Nel 2020 sono stati sequestrati ingentissimi quantitativi di droga alla criminalità organizzata italiana e straniera. La cocaina ha surclassato di gran lunga l'eroina ma le azioni di contrasto debbono estendersi anche agli altri stupefacenti in commercio.
Reggio Calabria – Oltre 1.300 chili di cocaina sono stati sequestrati, in meno di una settimana, dai finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria e dai funzionari antifrode dell’ufficio Adm, Agenzia Dogane e Monopoli, di Gioia Tauro.
La droga è stata scoperta in tre differenti operazioni coordinate dal procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gaetano Paci. La cocaina era stata nascosta in tre container arrivati dall’America latina. I primi due provenienti dal Brasile, carichi di caffè e carne congelata, mentre il terzo, carico di frutta esotica, proveniva dall’Ecuador.
Per scoprire la droga, individuata nell’ambito delle attività di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti, è stato necessario l’utilizzo di sofisticati scanner in dotazione all’Agenzia delle Dogane. L’operazione di polizia ha inferto un duro colpo alle cosche calabresi, se la sostanza purissima fosse stata immessa sul mercato il suo valore sarebbe stato di circa 260 milioni di euro. Un danno ingente dunque per gli affari della ‘ndrangheta.
Lo scorso novembre sempre l’Adm di Gioia Tauro, unitamente a militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – hanno individuato e sequestrato 932 chili di cocaina purissima, divisa in 800 panetti all’interno di 37 borsoni, stivata in un container che trasportava cozze surgelate provenienti dal Cile.
Anche in questo caso gli scanner sono stati di grande aiuto nell’individuare l’improbabile nascondiglio. Lo stupefacente purissimo, accuratamente tagliato, avrebbe potuto fruttare circa 186 milioni di euro. È risaputo che i clan calabresi contrattano direttamente con i cartelli sudamericani l’importazione di cocaina.
Il 2020, oltre ad essere ricordato come l’anno della pandemia, sarà ricordato per il boom di sequestri di tonnellate di “neve” destinata a imbiancare l’Italia. I traffici gestiti dalla ‘ndrangheta in primis ma anche da cosa nostra, camorra, sacra corona unita e organizzazioni criminali straniere che hanno attecchito nel nostro Paese da Nord a Sud tanto da farne un comodo punto di approdo e smistamento per l’Est europeo.
I porti di Gioia Tauro e Genova sono i preferiti dai narcotrafficanti. La diffusione della polvere bianca è in vertiginosa crescita mentre le operazioni di polizia che interessano altre sostanze si sono clamorosamente dimezzate.
Si stima che dal 1973, anno in cui hanno avuto inizio le rilevazioni in Italia sugli esiti funesti dell’utilizzo di droghe, siano circa 26.000 le morti per overdose. Negli anni ’80 era l’eroina a farla da padrona, adesso la cocaina ma il cambio di sostanze non ha diminuito il grave problema sociale delle dipendenze.
La tossicodipendenza non ha età, classe sociale, grado di istruzione. Un business quello degli stupefacenti che spesso alimenta altri loschi affari sempre gestiti dalla criminalità organizzata.
I “trafficanti di morte”, senza scrupolo alcuno, per i loro sporchi interessi fanno leva sul disagio e sul dramma dei più deboli. Ma anche sul vizio che nella società contemporanea è in netto rialzo.
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