Il rodaggio ci vuole per una macchina complessa come quella statale. A metà marzo però potremo esprimere un primo parere sul governo Draghi. I tecnici non dovrebbero perdere tempo per "aggiustare" un guasto. Sennò si chiamano politici.
Roma – L’Italia sta soffocando sotto il profilo sanitario ed economico ma si continua a prestare attenzione ai sondaggi ed al gradimento dei partiti. Come se fossimo seduti al bar dello sport. Purtroppo dopo un anno di emergenza la strada è ancora più in salita e la sofferenza è tangibile fra la popolazione.
Siamo tutti stanchi. Stanchi soprattutto di subire l’inefficienza istituzionale di casa nostra e di quella europea oltre alle angherie dei Paesi più furbi come la Germania, che ha pensato bene di acquistare milioni di vaccini già prima di Natale.
Siamo stanchi di aprire e chiudere, di colori, di promesse e di progetti che non si realizzano. Di contro siamo anche consapevoli che ci aspetta qualche altro sacrificio ma questa storia del tira e molla non potrà durare in eterno.
Ci vogliono i vaccini, punto. Adesso, non domani. Perché più passano i giorni, più la situazione peggiora e di stare di nuovo a casa per mesi non se ne parla nemmeno.
Invece a Roma si continua a parlare, ancora, di poltrone, di percentuali di consenso e di esclusi dai posti di prestigio dentro i palazzi che contano. Ad una decina di giorni dall’insediamento della nuova maggioranza la fiducia nel premier Mario Draghi e nei suoi plenipotenziari rimane ai “massimi livelli”, attestandosi rispettivamente al 62% e al 69%.
Mentre per quanto riguarda i partiti la Lega è stabile nel suo 23%, Fratelli d’Italia si attesta al 17,2% superando i Pentastellati che raggiungono il 15,4% con un 0,9% in meno a cui segue il Pd che si mantiene al secondo posto con il 19%. Forza Italia con il 7,6% arretra del 2,6%, seguita da Iv con il 2,9%, Azione e +Europa appaiati al 2,3%.
Non tutti hanno compreso che dall’anno scorso è cambiato il mondo. E siamo pure fortunati se possiamo raccontarlo. Altri se ne sono andati nel regno dei più e si sono risparmiati ulteriori sofferenze. Ma si sa la politica ha i suoi tempi, anche se rappresenta un limite straordinario non avvertire il mutamento sociale e le allarmanti esigenze dei cittadini.
Al posto di fare fronte comune e rimboccarsi le maniche anche in casa Pd c’è il macello più assoluto. Le ex sottosegretarie non riconfermate, Sandra Zampa (Salute) e Alessia Morani (Mise), accusano Nicola Zingaretti di incapacità e per l’assoluta mancanza di stile del segretario, che non si sarebbe degnato nemmeno di telefonare alle due donne per motivare l’esclusione. Un’esclusione che avrebbe provocato la perdita di “un ruolo strategico”, che si tratti della Sanità o, appunto, del Mise ha poca importanza. Capirai.
Un modo come un altro per definire la propria incomprensibile bocciatura, che si traduce nella perdita di potere e di visibilità. Un lutto difficile da metabolizzare proprio per la perdita della “strategia del ruolo”, che depotenzierebbe il loro già gravoso status parlamentare. Parole solo parole. La verità è che accettare di tornare indietro per dare spazio ad altri, forse più bravi, brucia.
Ma non basta. Dopo le donne anche gli uomini si lamentano per aver perduto lo scettro. E’ il caso di Antonio Misiani, già vice-ministro al Mef, e Matteo Mauri, sottosegretario all’Interno, che ancora non si capacitano del perché sono stati fatti fuori. Ma gli scontenti ci sono in tutti i partiti ma al posto di piagnucolare non potrebbero iniziare a lavorare, una volta tanto, per risalire la china?
Macché. Anche in casa 5 Stelle la buriana è ancora più forte: il benservito ad Alessio Villarosa, sottosegretario all’Economia nel Conte 1 e 2, ha provocato la dura reazione del parlamentare su Facebook:
“…Stamattina mi è arrivata la procedura di espulsione anche dal Movimento 5 Stelle nazionale dopo aver ricevuto venerdì quella dal gruppo parlamentare M5S – scrive Villarosa – escludermi da un ringraziamento cancellando il mio lavoro e i risultati portati a termine da dentro il governo in questi anni qualifica semplicemente chi lo ha fatto. Io volo alto come ho sempre fatto senza polemiche, non ne ho bisogno. Sono stato cacciato in 12 ore, probabilmente farò ricorso...”.
E che dire della sospensione dal Movimento della senatrice Barbara Lezzi? Insomma oltre la frutta mentre i più stanno facendo le valigie per aderire ad altri soggetti politici nel frattempo sorti per non disperdere, nel bene e nel male, quanto fatto (davvero poco) da deputati e sanatori ex Cinque Stelle che adesso dicono peste e corna di “Grillo & Compari“. Secondo tradizione.
Nei prossimi giorni ci sono importanti scadenze fiscali e la questione ancora insoluta del Recovery Plan. Molti di voi ricorderanno che il piano programmatico per accedere ai fondi previsti dal Recovery Fund doveva essere pronto entro ottobre scorso per poi tentare di avere i soldi nel marzo di quest’anno.
Siamo arrivati a marzo e il piano è ancora al di là da venire. Se tanto mi da tanto, i soldi “salva Italia” quando arriveranno? Aspettiamo un altro paio di settimane poi saremo già in grado di valutare se questo cavallo è in grado o meno di proseguire la corsa.
Considerando che i purosangue di valutano sull’allungo e non alla partenza. Su quest’ultima lasciamo perdere. Sull’allungo vedremo a breve.
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