OMS COMPLICE E CONNIVENTE CON LE MULTINAZIONALI

Più che la salute pubblica sarebbero tutelati gli interessi miliardari privati che si celano dietro una ricerca scientifica tempestiva, magari prima ancora che dilaghi la pandemia. La verità? Prima o poi salterà fuori ma è innegabile che dietro alla malattia si facciano soldi a palate.

Si sarebbe potuta affrontare in maniera migliore la diffusione del virus? Esistevano delle precedenti ricerche scientifiche che avrebbero potuto velocizzare la ricerca del vaccino? Qual è il ruolo, e le presupposte responsabilità, giocato dall’OMS, dagli Stati nazionali e da Bill Gates? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui hanno provato a rispondere il giornalista Sigfrido Ranucci e la redazione di Report nella puntata dell’11 maggio.

Sembra ormai di pubblico dominio il fatto che tra il Covid-19 e la Sars diffusasi nel 2003 esistano numerose analogie. In primo luogo, l’appartenenza alla stessa famiglia di virus: i due tipi d’infezione, infatti, condividono l’80% del genoma. Secondariamente l’epicentro stesso della diffusione: la Cina. Per quanto questa possa sembrare una casualità, in realtà, esistono dettagli che fanno sovrapporre la sfera sanitaria a quella politico-economica. Un ruolo di spicco all’interno dell’inchiesta di Report lo interpreta il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, primo politico africano a scalare la vetta dell’organizzazione. Al centro del dibattito ci sarebbero i rapporti poco trasparenti che intercorrerebbero tra Tedros Adhanom e la Cina i quali risalirebbero ai tempi in cui il politico ricopriva incarichi governativi nella sua Etiopia. Tra il 2005 e il 2016, Adhanom, ha rivestito prima il ruolo di ministro della Salute e poi quello per gli Affari esteri per il governo capeggiato dal fronte Democratico Rivoluzionario del popolo etiope. In particolar modo per quanto riguarda il primo mandato, le visioni sul suo operato sono molto contrastanti. Se da una parte vi furono notevoli riduzioni per quanto concerne i casi di Hiv e di meningite, nonché la costruzione di 4mila centri di salute in tre anni, dall’altra sembrerebbe che abbia tenuto nascosto al mondo intero almeno 3 casi di epidemia da colera per preservare il mercato del turismo.

Durante i suoi mandati in Etiopia sostenne fortemente i rapporti economici con la Cina, contribuendo a rendere lo stato sub-sahariano uno dei crocevia più importanti per la rotta africana della via della Seta. La linea ferroviera Addis-Gibuti, costata circa 4 miliardi di dollari, rappresenta forse il maggior investimento di Pechino nei territori etiopi. Peraltro è uno snodo militarmente strategico, considerando che a Gibuti è localizzata la prima base navale cinese nel vecchissimo Continente. Un progetto che aveva goduto dell’appoggio incondizionato del governo che Tedros Adhanom aveva sempre sostenuto.

L’ulteriore riprova del fatto che il direttore dell’Oms sembrerebbe legato a doppio filo con la Cina proviene proprio dall’iniziale gestione della pandemia. La carestia di notizie interne provenienti dal gigante asiatico ha reso difficile, in una fase iniziale, valutare i rischi che la diffusione del Covid-19 avrebbe potuto provocare. L’Oms, però, è sembrato estremamente restio a promulgare l’allerta globale, diffondendo notizie contraddittorie e confuse sia sull’utilizzo dei dispositivi di sicurezza anti-contagio, che sulla localizzazione della propagazione del virus. La politica attuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è sembrata a tratti estremamente vincolata dagli interessi specifici nazionali. Nello specifico dagli interessi cinesi, che probabilmente temevano che le ripercussioni economiche dettate da un isolamento internazionale.

I tanti vaccini per la SARS chiusi nei frigoriferi dei laboratori

Ma le pressioni sull’Oms, a quanto sembra, non provenivano solamente da Pechino. Anche oltreoceano speculatori e investitori attendevano con ansia le mosse di Tedros Adhanom; almeno secondo l’economista canadese Michel Chossudovsky. Per l’accademico, i “Lupi di Wall Street” erano stati informati anticipatamente da Tedros Adhanom sulla data esatta in cui l’Organizzazione avrebbe dichiarato lo stato di pandemia. Questo avrebbe permesso agli speculatori finanziari di utilizzare strumenti di mercato compresa anche la cosiddetta “vendita allo scoperto”.

Parallelamente al discorso economico e geopolitico, va affrontata la questione vaccini e finanziamenti all’Oms. Come ha evidenziato Report, gli introiti principali non provengono dagli Stati nazionali, che contribuiscono con circa il 20%, ma da investimenti privati (tra cui le multinazionali farmaceutiche), che nei fatti indirizzano la ricerca e gli obiettivi dell’agenzia dell’ONU. “…L’Oms in questi anni è stata privatizzata – ha dichiarato German Velasquez, consulente politiche della Salute pubblica South Center-. L’operazione l’ha completata la direttrice Margaret Chan…”. Tra i principali finanziatori dell’Organizzazione c’è Bill Gates che, mediante la sua fondazione filantropica, dona circa mezzo miliardo di dollari ogni due anni. Il programmatore di Seattle, tra i suoi tanti investimenti, può vantare quotazioni azionarie nel campo dell’industria farmaceutica. In questi termini si potrebbe verificare un profondo conflitto d’interessi per l’imprenditore americano, che avrebbe la possibilità di indirizzare gli interessi e le ricerche dell’Oms verso gli obiettivi a lui più sensibili. Analogo discorso vale per tutte le case farmaceutiche che attraverso i fondi destinati all’Organizzazione diretta da Tedros Adhanom potrebbero sembrare più azionisti che filantropi.  Un chiaro esempio di tale pratica emergerebbe dalla repentina interruzione della sperimentazione del vaccino antiSARS nei mesi successivi all’epidemia dei primi anni Duemila.

Bill Gates

Appena l’emergenza virus tendeva al ribasso, gli Stati e le aziende farmaceutiche cessarono di investire sulla ricerca antivirale (che frutta circa 30 miliardi all’industria medicinale) per tornare a concentrarsi sui farmaci da banco (160 miliardi). Un’operazione di mercato più sicura e redditizia. Risultato? Migliaia di provette con possibili vaccini per il Covid-19 rimasero chiuse nei laboratori di ricerca per quasi due decadi, dato che “non erano più necessarie”. Secondo quanto ha dichiarato Andrea Gambotto, docente presso la Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh, già nel 2003 “…Avevamo trovato questo vaccino (SARS ndr.) e conservammo i sieri delle varie sperimentazioni sulle scimmie. Per anni sono rimasti chiusi nei frigoriferi, fino a quando non sono andato a cercarli e li ho trovati. Ora, li abbiamo mandati a uno nostro collaboratore in Olanda…Sostanzialmente la SARS sparì da un giorno all’altro e questo fermò la sperimentazione sull’uomo. Se all’epoca avessimo proseguito probabilmente oggi saremmo almeno di 6 o 7 mesi più avanti nella ricerca…”.

Insomma, sembrerebbe che anche l’Oms sia legato a doppio filo ai ricavi dell’industria farmaceutica, e che le proprie ricerche e i propri investimenti siano inestricabilmente collegati ai piani economici dei leader del settore. Ma che cosa accadrebbe se le convenienze di queste grandi realtà non coincidessero con il bene della popolazione mondiale? Un ulteriore dubbio in merito alla vicenda lo stimola Michel Chossudovsky. Secondo l’economista il 18 ottobre 2019:

…La Gates Foundation insieme al World Economic Forum e in collaborazione con la Johns Hopkins School of Public Health (Si può facilmente verificare che la Johns Hopkins School of Public Health è collegata a Wall Street) organizzano una simulazione di una pandemia di Coronavirus.  Si chiamava Event 201. A quella simulazione parteciparono persone provenienti principalmente dalle istituzioni finanziarie private, dirigenti aziendali, fondazioni, Big Pharma… Era essenzialmente una simulazione che includeva un certo numero di fattori, incluso il crollo dei mercati azionari, l’estensione del virus a qualcosa come 65 milioni di persone e così via… Le organizzazioni coinvolte nella simulazione sono state anche coinvolte nella gestione effettiva della pandemia, una volta che è stata messa in atto…”.

Michel Chossudovsky

Ironia della sorte, a quanto dichiara l’accademico il nome in codice del virus era nCoV-2=19. Economia, finanza, profitto? Cosa si nasconde dietro il Coronavirus? Probabilmente soltanto dentro le mura dell’Osm sanno la verità.

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