Con questo chiaro di luna il governo Draghi non riuscirà a trovare una soluzione in tempi brevi. E nel frattempo scende il potere di acquisto per pensioni sempre più misere la cui rivalutazione è stata rinviata al gennaio del 2023. La confusione regna sovrana nel comparto previdenziale che attende una vera riforma da decenni.
Roma – Dopo una vita di duro lavoro e sacrifici quanti di noi non desidererebbero godere del meritato riposo? L’età avanza e con essa spesso gli acciacchi ma quante volte nel corso della vita lavorativa abbiamo visto allontanarsi l’agognato traguardo?
Anche adesso che si avvicina un’importante scadenza. Mancano poco più di 120 giorni, 4 mesi, per decidere cosa succederà alle nostre pensioni dopo il 31 dicembre. Quota 100, la forma pensionistica fortemente voluta dalle Lega e introdotta nel 2019, verrà definitivamente archiviata.
Che cosa accadrà il primo gennaio del 2022 è un grande punto di domanda. Il Governo dovrà indicare il percorso che ad oggi appare ancora molto nebuloso. Senza una nuova legge ad hoc per gli esclusi da Quota 100 dal primo gennaio 2022 si determinerebbe un aumento di cinque anni dei requisiti di pensionamento. Uno “scalone” difficile da digerire, un vero problema che va affrontato e risolto subito.
Ci sono varie proposte all’orizzonte redatte da forze politiche e sindacali. Quella che manca, a quanto pare, è l’unità di intenti in grado di sbrogliare la matassa in breve tempo. La pensione anticipata si ottiene perfezionando il requisito del raggiungimento contributivo utile.
Al momento la legge Fornero prevede il ritiro dal lavoro con la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi per i lavoratori e 41 e 10 mesi per le lavoratrici. La legge prevedeva inoltre che i requisiti contributivi necessari per ottenere il pensionamento anticipato fossero periodicamente adeguati ma con l’introduzione di Quota 100 e le successive disposizioni attuative i requisiti sono stati sospesi fino al 2026.
La pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni con almeno 20 di contributi. Se come sembra nessuno vuole tornare alla vecchia legge, che porta il nome della ex ministra del lavoro del Governo Monti, servono in fretta nuovi meccanismi di flessibilità.
Altrimenti si verificherà il paradosso che, con almeno 38 anni di contributi, chi compirà 62 anni entro il 31 dicembre di quest’anno potrà andare in pensione e chi li compirà un solo giorno dopo dovrà attendere almeno 5 anni. Oltre il danno, anche la beffa.
Una batosta peggiore persino di quella assestata dalla vecchia riforma Maroni del 2004. Improbabile l’ipotesi che si possa trovare un accordo per il pensionamento intorno ai 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica, poiché è una possibilità difficilmente sostenibile in termini di costi.
Ancor meno probabile che possa trovare un’intesa la proposta di Quota 102. A dicembre scadrà anche l’opzione donna, la possibilità cioè per le lavoratrici di andare in pensione con 58 anni di età e 35 di contribuzione. Ci sono mansioni gravose e lavori usuranti per i quali è già consentito il collocamento a riposo prima dei 67 anni con l’Ape sociale, un sussidio erogato in attesa della pensione vera e propria che scadrà anch’esso il 31 dicembre.
Si aprono ulteriori scenari possibili per chi andrà in pensione dal 2022: verranno ulteriormente prorogate le misure che consentono di andare a riposo anzitempo, verrà ampliato l’elenco delle mansioni gravose? Per avere risposte certe non rimane che aspettare.
Ma questo è solo uno dei problemi. Le pensioni oltre ad essere sempre più lontane sono anche sempre più basse per via del meccanismo di calcolo e del crollo del Pil. Il Governo ha fatto slittare ulteriormente la rivalutazione delle pensioni al gennaio 2023. Bella roba, questa si chiama ripartenza.
A seguito del differimento della riconsiderazione dell’assegno i pensionati vedranno ridotto il loro potere d’acquisto ancora per due anni. Anche per le pensioni d’oro è stato confermato il blocco della perequazione e il contributo di solidarietà ancora per tre anni, ma di ciò saranno in pochi a dolersene. Per il resto siamo nelle mani di nessuno.