Lacrime amare anche per le due nazioni di ferro i cui conti marciano male. Come le loro banche. Hai visto mai che, mascherine a parte, i soldi cinesi hanno stampigliato il marchio CE? I cinesi stanno investendo in ogni comparto produttivo italiano:c’è davvero da stare allegri?
Chi di crisi ferisce, di crisi perisce. La dura legge dei mercati finanziari sembra sorridere con amara ironia e questa volta a traballare sono Germania e Olanda. In queste ore due dei maggiori istituti bancari dei Paesi del Nord stanno affrontando una grave crisi che potrebbe influire in maniera non secondaria sull’economia nazionale. Si tratta della tedesca Commerzbank e dell’olandese Abn Amro. Negli ultimi giorni i colossi finanziari hanno fatto registrare delle grosse perdite su base trimestrale, sia sotto il profilo operativo, sia sotto quello dei titoli liquidi. L’ammontare delle sottrazioni è stato stimato intorno al miliardo per ambedue le realtà, causando un profondo tracollo nelle borse: la Commerz ha perso 7,2 punti percentuali e la Abn Amro il 9,1%.
In realtà, la discesa della banca teutonica non era del tutto imprevedibile, al contrario. Segnali preoccupanti giravano già da parecchio tempo all’interno degli uffici amministrativi. Nel 2019 gli azionisti avevano registrato un utile netto pari a 644 milioni di euro, con un calo significativo del 25,3% rispetto agli 862 milioni di euro dell’anno precedente. Le azioni erano cadute del 26,1% arrivando a toccare quota 0,51 euro. La situazione ora è nettamente peggiorata, tanto che il valore totale delle due banche si aggira intorno a 3 miliardi (Commerz) e 4 miliardi (Abn Amro). Le analisi degli specialisti della finanza danno una stima di perdita rispettivamente del 54% e del 64%.
La banca tedesca, che vanta una consistente partecipazione statale, ha dichiarato che al momento è difficile fornire un prospetto per l’anno in corso anche se la speranza è quella di mantenere i ricavi dell’attività stabili rispetto a quelli dell’anno precedente. Gli effetti del lockdown dunque sembrano farsi sentire anche in Germania, complice un’economia che si basa molto sul gioco dei prestiti. Sembrano lontani i tempi in cui la Commerzbank tuonava contro la politica finanzia italiana, asserendo che le direttive dell’esecutivo avrebbero portato al peggioramento dei conti pubblici, trascinando il nostro rapporto debito-Pil a toccare quota 150%. Bisognerà capire come si porrà la Bce nei confronti delle due nazioni più intransigenti e più restie ad erogare i Recovery Fund della comunità.
Nel frattempo le notizie provenienti da Bruxelles non sono incoraggianti. Nel Bollettino economico rilasciato in queste ore dalla Banca Centrale Europea, emerge che le stime del Pil hanno mostrato una regressione compresa tra il 5 e il 12% in tutta l’Eurozona, provocando un deterioramento degli indicatori dei consumi senza precedenti. Il rischio che si vada incontro a una forte deflazione è sempre più alto e preoccupante. “…Lo shock provocato dal Covid-19 – si legge nel Bollettino – ha prodotto un effetto diretto attraverso il razionamento di diverse componenti di spesa. Gli effetti indiretti dovrebbero concretizzarsi attraverso l’impatto sul reddito, sulla ricchezza e sull’accesso al credito…L’impatto nel medio periodo sui consumi privati dipende dalla durata dei lockdown, dal ritmo di allentamento delle misure, dai cambiamenti del comportamento delle famiglie e dall’efficacia delle politiche pubbliche…”.
Ma se da una parte c’è un’Europa che piange, dall’altra ce n’è una che ride. E in quella parte d’Europa che ridacchia c’è l’Italia. Infatti le trame dei rapporti economici italo-cinesi si infittiscono sempre di più. In questi giorni una delle principali case automobilistiche del gigante asiatico ha deciso di investire circa un miliardo di euro in Emilia-Romagna. L’azienda statale Faw, in collaborazione con Silk Ev, ha dato il via a un maxi-finanziamento per la costruzione, produzione e ingegnerizzazione di vetture elettriche e plug-in, sportive e supersportive. Il progetto, salutato con entusiasmo anche dall’assessore allo Sviluppo Economico dell’Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, ha avvicinato ulteriormente l’Italia alla Cina:“…Vogliamo celebrare un passo importante della collaborazione tra FAW, la Provincia di Jilin, la Regione Emilia-Romagna e Silk EV – ha dichiarato Lei Ping di Faw Group – la Motor Valley emiliana è il luogo di nascita di molte hypercar di fama mondiale e da qui vogliamo partire per la strategia di sviluppo. Oggi si rafforza ulteriormente la nostra collaborazione all’interno dell’ecosistema automotive italiano e cinese…”.
Insomma, se da una parte c’è un Europa che traballa, sia politicamente che economicamente, e un’Italia in difficoltà, ma sempre più disillusa dalle promesse di Bruxelles, dall’altra c’è la Cina che si affaccia costantemente alla finestra per capire quanto profonda sia la spaccatura all’interno della Comunità.
Nei prossimi giorni capiremo se il Bel Paese continuerà a parlare tedesco o dovrà imparare il cinese. Le strade sono tutte aperte.