Il paese del Senese affacciato sulla Val d’Orcia acquistato quasi per metà – 8 milioni – dall’avvocato italo-americano Michael Cioffi.
Siena – Può un borgo trasformarsi in albergo? Una delle peculiarità del territorio italiano è la presenza diffusa di borghi anche piccolissimi, che sono testimoni di tradizione, cultura e natura. Molti si stanno spopolando per la mancanza di lavoro, di infrastrutture e trasporti all’altezza. Qualcuno ha pensato di trasformare uno di essi in albergo. Il paese in questione si chiama Castiglioncello del Trinoro, frazione del comune di Sarteano, provincia di Siena. Il piccolo borgo medioevale, inerpicato a 800 metri di quota, si affaccia sulla Val d’Orcia, offrendo alla vista e all’anima un panorama mozzafiato. Al tramonto l’atmosfera diventa magica e rasserenante come solo madre natura sa offrire. E’ balzato agli onori della cronaca perché un avvocato italo-americano, tal Michael Cioffi, ha acquistato quasi la metà del borgo, tra cui cinque ville e tre piccoli edifici in pietra, alla… modica cifra di circa 8 milioni di euro.
Già nel 2012 fu costruito un lussuoso resort con 7 stanze da circa 250 a notte. Lo scopo dell’investimento: trasformare il ridente borgo un un albergo di lusso! Se da un lato sono cresciuti i posti di lavoro e gli affari, dall’altro si sta perdento il “senso dell’essere paese”, inteso come luogo libero e aperto a tutti. Tutto iniziò agli albori del nuovo millennio. Quando si giunge in loco si avverte la sensazione di stare in un albergo, con le antiche vie diventate corridoi. Quelle che erano zone pubbliche, ora sono luoghi privati, dove chiedere il permesso e pagare moneta sonante per entrarvi, provando una forte estraneità. Una volta il paese era popolato da contadini, col vecchio bar a fare da luogo pubblico di incontro. Ora sembra privo di esistenza, perché ha perso la vitalità della comunità. Gli unici servizi commerciali sono quelli del resort. Persino la vecchia chiesa è stata acquistata per trasformarla in sala concerto.
Nel paese, di fatto, sono stati cancellati tutti i luoghi di aggregazione, anche la piazza, utilizzata come spazio esterno del resort. Secondo il sindaco alcuni vantaggi sono tangibili. E’ stato, infatti, riqualificato il patrimonio edilizio che senza la vendita sarebbe andato in malora. I più ottimisti sostengono che si sta realizzando un buon rapporto tra privato e pubblico. La piccola comunità del luogo, in maggioranza, evidenza, invece, la perdita di identità del paese, la scomparsa del patrimonio culturale sviluppatosi nei secoli e della ruralità, da cui sono nate bellezza e spiritualità. E’ chiaro che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere il problema dei paesi che stanno scomparendo. Tuttavia il processo avviato sembra irreversibile, mentre si dovrebbe avere rispetto per i luoghi.
Per evitare che possano diventare dei villaggi turistici, forse bisogna riconsiderare gli aspetti semplici e autentici del vivere civile. Nel caso in questione basterebbe riaprire il bar, di cui c’è solo l’insegna e la vecchia chiesa, luoghi di aggregazione che sono fondamentali per lo scambio con l’altro. Infine va preservata la bellezza che non va vilipesa da chi col denaro pensa di acquistare tutto, perché essa, indiscutibilmente, appartiene a tutti e non va privatizzata. I borghi devono ritornare ad essere tali, a cui andrebbe associata una politica di infrastrutture tecnologiche adeguate. In questo modo è probabile che molti lavoratori in smartworking potrebbero trasferirsi in queste zone sublimi, dove il lavoro non è fatica ma piacere!