Quei figli dei mafiosi addestrati all’omertà, oltre 100mila vivono nel contesto criminale

Il documento di Save the Children, ma tra associazioni, magistrati e cittadini qualcuno ha raccolto la sfida di cambiare il loro destino.

Roma – Non abbiamo dati certi su quanti siano i minori che vivono e crescono all’interno di famiglie mafiose, nelle quali imparano a maneggiare le armi sin dalla tenera età ed acquisiscono i “valori” della vendetta, della paura e dell’omertà. Bambini, bambine, ragazzi e ragazze che vengono “formati” per far parte dell’”onorata società”, per fare la manovalanza sui territori e garantire la fedeltà alle organizzazioni criminali anche nel caso di latitanza o arresto dei boss.

L’organizzazione Save the Children ha diffuso un documento dal quale emerge che sarebbero più di 100mila i bambini e gli adolescenti che vivono in realtà ad alto tasso mafioso, come i comuni commissariati nel sud del Paese. Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di STC, ha dichiarato che “proprio dove si concentra la povertà minorile, anche la rete dei servizi educativi è più povera, senza scuole con mense, palestre e tempo pieno e attività educative diffuse. Questo – aggiunge – accentua le diseguaglianze, lasciando spazio alle organizzazioni criminali che desertificano quartieri e città”.

La grande sfida per impedire ai figli dei mafiosi di diventare come i loro genitori, però qualcuno l’ha raccolta e si è impegnato e si impegna a contrastare questo degrado sociale con dedizione e capacità: alcune associazioni attive nei territori, agenzie educative, cittadini impegnati e rappresentanti dello Stato.

Nel 2008 il pubblico ministero di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo intraprese la strada del distacco forzato dei figli dei mafiosi ma con la possibilità per i genitori, se pronti a cambiare vita, di fare un percorso di sostegno anche psicologico per recuperare il rapporto normale con i figli nell’ambito della legalità.

Nel 2012 il Tribunale di Reggio Calabria con il giudice Roberto Di Bella, oggi presidente del tribunale per i minorenni di Catania, invece, fu l’artefice del protocollo “Liberi di scegliere” e dichiarò la decadenza della potestà genitoriale di un boss mafioso Giuseppe De Stefano e dispose l’allontanamento dei figli dal nucleo familiare, con non poche polemiche. Intervenne anche il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, affermando che “è una misura che si applica mai in maniera leggera…ma dobbiamo capire una cosa: il clan mafioso impartisce ai suoi rampolli regole opposte a quelle naturali. Ci troviamo (aggiunge) di fronte a sedicenni che si comportano già da capi”.

Ed ancora. Don Pino De Masi, vicario della diocesi di Oppida – Palmi e referente di Libera nel territorio di Gioia Tauro spiega quanto sia importante offrire opportunità legali ai ragazzi e ragazze che subiscono l’indottrinamento mafioso.

Suor Carolina Ivazzo con il centro “padre Pino Puglisi” insieme ad altre due suore in un piccolo comune vicino a San Luca nella Locride aiuta ragazzi e ragazze a costruire rapporti normali con le istituzioni, anche accompagnandoli nelle loro attività ludico-sportive e nel recupero scolastico. E’ stato proprio Padre Puglisi che nel 2005 fondò questo centro di aggregazione giovanile, convinto che “bisogna scegliere la strada della legalità e che bisogna parlare alle coscienze” di quei ragazzi e ragazze che lui definiva i “figli del vento” perché “ sono figli di nessuno spesso abbandonati dai genitori, persone che non hanno voce, come quelli del Brancaccio, di Palermo e della Locride”.

E Don Coluccia a Roma, costretto a vivere sotto scorta, che è un simbolo della lotta allo spaccio e alla criminalità, da molti anni coraggiosamente e senza risparmiarsi, cerca di coinvolgere tanti giovani in attività sportive con la palestra della legalità a San Basilio, così strappandoli alla criminalità organizzata, più giovani ragazzi.

Dai ragazzi del Liceo classico Galluppi di Tropea è stato presentato al Senato a marzo 2023 un disegno di legge che ha come scopo quello di rendere operativo il progetto “Liberi di scegliere” e prevede interventi e azioni in favore dei minori e dei giovani adulti provenienti e/o inseriti in contesti di criminalità organizzata attraverso la realizzazione di percorsi personalizzati di rieducazione, sostegno e reinserimento sociale ed è composto da 4 articoli.

Ma c’è ancora molto molto da fare……

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