La letteratura, spesso, ha anticipato di decenni avvenimenti sociali che poi si sono puntualmente avverati. Basti ricordare George Orwell col famoso romanzo “1984” pubblicato poi nel 1949. Oggi potrebbero accadere mille eventi previsti, forse, anche secoli fa.
Roma – Scorrendo le offerte promozionali che quotidianamente ci vengono offerte attraverso i vari canali a disposizione della società della comunicazione a 360°, una merita attenzione. La Società dei Servizi Elettrici, conosciuta dai più col marchio storico di Enel, sta pubblicizzando la Smart home per aiutare le famiglie italiane a risparmiare energia e semplificare la vita delle persone. Infatti permette di gestire, anche da remoto, il riscaldamento, la sicurezza, l’illuminazione e tutti gli altri dispositivi, anche grazie ad un dispositivo vocale intelligente, basato sul cloud. Il tutto condito dal seducente slogan: “più tecnologia, più comodità”. E più dipendenza, direi.
Questo annuncio ha fatto ritornare in mente un film del 1980 “Io e Caterina”, la bellezza di 40 anni fa. Una commedia diretta e interpretata da Alberto Sordi, di cui lo scorso 15 giugno si è festeggiato il centenario della nascita di uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana e non solo. Il film narra le vicende umane di un uomo d’affari di mezza età Enrico Melotti (Alberto Sordi) fornito di una ragguardevole dose, a volte ironica, ma spesso espressa con protervia, di maschilismo. La donna che deve stare al suo fianco conta solo come amante e come domestica, nient’altro. Naturali le difficoltà di convivenza sia in ambito familiare che lavorativo. Un suo amico, con gli stessi saldi e tetragoni principi morali e con le stesse problematiche moglie/amante gli suggerisce la soluzione che ha escogitato per risolvere l’annosa questione. Il Melotti resta stupefatto alla visione di un robot tuttofare dalle fattezze femminili e che sbriga le faccende di casa meglio di una persona, in quando non si lamenta mai e obbedisce ciecamente ai comandi.
“L’occasione fa l’uomo ladro” si dice in questi casi. Fa capolino nella sua testa, infatti, l’idea di dare un taglio netto al suo ormai stantio ménage moglie/amante, ognuna delle quali, come è giusto che sia, manifesta le proprie esigenze rivendicando rispetto per la loro dignità di esseri umani. A questo punto il nostro eroe decideva di andare a vivere da solo col robot, Caterina, senza dover rendere conto a nessuno. All’inizio tutto sembrava procedere secondo i desideri di tipi come Enrico Melotti: il maschio padrone ed il robot, con le sembianze da donna, la cameriera. Un canovaccio che si ripete da secoli e non ancora, totalmente, mutato. Ma ecco il “coup de théatre”. Un giorno Caterina mostra cenni di inquietudine quando si presenta a casa l’ex moglie del suo padrone. Un segnale impercettibile che però esplode con violenza quando si presenta Elisabetta (Edwige Fenech), una ragazza giovane e bella. Quando i due decidono di passare la notte insieme, Caterina monta su tutte le furie. Colpita da un improvviso raptus di gelosia mette a soqquadro la casa, arrivando a minacciare di morte il suo padrone. Ovviamente l’amante, Elisabetta, presa dal panico fugge via, scomparendo dalla vita di Enrico. Allora il nostro eroe decide di sottoporre a revisione il robot ma l’intervento del tecnico serve a poco. Nel senso che Caterina continua a mostrare devozione e rispetto verso il suo padrone chiedendo in cambio altrettanto. Proprio come una vera donna. Da quel momento in poi la macchina ideata, progettata e costruita dall’uomo, prende il sopravvento rendendolo subalterno e quindi schiavo.
Non è questo l’augurio da farci come essere umani ma se per un attimo chiudiamo l’occhi è possibile immaginarci anche scenari apocalittici. Ad esempio il famoso 5G, l’” internet delle cose” su cui tanto si sta discutendo ai massimi livelli e di cui pare sia stata tracciata la strada, per un motivo sconosciuto anche alle migliori “teste d’uovo”, potrebbe impazzire all’improvviso. E se i suoi spietati algoritmi e tutte le cose, gli strumenti, gli aggeggini vari che ora sono a nostra disposizione con un click, prendessero il sopravvento, non rispondessero più ai nostri comandi, ma ad un’entità autonoma e sconosciuta, ci rendessero schiavi del nuovo millennio? Fantascienza? Non è comunque uno scenario terrificante pur rimanendo solo nell’ambito letterario e/o cinematografico? La letteratura, spesso, ha anticipato di decenni avvenimenti sociali che poi si sono puntualmente avverati. Basti ricordare George Orwell col famoso romanzo “1984” pubblicato nel 1949! Indipendentemente da tutto questo la risposta, di fronte ad uno scenario di questo tipo, da parte di quelli che usano… un linguaggio forbito, potrebbe essere: “sono cazzi amari”. Quelli dell’Accademia della Crusca, con un linguaggio più aulico direbbero: “volatici diabetici”, o meglio, “volatili con deficienza glucosica ereditaria!”. Per dirla giusta.