Per quasi due anni il nostro Paese verrà dilaniato da una guerra civile che si concluderà solo il 25 Aprile 1945 lasciando sul campo mezzo milione di morti e creando una "lacerazione politica" nel popolo italiano i cui effetti nefasti sono giunti sino ai giorni nostri.
Roma – L’8 Settembre 1943 è una data che resterà per sempre marchiata dall’infamia nella storia italiana. Il Gran Consiglio del Fascismo nella notte tra il 24 ed il 25 Luglio dello stesso anno aveva sfiduciato Benito Mussolini inducendo il Re Vittorio Emanuele III a sostituire il Duce con un uomo di sua fiducia, individuato nel Maresciallo Pietro Badoglio .
Pur cadendo il regime fascista l’Italia continuava la guerra al fianco della Germania ma segretamente i nostri diplomatici trattavano la pace con le Forze Alleate e il 3 Settembre veniva siglato l’armistizio a Cassibile, in provincia di Siracusa, che prevedeva però una clausola segreta in base alla quale sarebbe entrato in vigore esclusivamente dopo il suo annuncio pubblico.
Iniziava così un gioco al rimpiattino tra il Governo italiano che voleva ritardare questo annuncio e il comando alleato che invece voleva rendere noto l’accordo al più presto. Alla fine il generale americano Dwight David Eisenhower rompeva l’impasse e l’8 Settembre di settantasette anni fa, alle 17.30, trasmetteva il proclama in lingua inglese da Radio Algeri, seguito due ore dopo da Badoglio che annunciava la fine delle ostilità agli Italiani parlando dai microfoni dell’EIAR, che poi diventerà Rai.
Ed è in questo momento che assistiamo “alla morte della patria“: le autorità del “Bel Paese” sono completamente impreparate alla fine della guerra. Il nostro esercito in mancanza di ordini precisi si “sfalda” letteralmente abbandonato a sé stesso e le truppe tedesche ancora presenti nella penisola si impadroniscono facilmente di Roma e dell’Italia settentrionale.
Possiamo ricordare episodi eroici come quello della Divisione Acqui comandata dal generale Gandini che nell’isola di Cefalonia, in Grecia, rifiutava di arrendersi ai Tedeschi e da questi veniva ignobilmente massacrata per salvare il proprio onore e quello dell’Italia. Il Re, invece, fuggiva precipitosamente dalla Capitale con il suo governo in direzione di Brindisi in Puglia dove erano già sbarcati gli Alleati che avevano liberato il territorio dai nazifascisti.
Il nostro Paese, diviso tra Repubblica Sociale e Regno del Sud, verrà dilaniato per quasi due anni da una guerra civile che si concluderà solo il 25 Aprile 1945 lasciando sul campo mezzo milione di morti e soprattutto creando una “lacerazione politica” nel popolo italiano che ancora oggi fa’ sentire i suoi effetti e di cui ancora paghiamo purtroppo le conseguenze.
Alla fine la vittima più illustre della seconda guerra mondiale sarà proprio la monarchia italiana che, dopo la complicità con il fascismo e la firma delle leggi razziali nel 1938, pagherà a “caro prezzo” la gestione dilettantesca della resa senza condizioni con gli Alleati e la successiva fuga da Roma.
Il Referendum Istituzionale del 2 Giugno 1946 sancirà infatti la vittoria della Repubblica, costringendo il Re di Maggio Umberto II a recarsi in Portogallo nel dorato esilio di Cascais. I numeri dello spoglio non risultarono corretti in quasi tutta Italia, particolarmente nelle Regioni del Sud dove la monarchia, nonostante tutto, era ancora molto forte. Era appena nata l’Italia repubblicana.
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