Il governo è pronto per spingere sul piano vaccinale agendo con fermezza anche nei riguardi dell'Europa. Il piano Ristori è ancora lento mentre pare accantonato il Recovery Plan che, invece, dovrebbe avere precedenza assoluta.
Roma – Il primo atto di politica economica del Governo Draghi è un “comunicato legge”, del quale non si hanno ancora notizie sulle prossime scadenze. Intanto le spese fiscali non smettono di proliferare, alimentate recentemente dai decreti per l’emergenza Covid e dalla legge di Bilancio.
Infatti erano 533 nel 2020, 513 nel 2019 e 466 nel 2018. Vedremo quante saranno in questo anno che si preannuncia denso di avvenimenti. Intanto sottosegretari e i viceministri del governo Draghi hanno giurato. La cerimonia si è svolta a Palazzo Chigi alla presenza del premier che al termine della cerimonia ha rivolto un gesto di incoraggiamento alla squadra dell’esecutivo ormai al completo.
Sollevando le mani strette in un pugno Draghi ha augurato il buon lavoro ai suoi plenipotenziari che dovranno dare risposte concrete al Paese nel suo momento più buio dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Tutto è pronto per rimboccarsi le maniche e tentare di salvare l’Italia dal grave stato di sofferenza causato dall’epidemia e dalle ristrettezze economiche che non risentono solo del virus ma anche di una pesantissima pressione fiscale che non consente crescita né sviluppo.
Si dovrà iniziare, da subito, con il rendere effettivo, funzionale e meno burocratico il piano vaccinale che dovrebbe scattare come una molla per l’aprile prossimo e che dovrà mirare a proteggere il maggior numero di persone al giorno. Finalmente il commissario Domenico Arcuri è stato sostituito con il più quotato esperto di logistica delle forze armate, il generale Francesco Paolo Figliuolo.
Non ci sarà più un solo uomo al comando, com’era stato concepito il modello Arcuri, ma un lavoro condiviso in sinergia fra la struttura commissariale, la Difesa e la Protezione civile, struttura quest’ultima diretta dal nuovo responsabile Fabrizio Curcio, uno dei più grandi esperti in Italia nella gestione delle emergenze.
Intanto ieri il Governo si è già spaccato sul problema delle restrizioni per gli istituti scolastici, rinviando ad oggi, se non a domani, il varo dell’atteso Dpcm che è stato emanato prorogando gran parte delle precedenti misure dal 6 marzo al 6 aprile.
Il nuovo provvedimento giunge nel pieno della recrudescenza dell’epidemia che se terza ondata non è poco ci manca. A sentire i soliti esperti. Infatti ieri i nuovi contagi sono scesi a 13.114 dai 17.455 del giorno prima ma solo perché si sono fatti meno tamponi, tanto che il tasso di positività è balzato al 7,6% dal 6,8% di domenica scorsa.
La verità, secondo il ministro Speranza, è che la curva dei contagi sta risalendo in modo significativo e le prossime settimane non saranno facili se non la terremo a bada. L’allarme è legato alle varianti, come quella inglese e brasiliana e non solo, che ormai dilagano e forse sostituiranno la base virale tradizionale.
Non è detto però che le varianti siano più bellicose o più gravi ricordando anche che il virus più muta, più si indebolisce. Almeno cosi dovrebbe essere a sentire ancora gli scienziati.
Nel nuovo Dpcm è confermata la linea del rigore a partire da “chiusure e coprifuoco”. Anche se, epidemia permettendo, dal 27 marzo riapriranno nelle zone gialle cinema e teatri mentre rimarrà “illibato” il divieto di spostamento tra Regioni. L’Italia rimane a colori, stigma della pericolosità delle infezioni virali.
Già da ieri, infatti diverse parti d’Italia stanno sperimentando “l’arancione scuro” con lo stop alle lezioni in presenza a cui ieri si è unita anche la Lombardia che ha allargato le aree arancione scuro e chiuso le scuole (esclusi i nidi) in 50 Comuni tra Cremona, Mantova, Como, Pavia e parte dell’hinterland milanese.
Intanto si cominciano a fare pronostici per l’ingresso ufficiale di Giuseppe Conte nel M5S e degli altri partiti. Da un sondaggio Swg emerge che proprio i grillini, con il nuovo capo politico, guadagnerebbero 6,2 punti, arrivando al 22% delle preferenze. Un vero e proprio balzo in avanti rispetto alla rilevazione di sette giorni fa.
Tale spinta di reni fa perdere al Pd un bel 4,3% facendo piazzare il partito di Zingaretti a quota 14,2%. Peraltro con Conte leader del Movimento la Lega si troverebbe ruota con ruota al 22,3% (-1,1%) ed Fdi perderebbe quasi un punto (-0,9%), anche se il partito di Giorgia Meloni, con il 16,1%, supererebbe comunque i Dem.
Forza Italia scende al 6,1% con un -0,8% rispetto all’ultima rilevazione, mentre tutti gli altri partiti insieme si attesterebbero al 19,3% (+0,9). Secondo i dati dell’ennesimo sondaggio, l’ipotesi di un M5S guidato da Giuseppe Conte sembra trovare riscontro negli italiani.
E mentre procede l’opera di restyling all’interno dei Cinque Stelle con Beppe Grillo che sta ragionando sul reintegro di alcuni espulsi, non tutti i guai sono risolti. L’ex premier Conte, che Grillo vorrebbe a breve nuovo leader, si è messo subito al lavoro iniziando a studiare i fascicoli aperti, soprattutto quelli relativi a pendenze e contenziosi in atto. Da bravo avvocato.
L’ex presidente del Consiglio avrebbe chiesto a Grillo anche la garanzia di avere “mani libere” per poter pianificare meglio il lavoro ed agire, politicamente, con rapidità e in maniera snella.
Tra i tanti problemi da affrontare nei Cinque Stelle c’è quello di decidere che cosa fare della piattaforma Rousseau. Partiti, dunque, continuamente in affanno per i propri interessi. Azione governativa avanti adagio. Vaccini come l’Araba Fenice: che ci siano ognun lo dice, dove siano nessun lo sa.
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