Fra restrizioni e divieti sarà un Natale di "guerra" che ricorderemo a lungo. Ma potrà essere un'occasione proficua per assicurarci un futuro migliore con un ritorno graduale alla normalità grazie a vaccini e nuove cure.
Roma – Il prossimo Natale sarà blindato e controllato. Dislocate sull’intero territorio nazionale ingenti forze di polizia. Qualcosa come 70mila unità, fra carabinieri, poliziotti e finanzieri saranno addetti ai controlli per il rispetto delle norme di salvaguardia imposte dall’ultimo Dpcm e dal Decreto legge a firma del presidente della Repubblica del 2 dicembre scorso:
“… Controlli e verifiche verranno eseguiti con senso di equilibrio – dice il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – perché con i negozi aperti si deve salvaguardare un certo tipo di economia. Ma serve anche che i titolari pongano in essere le precauzioni necessarie per non fare entrare più persone nello stesso momento. Ci sarà un controllo discreto, non ci può essere una militarizzazione delle città mentre faremo ulteriori controlli, più incisivi, alle frontiere e negli aeroporti, per evitare il diffondersi della pandemia…”.
In effetti c’è da stare attenti perché abbiamo avuto l’esperienza dell’estate che non è stata affatto positiva e, peraltro, dobbiamo evitare assolutamente una terza ondata virale. Insomma sarà un Natale di “guerra” con tanti sacrifici ma che consentirà, di contro, maggiori opportunità per normalizzare il futuro.
Si continuerà con limitazioni alla mobilità personale anche tra Comuni oltre che tra Regioni. Questo, in effetti, è il maggiore sacrificio imposto nel periodo festivo. Una privazione necessaria che ci consentirà poi di affrontare l’anno nuovo in maggiore sicurezza. Ai prefetti l’onere di coordinare la riapertura delle scuole ed essere pronti a trovare le giuste modalità di intervento e sicurezza, per assicurare le lezioni in ragione del 75% in presenza.
Questo comporterà di predisporre, non si sa ancora con quali mezzi, l’uso dei trasporti pubblici che dovranno assicurare il distanziamento ed ogni ulteriore pericolo. Situazione che è una forzatura ed una scelta incosciente considerata la possibilità, quasi scontata, di un aumento dei contagi.
Insomma una manovra che appare, come altre, a dir poco spericolata ma che il presidente del Consiglio è fermamente intenzionato a portare avanti per non bloccare del tutto il Paese. Occorre, pertanto, impegno ed attenzione perché la strada verso la normalizzazione delle nostre esistenze è ancora lunga. Almeno fino a quando il piano vaccini non sarà operativo così come le cure monoclonali, che arriveranno con il nuovo anno. Almeno cosi si dice.
E’ chiaro che sarà un Natale diverso da tutti gli altri ma certamente più autentico. Il premier Conte pur comprendendo il delicatissimo momento che tutti gli italiani stanno vivendo ha spiegato, in sintesi, le norme più restrittive che prevedono, dal 21 dicembre al 6 gennaio, il blocco di tutti gli spostamenti da una regione all’altra, anche per raggiungere le seconde case.
In particolare nei giorni 25, 26 dicembre e 1 gennaio paletta rossa anche per gli spostamenti da un comune all’altro, così come su tutto il territorio nazionale resta il divieto di spostarsi dalle 22 alle 5 del mattino. Per Capodanno, invece, questo divieto sarà esteso dalle 22 alle 7 del mattino nonostante sia sempre consentito il rientro nel comune di residenza o dove si abita con continuità, per consentire il ricongiungimento delle coppie anche non conviventi.
Resta salva, e non poteva essere altrimenti, la possibilità di spostarsi per motivi di lavoro, salute e necessità con la solita autocertificazione. Comunque con il nuovo provvedimento entrato in vigore il 4 dicembre, fino al 6 gennaio i negozi saranno aperti fino alle 21 ma gli ingressi saranno contingentati ad opera dei gestori.
Un respiro per i commercianti che dovranno stare attenti a non creare assembramenti. Queste festività, non c’è dubbio, rimarranno nella nostra memoria a lungo ma non tutti i mali, ricordiamolo, vengono per nuocere. E noi vogliamo essere ottimisti, nonostante tutto.
Natale è anche tempo di scadenze importanti, infatti sul Recovery Fund si attende dal governo la decisione definitiva mentre slitta a febbraio il Recovery Plan che avrebbe dovuto essere già pronto. Sul fronte del Mes ancora barricate e pregiudizi. Andare avanti è un dovere civico, indipendentemente dai numeri parlamentari. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Non facciamo poi che a pagare è sempre Pantalone.
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