Palazzo Chigi conferma: l’Italia non userà fondi Pnrr per le armi

Dopo le mozioni del Pd contro l’utilizzo dei fondi per l’acquisto di armi in soccorso all’Ucraina, arriva il no definitivo da palazzo Madama. Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia) tranquillizza una preoccupata Elly Schlein.

Roma – Il Pnrr fa ancora discutere e provoca apparenti malintesi, discussioni e richieste di chiarimenti dalle opposizioni, soprattutto in tema di armi. Tante le interrogazioni da parte degli esponenti del Pd, del M5s, di Verdi e Sinistra Italiana in ordine a come vengono spesi i soldi per le armamenti, ma soprattutto da dove vengono presi.

Il timore era che si impiegassero i fondi del Pnrr proprio per rifornire di armi l’Ucraina. Insomma, la richiesta ricorrente è stata di avere parole chiare in ordine alla indisponibilità a utilizzare le risorse del Pnrr e dei fondi di coesione per la produzione di munizioni e di armamenti. Proprio Elly Schlein, intervenendo in aula alla camera nel corso della discussione delle mozioni, rivolgendosi al ministro per gli affari europei, per le politiche di coesione, per il Pnrr e per il sud, Raffaele Fitto, ha chiesto chiarezza e rassicurazione.

Fitto ha confermato che le armi per l’Ucraina non rientrano fra i piani dell’Italia

Anche se, per onore della verità, proprio su questo argomento vi erano state in precedenza parole chiare da vari esponenti dei vari dicasteri. Il ministro, nel corso della discussione, ha comunque ribadito la posizione dell’esecutivo: “Ho avuto modo già di dirlo in modo chiaro durante il dibattito al senato in risposta ad una interrogazione. Il governo Meloni non ha alcuna intenzione di utilizzare le risorse del Pnrr per interventi che possano finanziare le armi. Parole, queste ultime, che non lasciano spazio a dubbie interpretazioni.

Insomma, nemmeno un euro verrà speso per le armi. Nonostante il governo Meloni non abbia mai detto e accennato a una simile possibilità di utilizzo distorto delle risorse europee in favore delle armi, il partito democratico esulta ritenendo che con una mozione votata da tutti obbliga il governo a rispettare questo impegno. Anche la capogruppo dei dem alla Camera dei deputati esulta per le rassicurazioni di Fitto, affermando che “i fondi dell’Europa servono per nidi, case della salute, infrastrutture per il sud, basta ritardi e confusione dal governo.

Il governo Meloni ha confermato che i fondi europei non saranno usati per le armi

Il gioco delle parti politiche sembra concluso, tra maggioranza ed opposizioni. Una mozione analoga sulle armi ha ottenuto l’ok anche del senato. Come per la Camera si è proceduto a votazioni per parti separate, in quanto palazzo Madama ha approvato alcune parti della mozione unitaria di Pd e M5s, su cui il governo aveva dato parere favorevole, in particolare votando a favore del punto 11 con 146 sì. Quello che prevedeva appunto l’esclusione dell’utilizzo “delle risorse di pertinenza del Pnrr per la produzione di armi e munizioni in conseguenza degli aiuti forniti all’Ucraina”.

Da entrambi i rami del parlamento è arrivato, così, l’ok alla mozione di maggioranza che riguarda le iniziative in materia di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il testo approvato a palazzo Madama impegna l’esecutivo, tra l’altro, “a proseguire nell’attività di attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr, come aggiornato anche con l’inserimento del capitolo REPowerEU, assumendo tutte le iniziative ritenute necessarie al fine di assicurare il tempestivo raggiungimento entro il 2026 delle milestone e dei target, nonché ad informare il Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, sugli investimenti e sulle riforme inserite nella proposta di aggiornamento del piano nazionale di Ripresa e Resilienza, comprensiva del capitolo REPowerEU, consentendo un adeguato ed approfondito esame”.

In ogni caso, il testo, su cui il governo aveva espresso parere favorevole, impegna l’esecutivo a elaborare una proposta di aggiornamento del piano che si focalizzi specificatamente su misure che hanno registrato un notevole ritardo nella fase di avvio o un rilevante incremento dei costi.

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