Uno studio di Hong Kong conferma che l’“effetto lunedì” esiste e perdura: lo stress del lavoro altera corpo e mente anche in pensione.
Nelle società tardo-capitaliste il lunedì è il giorno della ripresa delle attività produttive, dopo l’agognato weekend. Almeno nella maggior parte dei casi, in quanto esistono lavori come quelli commerciali o autonomi i cui i riposi hanno una cadenza estemporanea. Oppure i lavoratori della sanità, forze dell’ordine, vigili del fuoco, essendo servizi per salvaguardare la salute pubblica, l’ordine pubblico sul territorio e la protezione civile, sono aperti h24. Comunque, nella stragrande maggioranza dei casi il lunedì si ritorna al lavoro.
Ed ecco ripresentarsi il malumore, pensando di dover sacrificare un’altra settimana della propria esistenza al “totem” Lavoro. Col passare degli anni succede che si arriva al weekend, da giovani tanto anelato, sui gomiti, ci senti esausti come se si fosse sopravvissuti alle famose 12 fatiche di Ercole. Si riesce a malapena, come anime in pena, a fare la spesa e tornare a casa. Ogni attività ludica o di piacere viene abolita, perché il fattore predominante è una grande, immensa stanchezza, come svuotati di qualsiasi energia! Comunque, il lunedì è stata registrata una crescita del livello di cortisolo, l’ormone dello stress.

Il problema si è talmente diffuso che un gruppo di studiosi dell’Università di Hong Kong ha compiuto una ricerca sul tema. Sono stati valutati, nel giorno più odiato dai lavoratori, alti livelli di ansia, sbalzi d’umore, agitazione e nervosismo serpeggiante. Gli scienziati hanno cercato di capire come queste condizioni agissero sulla fisiologia del corpo umano, studiando, appunto, il livello del cortisolo. L’ansia è uno dei fattori che altera il sistema neuroendocrino, coordina la risposta allo stress dell’organismo, soprattutto, del cortisolo, che ha effetti negativi sull’apparato cardiovascolare.
Sono stati prelevati campioni di capelli di 3550 persone, previo questionario sui loro livelli di ansia, per verificare la presenza dello sgradito ospite, il cortisolo. In questo modo si è riusciti ad avere una fotografia generale, perché il cortisolo è un ormone che trova nei capelli un terreno fertile per propagarsi. In pratica gli scienziati hanno studiato quello ricavato nei due mesi precedenti. I dati diffusi sostengono che le persone che manifestano uno stato ansioso in quel “maledetto” lunedì, producono uno squilibrio del sistema neuroendocrino, col cortisolo maggiore circa del 20%. Il dato curioso è che questo effetto dannoso è stato riscontrato pure in persone andate in pensione. A conferma di come l’“effetto lunedì” abbia talmente attecchito nella fisiologia e psicologia dei lavoratori, che continua a produrre effetti negativi al termine della vita lavorativa, in cui ci si augura di potersi godere la pensione.

Quindi, questo fenomeno, come ha confermato lo studio, oltre ad avere un effetto biologico, non dipende dal destino cinico e baro, come, con superficialità, si cercava di sminuire un problema serio. Si potrebbe iniziare a mettere in campo una forma di prevenzione, anche con l’ausilio di ulteriori e più approfonditi studi. Tuttavia l’aspetto sconvolgente non riguarda solo il lunedì, ma l’intera vita dell’essere umano.
Proprio perché è unica e irripetibile si dovrebbe avere possibilità di molte chances. Invece si viene fagocitati in un meccanismo perverso, in cui l’unico modus operandi è legato all’adorazione del feticcio lavoro, da cui si resta obnubilati fino alla morte fisica. Perché quella non fisica inizia quando si entra nella “Grande Gabbia” della Divinità Assoluta, il Lavoro. Pura “peste psichica”, anche perché alternative all’orizzonte non se ne scorgono!