PNRR e il Mezzogiorno che verrà. Amen

L’acronimo PNRR è diventato ormai un luogo comune, bistrattato com’é dai media e dalle chiacchiere da bar dello sport. Eppure potrebbe essere una manna dal cielo soprattutto per le periferie. Il Meridione spera di rialzarsi definitivamente, ma servono strutture, servizi e lotta alla criminalità.

Roma – Il PNRR, l’ultima chance per il Mezzogiorno? Il Sud del nostro Paese, da quando si è realizzata l’Unità d’Italia, ha sempre rappresentato il nervo scoperto della politica italiana. Di convegni, documenti e programmi, presentati come l’ultima possibilità per il Mezzogiorno è ricca la storia d’Italia. Ora il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), questo miracoloso acronimo che dovrebbe essere la panacea per risollevare le sorti del Paese, come potrà essere attuato per il meridione? Di questo ed altro, si è discusso nella conferenza: “Sud&Nord-Villa Nitti accorcia le distanze”, tenutasi dal 24 al 26 giugno scorsi nella splendida località marina di Maratea, in Basilicata, a cura della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”.

Francesco Saverio Nitti

Ricordiamo che Nitti è stato un economista e politico, nonché Presidente del Consiglio del Regno nel periodo post unitario, che si era già posto, allora, il tema della “Questione Meridionale”. Il presidente della Fondazione, il prof. Stefano Rolando, docente di Comunicazione pubblica e politica allo IULM di Milano ha messo in evidenza quanto segue:

“…Le politiche sul Mezzogiorno finora si sono basate più sui sintomi del malessere che sulle cause, trascurando le radici storiche, più sullo stato emergenziale che su una visione complessiva collegata ad una concezione di sviluppo euro mediterraneo. Gli investimenti previsti dal PNRR sono un’eccellente opportunità, si parla di 200 miliardi di euro, da cogliere. Ma la sua efficacia potrà manifestarsi solo in una visione di sistema, senza mostrare incertezze verso il particolarismo o peggio ad interessi poco chiari. Per “visione”, tuttavia, si intende non il ripristino di vecchi progetti, ma concepire uno schema che metta al centro modernizzazione infrastrutturale, strategici investimenti sociali e la formazione…”.

I dati che emergono dall’Istat o da altri istituti di ricerca, rilasciano informazioni allarmanti. Al Sud risiede un terzo della popolazione italiana, che, però, produce appena un quinto del Prodotto Interno Lordo (PIL). Vengono esportate dalle regioni meridionali solo un decimo delle esportazioni globali su scala nazionale. Inoltre il lavoro al femminile è ai minimi storici: lavorano solo 3 donne su 10. Il prof. Rolando ha continuato la sua disamina asserendo:

“…Persino la storia della Cassa del Mezzogiorno ci ha insegnato che l’aspetto produttivo deve andare di pari passo con quello culturale-educativo in modo strategico. La riorganizzazione dell’offerta formativa, associata ad una forte partecipazione al processo di transizione digitale devono rientrare in una concezione di un meridionalismo di sistema, ovvero di politica nazionale, saranno inutili sia le risorse finanziarie che le congetture su priorità infrastrutturali, quali autostrade, ponti o sistemi portuali…”.

C’è da segnalare, inoltre, che i recenti dati pubblicati dall’Istat ratificano, purtroppo, che la povertà al Sud è in crescita. Questo aspetto si è inasprito con l’aumento dell’inflazione e dei costi energetici. Secondo l’analisi del prof. Rolando alcuni aspetti della povertà del Sud Italia sono “tare” ataviche, strutturali, tra cui segnaliamo: il caporalato, i padrinati che gestiscono il mercato del lavoro ed, infine, l’analfabetismo funzionale.

L’afflusso delle nuove risorse finanziarie del PNRR devono essere intese come opportunità che possano rimuovere gli ostacoli medioevali che si frappongono allo sviluppo del Meridione. Infine, urge una classe politica all’altezza di un compito così gravoso e che non abbia, compromissioni con poteri opachi o occulti se, non, addirittura, mafiosi. Ma una classe politica siffatta è scomparsa dalla circolazione. E’ introvabile persino dalla trasmissione di Federica Sciarelli su Rai 3: “Chi l’ha visto?”.

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