il mistero della sua scomparsa resta un buco nero nella storia siciliana, ma l’avvocato Luigi Ferrandino, legale dei Renda, riaccende una fiammella di speranza: “La Procura non ha archiviato il caso. Il pm vuole tenere viva questa vicenda”.
Era un freddo pomeriggio di primavera, un venerdì qualunque spezzato da un grido: “Dov’è Santina?”. La piccola giocava con la sorellina Francesca e altri bambini del quartiere quando, alle 16, di lei si perse ogni traccia. Un’auto di grossa cilindrata, un uomo e una donna a bordo: queste le voci che iniziarono a circolare tra i vicoli del Cep. Il quartiere si mobilitò, poi la città intera. Manifesti con il volto di Santina tappezzarono Palermo e oltre, mentre “Chi l’ha visto?” portava il caso nelle case degli italiani. Ma ogni avvistamento si rivelava un’illusione, ogni pista un miraggio, spesso alimentato da mitomani.

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La Palermo del 1990, già segnata da mafia e crisi, si aggrappò alla speranza di ritrovare la sua bambina. Le ricerche setacciarono campagne e pozzi, i sospetti sfiorarono persino un cugino problematico, “lo scemo del quartiere”. Due anni dopo, un’altra tragedia: Maurizio Renda, cuginetto di Santina, fu trovato morto in un pozzo a Borgo Nuovo, strangolato con un fil di ferro. Coincidenze? Ipotesi? Il caso restò avvolto nel silenzio, rotto solo da falsi allarmi, come quello del 2023, quando una donna dalla Germania si disse convinta di essere Santina. Il test del Dna, confrontato con quello della madre Enza Scurato, smentì tutto: “Una mitomane”, taglia corto Ferrandino.
Oggi, a 35 anni dal quel giorno, il legale della famiglia Renda offre un aggiornamento: “Il pm è sensibile, non vuole chiudere. Ci sono state attività d’indagine negli ultimi mesi, ma serve segretezza”. Ferrandino annuncia un incontro imminente con il pubblico ministero e i familiari per coordinare nuovi passi investigativi. Tra le piste esplorate, anche un possibile collegamento con un altro caso del Cep: il rapimento e le sevizie su un bambino, due anni prima, nello stesso quartiere. “Abbiamo approfondito, ma non posso dire di più”, aggiunge l’avvocato. Intanto, la sorella Francesca, che all’epoca vide “due persone prendere Santina e caricarla in auto”, resta un tassello fragile: troppo piccola per un identikit preciso, ma con una lucidità sorprendente.
Nel 2023, grazie alla Missing Angels Org negli Stati Uniti, è stata realizzata un’Age Progression: un’immagine computerizzata di come Santina potrebbe apparire oggi, a 41 anni. “Non serve un aggiornamento, due anni non cambiano molto”, spiega Ferrandino. Quel volto digitale è l’unico spiraglio su una donna che forse esiste ancora, da qualche parte. Ma il rischio è che il caso sprofondi di nuovo nel torpore. “Se la stampa non ne parla, la speranza si spegne”, avverte il legale, deciso a tenere alta l’attenzione. Che poi conclude: “Finché c’è un pm che ci crede, Santina non è solo un ricordo”.