Pay gap: l’UE impone più trasparenza sugli stipendi, l’Italia resta indietro

Con la Direttiva 970/2023 l’Unione Europea obbliga gli Stati membri a rendere più equo il sistema retributivo: criteri oggettivi, niente più domande sui vecchi stipendi e lotta alle discriminazioni di genere.

Uno dei maggiori punti dolenti delle società attuali è il gender gap, il divario di genere sulle retribuzioni percepite a parità di lavoro. Nella classifica del Global Gender Gap Index del 2024, ossia l’indice che valuta la parità di genere in quattro aree principali: partecipazione e opportunità economiche, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica, l’Italia occupa 87esima posizione (della serie ci facciamo sempre riconoscere). Per questi motivi l’Unione Europea (UE) ha emanato la Direttiva UE 970/2023 che obbliga i datori di lavoro a garantire una maggiore trasparenza sulle retribuzioni, fornendo ai dipendenti informazioni chiare e accessibili sui criteri utilizzati per determinare gli stipendi e sulle politiche salariali aziendali. L’intento è di eliminare il gender gap. L’Italia ha tempo fino al 7 giugno 2026 per il suo recepimento.

Secondo gli esperti di Diritto del lavoro del DLA Piper Italia, uno studio legale tributario internazionale che opera attraverso diversi soggetti giuridici distinti e separati, con sede anche a Milano, gli Stati europei dovranno attuare le misure idonee affinché i datori di lavoro assicurino l’uguaglianza retributiva per lo stesso lavoro o di pari valore. Gli stipendi, in ultima analisi, devono essere il frutto di criteri oggettivi e neutri, quali competenze, impegno, responsabilità e condizioni di lavoro.

L’Italia è uno dei Paesi dell’UE con i salari più bassi.

Questo vale anche nella fase prima dell’assunzione, in cui i lavoratori devono essere informati sulla paga iniziale e sulla fascia di appartenenza, sempre rispettando criteri oggettivi. A differenza di quanto avviene ora, i datori di lavoro, in fase di selezione del personale, non potranno più richiedere informazioni e dati sui precedenti stipendi. In questa fase i lavoratori possono essere supportati da organismi di rappresentanza sindacale, che potranno fornire tutte le informazioni del caso.

L’Osservatorio JobPricing è un ente di ricerca che si pone come punto di riferimento nello studio del mercato del lavoro e delle dinamiche retributive in Italia. Nel suo ultimo report, sebbene i dati siano un po’ più confortanti rispetto al più recente passato, l’insoddisfazione del lavoro è diffusa. I dati peggiori riguardano la meritocrazia, fiducia e comprensione, performance e retribuzione. Inoltre, oltre che per il fatto economico, i lavoratori sono incentivati a restare nella stessa azienda per le relazioni interpersonali, la flessibilità oraria e lo smart working. In un mercato del lavoro in continua evoluzione, cambiano anche le priorità dei datori di lavoro. Ora al primo posto ci sono le retribuzioni e i benefit, a conferma di come l’Italia sia stata uno dei Paesi dell’UE con i salari più bassi negli ultimi anni.

gender pay gap
Gli Stati europei dovranno attuare le misure idonee affinché i datori di lavoro assicurino l’uguaglianza retributiva per lo stesso lavoro o di pari valore.

Secondo il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo “Dobbiamo cercare di distribuire ricchezza anche tenendo conto del merito e quindi dotarci di un sistema di gestione delle persone che sia capace di valorizzare il merito. Il tema dei salari è sicuramente fondamentale e fa parte di quel set di cose che dobbiamo tenere presenti se vogliamo ribadire l’attrattività della nostra organizzazione, della pubblica amministrazione. E’ una priorità dell’agenda di governo.

Noi diventiamo attrattivi, abbiamo la possibilità di rendere il nostro posto di lavoro un luogo soddisfacente, un luogo desiderabile se effettivamente facciamo attenzione alla gestione delle nostre persone e fare attenzione alla gestione delle nostre persone significa anche occuparsi dei trattamenti retributivi. Occuparsi dei trattamenti retributivi significa essere capaci di differenziare e quindi premiare le persone che meritano e naturalmente andare in soccorso di chi è più in difficoltà”.

Della serie “Così parlò…Zangrillo”! Restiamo in fiduciosa attesa che la direttiva europea venga recepita in toto, senza i sotterfugi dei tanti Azzecca- garbugli che popolano il sottobosco politico italiano, sfruttatori di cavilli per svuotare la legge del proprio contenuto!

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