ROMA – BRUTTA BOTTA SULLE PENSIONI: AUMENTI ZERO. E SARA’ SEMPRE PEGGIO

Anche sul fronte previdenziale è marasma. I migliaia di pensionati che si aspettavano un minimo aumento rimarranno a bocca asciutta nonostante non sia detta l'ultima parola. Ma i numeri dell'Istat parlano chiaro: aumento dello 0%.

Roma – Nubi nere all’orizzonte per i trattamenti pensionistici italiani. E’ molto probabile che gli importi non aumenteranno nel 2021. Insomma una brutta notizia e una stangata, nel contempo, visti i tempi che corrono. Purtroppo è questo il quadro che si delinea dopo il decreto firmato dai ministri dell’Economia e del Lavoro.

Certamente una botta che non ci voleva per migliaia di pensionati che attendevano da tempo un aumento. Le proteste dei sindacati non si sono fatte attendere ma meglio non bagnarsi prima della pioggia. Tutto è possibile. Anche che questa malaugurata supposizione non si avveri nonostante tutto faccia pensare il contrario.

Nella peggiore delle ipotesi il mancato aumento sarebbe un errore clamoroso e l’ennesimo tentativo di mettere le mani nelle tasche dei pensionati. In due parole: una vergogna. In ogni caso se il tasso di sostituzione, che è il rapporto percentuale tra la prima annualità completa della pensione e l’ultimo reddito annuo immediatamente precedente, rischia seriamente di tagliare le pensioni future mentre per i trattamenti attualmente in essere si taglia, in maniera grossolana, il blocco dell’aumento Istat per il 2021.

La conferma ufficiale arriverà dal Ministero dell’Economia e delle Finanze entro la fine di questo mese o entro la prima settimana di dicembre. Comunque gli ultimi dati dell’Istituto di Statistica nazionale anticipano che il tasso di rivalutazione degli assegni previdenziali, per il prossimo anno, potrebbe essere pari allo 0,0%. Dunque fatevi quattro conti.

                                                                                     Pensionati italiani: i dati Istat

Il problema nasce dal concetto di perequazione che viene calcolata sulla base dell’indice Istat, dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, dapprima in forma di indice provvisorio e, a seguire, in via definitiva come indice da conguagliare ad inizio anno. Al termine di ogni anno, invece, il Ministero dell’Economia e delle Finanze emana un decreto che fissa “in via previsionale” la variazione percentuale che dovrà essere applicata ai trattamenti pensionistici mensili dell’anno successivo.

Un concetto di equità che non sempre è in parallelo con il costo della vita ed i prezzi reali. Infatti proprio in quanto provvisorio, tale valore viene poi sostituito, al termine dell’anno stesso, da un indice di variazione definitiva, sulla base del quale sarà effettuato un conguaglio che appiani le eventuali divergenze tra la stima iniziale e il valore poi effettivamente riscontrato.

In base a tutto questo, come accennato, il tasso di rivalutazione degli assegni previdenziali per il prossimo anno potrebbe essere pari allo 0,0%. Tuttavia per i pensionati italiani ci sono anche buone notizie: è di qualche giorno fa la conferma che anche per dicembre 2020, i pensionati Inps vedranno conteggiato sul cedolino un bonus di 155 euro grazie all’inflazione. Senza perdere le speranze una piccolissima variazione potrebbe essere riscontrata nella pensione anche nel mese di gennaio. Forse.

I dati ci dicono, infatti, che la variazione applicata in via provvisoria nel 2020 è stata dello 0,4% rispetto all’anno precedente e che il valore definitivo è di +0,5%. Significa che all’inizio del nuovo anno verrà riconosciuto uno 0,1% in più rispetto agli importi erogati durante il 2020. Piccola cosa ma pur sempre una “mancetta” da non disprezzare, qualora arrivasse sul serio.

Il governo, e non solo questo, è sempre stato un po’ “taccagno”. Quando dal palazzo parlano di bonus i nostri governanti si esaltano e pensano di essere “Babbo Natale” ma per il resto sono restii a qualsiasi donazione. Attualmente, però, mentre Quota Cento sarà l’opzione sperimentale per i lavoratori pubblici e privati per tutto l’anno 2021, il Governo nella nuova “manovra” valuterà anche la proroga di Ape Social e Opzione Donna.

Invece sempre sul fronte pensioni, per l’anno 2021, il potere d’acquisto rimarrà ancorato agli anni precedenti. Come contraltare, alle previdenze di vecchiaia, in attuazione delle disposizioni contenute nella sentenza della Corte Costituzionale n. 234 del 2020, verrà ridotto da 5 a 3 anni il contributo di solidarietà sugli assegni superiori a 130.000 euro. Quando si dice poveri tutti.

 

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