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PNRR: vietato buttare i soldi nel cesso

Il tanto bramato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha messo a disposizione dell’Italia decine di miliardi di euro, più di quelli preventivati durante il periodo pandemico. Ma non vanno sprecati.

Roma – Inutile girarci attorno, il PNRR è da rivedere in funzione della realizzabilità o meno degli interventi. Bisogna avere il coraggio di programmare e realizzare ciò che è veramente utile per rilanciare il Paese con progetti che creano sviluppo e migliorano il nostro territorio. Pertanto, ben venga il monitoraggio di ciò che è stato predisposto negli anni precedenti, in funzione della reale fattibilità ed utilità.

Stanno, dunque, per essere aggiornati i progetti che riguardano le attuazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in sostanza il programma del Governo per investire i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea nell’ambito del Next generation Eu per favorire la ripresa nel post pandemia da Covid-19.

È questione di pochi giorni, poi sarà tutto chiaro – afferma il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto – Io non mi faccio condizionare da attacchi al limite degli insulti, che mirano a screditarci in un gioco di sponda tra Roma e Bruxelles, né distrarre da un dibattito surreale come quello sull’uso dei fondi del PNRR per il dissesto idrogeologico. Noi stiamo lavorando e porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il PNRR va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto, molto male”.

Raffaele Fitto, il ministro agli Affari europei del Governo Meloni.

In pochi mesi è stato monitorato l’utilizzo dei fondi europei 2014-2020. I dati dicono che su 126 miliardi ne sono stati spesi il 34%. Proprio su questo schema, il Governo vorrebbe riproporre questa analisi con i fondi del PNRR che sono quasi il doppio, peraltro ai 220 miliardi bisogna aggiungere i 30 del fondo complementare. Giugno 2026 sembra lontano, ma è vicinissimo. In definitiva, per Fitto la conseguenza inevitabile, di revisione e messa a terra dei progetti, scaturisce dalla oggettiva constatazione che gran parte del PNRR non è spendibile. C’è un problema di quantità di interventi e uno di qualità. D’altronde non si può spendere tanto per spendere. Quindi è doveroso valutare l’opportunità di immaginare cambiamenti importanti. Certo ciò comporterebbe il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui si è acquisita la certezza di non realizzabilità. Perseverare nei progetti non cantierabili sarebbe, infatti, peggio.

I soldi del PNRR hanno un obiettivo, creare Pil. Quindi, se devo indebitarmi per la crescita del Paese ha un senso, ma se devo indebitare i miei figli per 4 rotonde in più bisogna aprire una riflessione” ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sottolineando anche la necessità di apportare delle modifiche al PNRR. La Germania, per esempio, ha già chiesto due modifiche del Piano, che sono state approvate e quindi modificate. In sostanza, questo non è solo un tema italiano ed è inverosimile gridare allo scandalo. Anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni auspica di poter discutere insieme, con l’Italia, il più presto possibile la modifica del PNRR italiano. “Sarà certamente un appuntamento importante, quindi più che la terza rata del PNRR io penso che una cosa prioritaria sia il lavoro per le modifiche e gli aggiustamenti del Recovery dell’Italia“.

Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia.

La commissione, secondo Gentiloni, è prontissima e flessibile e non aspetta altro di potersi mettere a lavorare con le autorità italiane. Nel contempo, per la scuola vi è il rischio di perdere i fondi del PNRR. “Si avvicina la scadenza del 30 giugno e vi è disorientamento sulle procedure per le quali esistono a oggi ancora dubbi interpretativi che il ministero, a più riprese, ha sollecitato, ma non ha ancora fornito” ha fatto sapere in una nota il sindacato Dirigenti Scuola, chiedendo per tali motivi una proroga di tre mesi per il raggiungimento degli obiettivi. Il problema, però, non riguarda solo le tempistiche, ma anche la mancanza di indicazioni su come procedere concretamente.

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