I giorni passano e il Paese soffre, Migliaia di operai protestano davanti alle fabbriche che chiudono o che spostano le sedi operative all'estero. Avete accontentato parenti, amici e conoscenti, come si dice, adesso pensate agli italiani.
Roma – Ottimismo ce n’è tanto, pazienza un po’ meno. Anzi è proprio finita. Nel frattempo le organizzazioni criminali, in piena emergenza Covid-19, continuano i loro sporchi affari calibrando il proprio operato su quella che è stata colta come un’opportunità da sfruttare per spremere soldi.
Non più dunque armi, droga, rifiuti e tratta dei migranti ma appalti nella sanità, forniture di materiale di consumo, presidi farmaceutici, elettromedicali, ossigeno, trasporto infermi e racket del caro estinto. E qualche dubbio sovviene anche per quanto attiene il mercato parallelo dei vaccini le cui indagini in proposito chiariranno a breve se mafia e ‘ndrangheta si sono dati da fare anche in questo ghiotto settore.
Per non parlare poi dell’aumento dei casi di riciclaggio e reimpiego di denaro illecito. Così mentre i contagi non danno tregua, cosche e clan, in doppiopetto, invadono il territorio appropriandosi, in virtù del bisogno crescente, di ogni attività imprenditoriale disponibile “strappata” all’imprenditore ridotto sul lastrico per una manciata di euro.
Intanto proprio i vaccini scarseggiano nonostante l’impegno dichiarato del Presidente del Consiglio. Proclami e dichiarazioni di fuoco: e i risultati? Tutto tace, insomma, mentre l’economia langue e continuerà a soffrire fino a quando non saremo nelle condizioni di contrastare i contagi e di poter contare su iniziative istituzionali efficienti e concrete.
Nulla sino ad ora che dia la parvenza di un cambio di direzione. L’Italia ha bisogno di una vera leadership, pertanto Draghi parli con chiarezza e dia contezza ai cittadini italiani del suo operato. Di ciò che fa e intende fare. Adesso basta col silenzio mentre le varianti del virus ci rendono più preoccupati.
Basta anche con i numeri del Covid, che non servono a nulla. Più che di somme e sottrazioni spiegateci davvero come stanno le cose. Come fate i conteggi, come si arriva al cambio di colore e cosi via dicendo. Non metteteci più davanti al fatto compiuto.
Come avete fatto, per esempio, con i banchi a rotelle di quella certa Azzolina che dovrebbe rendere conto all’Erario per il suo misfatto e poi ai contribuenti considerando che i suoi ridicoli quanto inservibili giocattoli senza pedali sono finiti in soffitta mentre milioni di italiani crepano di fame.
Comunque, nonostante tutto, al risveglio di giovedì l’Italia s’è desta con le poltrone già occupate dai partiti e qualche tecnico d’area. Il Consiglio dei ministri, con qualche “stop and go”, ha dato il “via libera alla lista” dei vice ministri e dei sottosegretari. Sono in tutto 40, considerando Roberto Garofoli, già nominato alla Presidenza del Consiglio.
Incomprensibilmente, però, è rimasta lasciata vacante la delega allo Sport. Alla fine i sottosegretari del nuovo esecutivo saranno dunque 41. Dei 39, undici vanno ai Cinque Stelle, nove alla Lega, sei al Pd e a Forza Italia, 2 a Iv, uno a Leu, uno a Noi con l’Italia, uno a +Europa, uno a Centro democratico.
All’ex capo della Polizia Franco Gabrielli è stata affidata la delega ai Servizi segreti dunque il relativo sottosegretariato. La estenuante trattativa è andata avanti fino all’ultimo istante con qualche difficoltà infatti l’assise dei ministri, iniziata poco dopo le 18 di mercoledì scorso, è stata sospesa un quarto d’ora prima delle 20, per poi riprendere dopo una verifica con i leader.
A tarda notte la maggioranza ha trovato la “quadra sui nomi”. Il nodo della nomina del forzista Giorgio Mulé all’Editoria, avversata da Pd e M5S, è stato sciolto dirottando l’esponente azzurro al dicastero della Difesa. Del resto un giornalista alla difesa rappresenta proprio la ciliegina sulla torta a proposito di competenze professionali.
Quello su Mulè non è stato l’unico braccio di ferro perché a fare salire la tensione, tanto da portare ad una ulteriore sospensione del CdM, è stata anche l’indicazione della Lega, che aveva puntato l’indice sull’ex ministro Gian Marco Centinaio candidandolo al Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali).
Il nome dell’ex tour operator di Pavia, però, pare fosse sgradito al neo ministro Stefano Patuanelli dunque Centinaio dovrà accontentarsi di fare il sottosegretario. Altro nodo sciolto è stata la Difesa. Il ministro Lorenzo Guerini avrebbe sottolineato la necessità di disporre non di uno ma di due sottosegretari, indispensabili per il funzionamento della macchina del ministero in grigio-verde. Tanto paga Pantalone.
Infine è saltato fuori, finalmente, il listone con gli incarichi di sottogoverno che tutti (per tutti intendiamo palazzinari e plenipotenziari) attendevano. Le sorprese sono state davvero poche:
Deborah Bergamini e Simona Malpezzi (rapporti con il Parlamento); Dalila Nesci (Sud e coesione territoriale); Assuntela Messina (innovazione tecnologica e transizione digitale); Vincenzo Amendola (affari europei); Giuseppe Moles (informazione ed editoria); Bruno Tabacci (coordinamento della politica economica); Franco Gabrielli (sicurezza della Repubblica). Esteri e cooperazione internazionale: Marina Sereni – vice ministro; Manlio Di Stefano; Benedetto Della Vedova. Interno: Nicola Molteni, Ivan Scalfarotto, Carlo Sibilia. Giustizia: Anna Macina, Francesco Paolo Sisto. Difesa: Giorgio Mulè, Stefania Pucciarelli. Economia: Laura Castelli – vice ministro; Claudio Durigon, Maria Cecilia Guerra, Alessandra Sartore. Sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin – vice ministro, Alessandra Todde – vice ministro, Anna Ascani. Politiche agricole alimentari e forestali: Francesco Battistoni, Gian Marco Centinaio. Transizione ecologica: Ilaria Fontana, Vannia Gava. Infrastrutture e Trasporti: Teresa Bellanova – vice ministro, Alessandro Morelli – vice ministro, Giancarlo Cancelleri. Lavoro e politiche sociali: Rossella Accoto, Tiziana Nisini. Istruzione: Barbara Floridia, Rossano Sasso. Beni e attività culturali: Lucia Borgonzoni. Salute: Pierpaolo Sileri. Andrea Costa.
Abbiamo voluto elencarli tutti di nuovo i personaggi che decideranno le sorti di questo Paese anche se i nomi erano stati tempestivamente pubblicati dalle agenzie. Vogliamo che rimangano impressi nella nostra memoria, ricordandoci di loro ad ogni evento nefasto, per ogni mancata soluzione ai guai del momento, per ogni loro assenza in aula, per ogni loro abuso od omissione nei riguardi dei cittadini.
Diamo loro e a Draghi ancora qualche giorno di tempo per la doverosa organizzazione della complessa macchina dello Stato da cui in molti si attendono scintille. Noi che abbiamo i capelli bianchi ci attendiamo un pugno di iniziative concrete per salvarci dal virus e sbarcare il lunario.
Gli italiani non chiedono poi molto, li conosciamo bene. Tutto è pronto, palla al centro: Draghi a quando il fischio d’inizio?
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