Una categoria di lavoratori ormai indispensabile per le famiglie con diversamente abili in casa specie se con disagi economici. Eppure questa tipologia di lavoratori è poco considerata e senza reale sostegno istituzionale.
Roma – Sono tanti, certamente più di quanto si voglia ammettere e sono stanchi. Estremamente stanchi. Sono state tra le categorie più colpite dalle restrizioni imposte dal Covid-19 e ora vogliono dire basta. Reclamano il diritto di esistere. Stiamo parlando dei Caregiver familiari che, nella giornata di oggi, scenderanno in piazza Montecitorio in occasione della scadenza della consegna degli emendamenti in Commissione Lavoro al Senato, dove è incardinato il DDL 1461, reo, secondo molte associazioni, di non prevedere clausole che implichino una rimunerazione alle famiglie con forti disabilità a carico.
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“…Possiamo dire che noi viviamo ai margini della società – ci spiega Serena Troiani, presidente ADI –perché quanto si ha in famiglia una persona con disabilità importanti ed immunodepressa, la sensazione è quella di essere reclusi, impossibilitati persino a far sentire la propria voce. L’associazione ADI FAMIGLIE ITALIANE, nasce in risposta a quella che doveva essere la modifica al Decreto 00525 della regione Lazio targato Zingaretti. Sostanzialmente si trattava di una rimodulazione dell’assistenza domiciliare diretta che riduceva la presenza delle figure specializzate presso il domicilio delle persone con disabilità. Sfortunatamente, però, rimodulazione spesso fa rima con tagli, ed è per tale ragione che ci siamo uniti. Per far valere i nostri diritti e arginare le politiche restrittive nei nostri confronti. Il presidio di oggi ( convocato dal gruppo di Caregiver familiari 225 ndr ) è stato convocato al fine di mettere un punto fermo sullo stato delle cose. Quello che come ADI abbiamo chiesto in primo luogo è stato il riconoscimento giuridico. Pensiamo, inoltre, che tale riconoscimento debba essere integrato anche da una remunerazione economica, che possa mettere nelle condizioni adatte i caregiver a dedicarsi pienamente ai propri congiunti. Siamo stanchi di essere invisibili…”.
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Tra gli obiettivi dell’ADI, sottolinea la Troiani non c’è solo la presenza costante dell’assistenza domiciliare ma anche la possibilità di creare le condizioni affinché si possa sviluppare un lavoro continuativo tra gli specialisti e i disabili. Questo, però, spesso non accade a causa dei continui cambi d’appalto e della rotazione delle varie società private con l’Asl locale.
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“…Le condizioni dei nostri congiunti – continua Troiani – spesso sono così complesse e rare che non serve unicamente l’elargizione di logopedisti o d’infermieri, ma un vero e proprio percorso di affiancamento tra le figure sanitarie e la famiglia per conoscere e comprendere il linguaggio specifico di ogni persona da trattare medicalmente. Ciò logicamente costa di più e avviene raramente. Il problema è che molto spesso le società che forniscono assistenza di primo ordine, vincitrici degli appalti indetti dall’Asl, ragionano più sotto un punto di vista quantitativo che qualitativo. Pensiamo al caso di un congiunto attaccato a un respiratore. Se non si conosce la persona, il suo storico clinico o altre informazioni necessarie, l’assistente domiciliare potrebbe compiere degli errori irreversibili. A mia figlia, per esempio, è capitato due volte che gli venisse rotto il femore a causa di alcune manipolazioni non corrette. È capitato più di una volta che a una famiglia con diritto alla presenza infermieristica venisse destinato un Oss. Spesso, inoltre, tali figure lavorano con contratti a tempo determinato o tramite partita Iva, questo rende estremamente instabile anche la stessa permanenza dell’infermiere o del fisioterapista che sia, sottoponendo noi famigliari a una estenuante rotazione. Pretendiamo l’adempimento del diritto all’assistenza e un maggiore rispetto verso la nostra condizione…”.
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Per i Caregiver Familiari Comma 255 è intervenuta Anna Maria Paoletti , portavoce dell’organizzazione promotrice del presidio
“…Non è giusto – dichiara Anna Maria Paoletti – che la condizione di caregiver familiari ci impedisca anche la possibilità di manifestare. Siamo impossibilitati a partecipare perché non abbiamo possibilità di staccarci dal nostro congiunto con disabilità ma vogliamo comunque far sentire il nostro dissenso e la nostra voce…Sono madri, padri, fratelli, sorelle, mogli, mariti, figli. Sono i Caregiver familiari che da tutta Italia stanno via via aderendo a Caregiver Familiari Comma 255, un gruppo spontaneo nato da poco che si batte per il riconoscimento giuridico della figura del caregiver familiare ed un conseguente sistema di indennità e tutele crescenti. Perché non basta una legge. Vogliamo una legge giusta, che restituisca dignità alle nostre vite…”.
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CAREGIVER QUESTI SCONOSCIUTI: PER LO STATO SONO FANTASMI SENZA DIRITTI.