ROMA – ENNESIMO SMACCO PER LA CASTA CHE COSTA. PENSIONE A 60 ANNI

E anche questo capitolo sembra concluso ma la casta non si ferma e chiede il conto. Andrebbero spazzati via tutti i privilegi ma la strada è ancora lunga e tortuosa.

Roma – Volevano a tutti i costi un bel gruzzolo a spese dei contribuenti. Invece nemmeno un euro, almeno al momento. Dichiarato inammissibile il ricorso in Cassazione presentato da Angelino Alfano, ex ministro della Giustizia, degli Esteri e dell’Interno, e da Gioacchino Alfano, Andrea Rigoni e Andrea Martella, tutti ex deputati e plenipotenziari di scorsi governi dai tristi ricordi.

Angelino Alfano

“…Tutti i deputati cassati dalla Camera – riporta la sentenzacon un mandato parlamentare svolto dal 2001 al 2018 per quattro legislature o comunque con anzianità contributiva di più di 20 anni che hanno impugnato con ricorso straordinario ai sensi dell’articolo 111 della Costituzione, la sentenza del Collegio d’Appello della Camera dei Deputati del 17 ottobre 2019 che, confermando la sentenza del Consiglio di giurisdizione del 27 giugno 2019, aveva rigettato la domanda rivolta ad ottenere il vitalizio parlamentare immediatamente o in subordine al compimento dei 53 anni  o in ulteriore subordine a 58 anni di età…”.

La Cassazione ha dunque ritenuto che “…Nel caso di specie, le censure sono state espressamente escluse dalla Corte Costituzionale, in quanto le funzioni svolte dagli organi di autodichia nelle controversie di cui si tratta sono state figurate come ‘obiettivamente giurisdizionali’ e quindi conformi agli articoli 3, 24, 101 e 111 della Costituzione invocati dagli attuali ricorrenti… La sottrazione delle relative decisioni al controllo di queste Sezioni Unite, riflesso dell’autonomia degli organi costituzionali in cui i suddetti organi sono inseriti… E’ da escludere che, in questa sede, vi sia spazio per l’esame delle suindicate violazioni, così come per qualsiasi altra censura…”.

Nel rigettare il ricorso la Suprema Corte ha escluso che possa rientrare nelle proprie competenze l’esame di ipotetiche violazioni e censure, chiarendo che “eventuali dubbi di legittimità costituzionale delle norme di legge, cui i regolamenti parlamentari e le fonti di autonomia in genere fanno rinvio, possono essere evidenziati davanti agli organi dell’autodichia stessa alla Camera dei Deputati cosa che avrebbe potuto essere fatta anche nella specie.Per questi motivi gli Ermellini di piazza della Repubblica hanno condannato i ricorrenti a pagare le spese di lite, liquidate in 5.500 euro. Un altro smacco per gli ex onorevoli ricorrenti, che ritengono il regolamento sul vitalizio incostituzionale in base al principio del legittimo affidamento. Per questo dovranno aspettare di compiere 60 anni per ricevere la “pensione” da parlamentari. Capitolo chiuso per la casta che costa

 

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