Ancora una barca di soldi, per la terza volta, ma non servirà per ripartire. Silenzio assoluto sulla diminuzione della pressione fiscale e per la riduzione dell'Iva in particolare.
Roma – Pioggia di soldi in arrivo sino a fine anno. Previsto uno stanziamento di risorse pari a 1,95 miliardi di euro per il 2020. Via libera al Decreto Ristori Ter. Il CdM ha varato il decreto e ha definito il nuovo scostamento di bilancio da 8 miliardi di euro che poi sarà sottoposto all’autorizzazione del Parlamento.
Il Presidente della Repubblica ha anche firmato il Ddl di Bilancio. Il provvedimento è poi passato alla Camera. La manovra economica ha un testo di 229 articoli, vale 38 miliardi ed è per buona parte in deficit, senza contare che il governo intende adottare un ulteriore scostamento di bilancio per finanziare nuove misure di sostegno all’economia.
È la prima legge di bilancio che potrà beneficiare dei fondi europei del Recovery Fund che arriveranno a partire dalla primavera del 2021, ad essere ottimisti. La versione finale del disegno di legge, bollinato dalla Ragioneria dello Stato, include infatti un Fondo presso il Mef per anticipare i fondi del Recovery Fund europeo. La dotazione è di 34,775 miliardi per il 2021, 41,3 miliardi per il 2022 e 44,573 miliardi per il 2023: in totale nel triennio 120,648 miliardi.
Una cifra da far tremare i polsi economici dell’azienda Stato. Le risorse del Fondo sono versate su due appositi conti correnti infruttiferi aperti presso la tesoreria centrale dello Stato. Sul primo conto corrente denominato “Ministero dell’economia e delle finanze attuazione del Next Generation EU – Italia – Contributi a fondo perduto”, sono versate le risorse relative ai progetti finanziati mediante questo tipo di contributi, mentre sul secondo, denominato “Ministero dell’economia e delle finanze attuazione del Next Generation EU – Italia – Contributi a titolo di prestito”, sono versate le risorse relativi ai progetti finanziati mediante prestiti.
Si tratta, in effetti, di gestioni fuori bilancio. C’è bisogno di coesione nel nostro Paese, così Conte apre al dialogo con il centrodestra ma sulla manovra c’è parecchia insoddisfazione e nessuno vuole metterci la faccia. Allora in ragione della dichiarata disponibilità di Forza Italia il Premier invita questa forza politica al dialogo costruttivo sulla manovra e sullo scostamento di bilancio.
Nessun tentativo di allargamento della maggioranza, solo un confronto produttivo. In parole povere non c’è pericolo di rivedere la faccia sorridente del Cavaliere di Arcore, se è questo che qualcuno immaginava. In queste ore governo e maggioranza lavorano in vista del nuovo scostamento di bilancio per finanziare altre misure attingendo ancora dai debiti.
Il terzo decreto sui Ristori dovrebbe confluire in Parlamento nei precedenti decreti Ristori 1 e Bis che sono già in conversione. Conte ed i suoi ministri hanno valutato, comunque, nuove agevolazioni e misure a supporto delle difficoltà che stanno sopportando molte aziende italiane. In arrivo aiuti alle nuove zone rosse e arancioni.
E ancora sospensioni fiscali per imprese fino a 50 milioni di fatturato e perdite al 33%. Infatti le misure servono ad aiutare la ripresa dell’economia e riguardano anche gli affitti per i commercianti che sono un costo importante e gravoso per chi opera nelle aree più esposte alla crisi.
Giuseppe Conte ammette che è un momento complesso dal punto di vista economico e sociale. Complesso è un termine assai riduttivo perché la nostra economia è davvero al collasso mentre la microeconomia è già morta e sepolta da tempo. Tanto per dire le cose come stanno.
C’è, peraltro, un disagio diffuso, sociale e psicologico, da parte di milioni di cittadini e operatori economici. Prima si riuscirà a contenere il contagio, tanto più rapidamente si potrà ridare la fiducia necessaria alle persone per ripartire. Nessuno però ri-parla di detassazione o agevolazioni fiscali. La riduzione dell’Iva è rimasta lettera morta dunque che senso ha erogare ingenti somme di denaro al posto di eliminare o ridurre drasticamente parte della pressione fiscale?
Certamente è necessario preservare il commercio al dettaglio con sedi fisiche perché stanno cambiando le abitudini degli italiani, sempre più rivolti agli acquisti on line ormai monopolizzati da alcune aziende multinazionali che fanno affari d’oro.
Tutto ciò può influire ad una ridefinizione di alcune filiere economiche. Anche il ministro Roberto Gualtieri è convinto che bisogna cancellare il debito con la crescita, cioè ridurlo attraverso una reale avanzata economica. Questo dovrebbe essere il senso dell’attuale manovra a seguito della quale anche il Mes diventerebbe utile. Mezzo quest’ultimo che vede ancora divisa la maggioranza. C’è chi lo considera un prestito i cui interessi verranno pagati dalle future generazioni, chi lo considera un salvagente senza il quale il Paese potrebbe affogare.
Qualora si accedesse allo strumento europeo si parla di circa 300 milioni di euro all’anno di interessi risparmiati. Vero o no è inutile continuare a discutere sul reperimento ossessivo di risorse economiche quando basterebbe ridurre il peso fiscale per professionisti, artigiani e imprese. A vantaggio della lotta all’evasione e all’insegna del vecchio adagio: pagare tutti, per pagare meno. Non c’è peggior sordo, di chi non vuol sentire.
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