Il conduttore ha poi invertito la rotta rendendosi conto che la gravissima situazione non permette lo svolgimento tradizionale dell'evento canoro e che pertanto anche il festival deve osservare la legge.
Sanremo – La Terra dei Cachi, titola un’indimenticabile canzone di Elio e le Storie Tese, presentata anni fa al Festival di Sanremo. Un testo straordinariamente attuale, vista la bagarre di questi giorni sulla questione, appunto, Festival della Canzone Italiana 2021.
L’anno è particolare, lo sapevano dall’inizio organizzatori e conduttori: la pandemia ha costretto alla chiusura forzata teatri e cinema, inevitabile dunque che anche Sanremo ne fosse penalizzato.
Se di penalizzazione si può parlare, considerando che il Festival resta pur sempre un evento mediatico trasmesso da Rai1 e seguito da milioni di spettatori. Eppure impazza la polemica, con problemi degni di chi non è stato toccato nel portafoglio e nella qualità della vita. Beati loro, beato lui.
Sono state posticipate le Olimpiadi di Tokyo, il carnevale di Rio, gli Europei di Calcio, ma Sanremo gode di un trattamento di favore? Oppure il motivo è perché siamo la Terra dei Cachi?
Troviamo dunque Amadeus che, come un Renzi qualsiasi, fa i capricci sulla scelta del pubblico: niente figuranti, si esige pubblico pagante.
Il signor Amadeus dovrebbe sapere che l’Ariston è un teatro e che c’è un decreto ben preciso che ne proibisce l’apertura a determinate condizioni. Forse la regola non si applica “perché Sanremo è Sanremo?”.
Un po’ come dire “io so’ io e voi non siete un c***o”, parafrasando Alberto Sordi ne “Il Marchese del Grillo”.
Da regolamento, il pubblico nemmeno dovrebbe essere presente in sala, parlare dunque di figuranti è già un’enorme concessione.
Ma il conduttore, spalleggiato da Fiorello, si opponeva. È il mercato, il pubblico deve sborsare denaro frusciante. L’insurrezione di cinema e teatri era inevitabile: “Se si fa Sanremo siamo pronti a riaprire”, tuonano i lavoratori del settore Arte e Spettacolo, chiedendo parità di trattamento.
A seguito dei secchi “no” alle proprie richieste, Amadeus si era detto pronto a lasciare, salvo ritrattare qualche giorno dopo. C’era da aspettarselo, chi rinuncerebbe a 700mila euro per leggere qualche frasetta scritta sul gobbo per 5 serate?
Una sommetta niente male, in barba ai musicisti dell’orchestra con contratti da precari, agli operatori e ai comuni mortali. Quant’è bello il servizio pubblico quando paga Pantalone.
A gelare definitivamente i capricci di Amadeus, oltre che i vertici di Rai (è pur sempre un sottoposto, un prestatore d’opera o un professionista a contratto) è il ministro dei Beni Culturali e Turismo Dario Franceschini, che scrive su Twitter: “…Il teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro Speranza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile…”.
Dunque Sanremo si può fare ma senza pubblico, sia esso composto o meno da figuranti.
Il concetto viene ribadito in una lettera inviata da Roberto Speranza al coordinatore del Cts Agostino Miozzo, dopo le insistenze dei discografici sulle modalità di svolgimento del Festival 2021. Nel documento si rammentano le regole in vigore presenti nel Dpcm del 14 gennaio 2021: niente pubblico per gli spettacoli teatrali, come appunto è Sanremo.
Chi si ostina a paragonare la situazione sanremese allo svolgimento di programmi televisivi con pubblico in presenza, si metta l’anima in pace. Nelle Faq di Palazzo Chigi si legge chiaramente: “In quanto alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento ‘coreografico’ o comunque strettamente funzionale alla trasmissione”. E, soprattutto, gli show televisivi si svolgono nel rispetto delle norme anti-contagio.
Per quanto poco o nulla ci importi di Fiorello e Amadeus che pestano i piedi perché hanno rotto il loro giocattolo, resta il problema di ciò che comporterebbe un’eventuale mancata realizzazione del Festival per la città di Sanremo, come per operatori, sarti e per l’intera filiera di lavoratori che stanno dietro le quinte e che non percepiscono stipendi milionari.
Il sindaco della città, Alberto Biancheri, usa toni preoccupati a questo proposito. Con Il Festival che rischia di saltare e la prolungata chiusura del Casinò: “…Dopo un 2020 economicamente devastante, porterebbe un minor introito alle casse comunali da portare il civico consesso al default, richiedendo l’intervento prefettizio sulla gestione ordinaria…”.
Il primo cittadino aggiunge anche che “L’eventuale annullamento avrebbe gravi ripercussioni sugli alberghi, con molti già provati da un anno di crisi che sarebbero costretti a chiudere. Auspico che tutte le istituzioni affrontino con coscienza ogni problematica propedeutica al regolare svolgimento del Festival nel rispetto dei protocolli sanitari…”.
Insomma, non è il caso di annullare una manifestazione tanto importante per economia e impiego, non in questo momento e non per i capricci di un paio di conduttori. E ci sembra più che giusto.
Piuttosto, occorre offrire uno show in chiave diversa, come richiede la situazione. La Rai ha trasmesso al Comitato Tecnico Scientifico un documento che prevede la completa riorganizzazione del Festival, in modo che vengano rispettate tutte le norme di sicurezza. Le nuove linee guida saranno discusse in settimana.
Ciò che preoccupa maggiormente il Cts sarebbe soprattutto la quantità di turisti che si riverserebbero nella città ligure e il rischio di assembramenti, non tanto all’Ariston, quanto piuttosto fuori del teatro, tra giornalisti, curiosi e fan.
In questi tempi è richiesta sobrietà e sarà meglio abituarsi all’idea di un Festival alternativo.
Dunque, per il bene degli alberghi e di tutti i lavoratori, cerchiamo di comportarci in modo consono. Verranno tempi migliori, in cui torneremo ad accalcarci per avere un autografo del nostro cantante preferito. Ma non quest’anno. Con buona pace di Amadeus.
Ti potrebbe interessare anche —->>
CRISI – FAMIGLIE RIDOTTE ALL’ACCATTONAGGIO. LA POVERTA’ HA SUBITO UN’IMPENNATA PREOCCUPANTE.