Nuovo corso del Pd e nuovo clima con Schlein, ma c’è un rischio da evitare

I risultati elettorali in Friuli-Venezia Giulia premiano il centrodestra. Intanto si prospettano nuove sfide per il Partito Democratico con l’elezione di Elly Schlein alla segreteria.

Roma – Nel Friuli-Venezia Giulia è stato confermato alla guida della Regione, con il 64% dei voti, Massimiliano Fedriga. Vince il centrodestra con un buon risultato della lista del presidente e la Lega è il primo partito. Il Pd tiene le posizioni ma crollano sia il M5s, sia il Terzo polo in corsa solitaria. Insomma gli elettori del centrosinistra non premiano le divisioni e piuttosto restano a casa. Elly Schlein ha vinto il congresso e sta esercitando la leadership con una vitalità che fa bene al Pd, come dimostrano l’aumento degli iscritti e la crescita nei sondaggi.

Massimiliano Fedriga

Un nuovo entusiasmo si percepisce in quasi ogni parte del Paese, anche se pare che siano più gli elettori perduti a trovarsi a proprio agio, rispetto agli iscritti effettivi. Per questo motivo è opportuno che tocchi a lei decidere la segreteria, mentre chi ha perso debba restarne fuori.

Insomma, è una responsabilità che Schlein dovrà assumersi, poi nel medio e lungo periodo si potrà dare una valutazione. Basta, in sostanza, ad un accordo a tutti i costi tra maggioranza e minoranza dem. Sono solo alcune timide indiscrezioni che si fanno largo, ma che danno l’esatta misura del clima che si respira con l’avvento della nuova segretaria.

D’altronde, meglio lasciare provare una nuova linea anziché pretendere, ad ogni costo, posti di primo piano a chi ha perso le Primarie dei democratici. D’altronde la logica spartitoria, di cui nessuno si meraviglia, non servirebbe in questi momenti certamente al Pd, anzi potrebbe soltanto creare false attenuanti in un eventuale inversione di tendenza elettorale, attribuibili all’opposizione interna. L’impegno e la responsabilità dei vincitori devono essere pieni e chiari a tutti.

Elly Schlein

Le correnti interne ai dem potrebbero essere, così, il “sale” che permetterebbe di coesistere a diverse anime. È da molti anni, infatti, che i dem praticano lo sport dell’unità e della convergenza, basato su un falso unanimismo, che peraltro fino ad oggi ha divorato tutti i leader del partito. Dunque, meglio aspettare che la linea politica impressa dalla nuova leader si manifesti a tutto tondo, soprattutto con i risultati elettorali che potrebbero portare ad una modifica degli equilibri con gli alleati. Già dalla lettura dell’indice di gradimento dei partiti si può ricavare qualche previsione e nuovo innamoramento nel nuovo solco tracciato dal Pd. Ciò però a scapito sempre e solo di un centrosinistra, ancora da ricercare e modellare forse a piacimento di chi si sente “testa d’ariete”, di sfondamento rispetto ad altri alleati che posseggono la stessa vocazione leaderistica. Il gioco a scacchi, tutto interno, è già iniziato.

Insomma, la fase dell’innamoramento, di un elettorato trascurato e posto ai margini, è ancora nella sua massima espressione, almeno nei sondaggi. Nel breve tempo si potrà già valutare se la delusione farà ancora capolino tra coloro che fino adesso si sono sentiti esclusi e marginalizzati ed ora rilegittimati dal nuovo corso. Gli elettori docet. È, comunque, sotto gli occhi di tutti come si cambia facilmente idea quando si è all’opposizione, ed il discorso riguarda tutti i partiti e leader, mentre quando si fa parte della maggioranza di Governo le posizioni si ribaltano senza alcuna coerenza. Un esempio lampante è quello del 2017: con il dem Nicola Latorre, all’epoca presidente della commissione Difesa del Senato in accordo con Minniti, venne approvato il seguente documento:

… in nessun modo può ritenersi consentita dal diritto interno e internazionale, né peraltro desiderabile, la creazione di corridoi umanitari da parte di soggetti privati, trattandosi di un compito che compete esclusivamente agli Stati e alle organizzazioni internazionali o sovranazionali”.

Insomma, no ai corridoi umanitari organizzati dalle Ong, che dovrebbero operare esclusivamente in una cornice regolamentata e coordinata dalle autorità italiane. Ora è tutta un’altra storia. Le elezioni regionali del Friuli-Venezia Giulia, però non fanno sopire lo scontro interno che è in atto nel Pd. Il risultato deludente, infatti, non è passato inosservato, anche perché ha stroncato quella narrazione su una presunta rinascita del Pd grazie alla vittoria di Elly Schlein alle primarie. Anche questo pesa negli equilibri interni. Mal di pancia e sofferenze ne sono la logica conseguenza.

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