QUALITA’ PREROGATIVA VINCENTE. ECCO IL VERO FUTURO.

Al centro del progetto c'è l’uomo nella sua accezione più ampia, inteso non solo come produttore ma come portatore naturale di altri aspetti della socialità che rappresentano l'autentico valore aggiunto.

Negli ultimi decenni, grazie alla crescente attenzione dei consumatori per un’alimentazione più sana, la certificazione di qualità si è diffusa alle produzioni agricole ed agro-alimentari. Il processo di trasformazione degli stili di vita e dell’approccio culturale a temi fondamentali come la salute individuale e collettiva ha comportato l’emanazione di una serie di regolamenti comunitari e di leggi nazionali per il riconoscimento di metodi produttivi ecocompatibili e qualitativamente superiori, la redazione di nuovi disciplinari privati di produzione e la nascita di nuovi marchi di prodotto. L’evoluzione normativa a livello comunitario si è conclusa al momento col REG (CE) 1584/2018, che riguarda tutti i settori produttivi: vegetali, zootecnici, enologici, l’acquacoltura e la trasformazione dei prodotti alimentari.

In questo nuovo contesto normativo e sociale si sono automaticamente inseriti i parchi, con la possibilità di concedere l’uso del loro nome o del loro emblema a servizi e prodotti di qualità, coerentemente con gli obiettivi peculiari del parco stesso. Questo era già previsto dalla legge quadro 394/91 sulle aree protette, che da questo punto di vista è stata un’eccellente intuizione. Infatti, in base al sistema di classificazione dei marchi, la concessione dell’uso del logo di un parco ricade all’interno delle modalità di rilascio dei Marchi Collettivi, che contraddistinguono i prodotti o servizi di una pluralità di soggetti (produttori e fornitori) in base all’origine, alla natura e alla qualità e che vengono gestiti da un soggetto (il parco in questo caso) incaricato di controllare che i richiedenti si attengono alle regole stabilite per il rilascio della concessione.

Le meraviglie del Parco del Pollino

Ad oggi, i parchi nazionali che hanno attuato questa possibilità sono una quindicina. In questi casi il marchio viene concesso sulla base di un impegno, da parte del richiedente, per il miglioramento degli standard produttivi, o nello svolgimento di attività che favoriscano la conservazione e la salvaguardia del territorio del parco e dell’ambiente in generale.

Nonostante l’esistenza di un regolamento a cui è necessario attenersi, la finalità della concessione dell’uso del nome o dell’emblema è prevalentemente a scopo di promozione. In questo modo, fruendo del logo del parco, i produttori e i fornitori dei beni e servizi realizzati all’interno dello stesso possono avere l’opportunità di accrescere le vendite o conquistare nuove nicchie di mercato. In questa direzione hanno operato il Parco delle Foreste Casentinesi e quello della Maremma, concedendo l’uso del marchio a quei ristoranti che hanno concordato col parco stesso menù a basi di prodotti tipici. Sulla stessa linea si è mosso il Parco Nazionale del Pollino con l’adozione di un disciplinare volto a certificare tutta la filiera agro-alimentare, dalla fase della produzione a quella della vendita.

Scorci sul Parco delle Cinque Terre

In altri casi, la concessione dell’uso dell’emblema del parco viene disciplinata da un regolamento più restrittivo e, per questo, viene considerata alla stregua della concessione di un vero e proprio marchio, rilasciato sulla base dell’adesione a regole ben definite e controlli ispettivi anche attraverso enti certificatori esterni

I soggetti che possono ambire all’uso del logo come marchio sono identificati in base ad una serie di requisiti di qualità del prodotto e/o del processo produttivo. Per esempio un parco può decidere di concedere il suo emblema solo alle aziende agricole che producono secondo criteri di rispetto ambientale, oppure solo alle imprese artigiane che realizzano prodotti tipici della tradizione locale.

Il parco fa da garante che quell’azienda è rispettosa dell’ambiente o che quell’artigiano lavora secondo metodi tradizionali. Particolarmente interessante e ricca è la gamma dei prodotti offerta dal Parco delle Cinque Terre, tra i quali si distingue il pesto e quella del Parco Nazionale del Vesuvio, col vino Lacryma Christi e le albicocche del territorio.

Le uve del Lacryma Christi

L’auspicio è che, in un progetto di lungo periodo, si vada oltre la classificazione della qualità di prodotti e/o servizi e che la certificazione sia sempre più protesa alla qualità della vita e alla rivalutazione degli aspetti culturali delle tradizioni locali e territoriali. Infine, che la vera mission sia orientata ad una visione dell’economia che non consideri il profitto come l’unica meta del fare impresa e che un’azienda non venga valutata solo ed esclusivamente da una mera relazione di costi/benefici.

Al centro del progetto deve esserci l’uomo nella sua accezione più ampia, inteso non solo come produttore di merci, ma come portatore naturale di altri aspetti della socialità che rappresentano l’autentico valore aggiunto. Cioè, tradizione, passione e cura del dettaglio, artigianato trasmesso anche oralmente, lavoro inteso come appagamento del sé e non solo come corrispettivo economico, amministrazione razionale delle risorse naturali e culturali disponibili. Soltanto cosi ne usciremo. 

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