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Nuovi scenari lavorativi: l’ascesa della carriera “non lineare” per 4 su 10

Lo rivela lo studio di GoodHabitz, piattaforma di formazione che offre centinaia di corsi per dipendenti con sede nei Paesi Bassi.

Roma – Il mercato del lavoro è diventato altamente competitivo, per cui può capitare di sentirsi intrappolati in un percorso che non corrisponde ai propri desideri. Tuttavia, il paradigma culturale dei lavoratori è in rapida evoluzione. Uno studio curato da GoodHabitz, una piattaforma di formazione che offre centinaia di corsi per dipendenti nelle categorie più disparate con sede nei Paesi Bassi, su un campione di 1000 lavoratori italiani ha evidenziato che il 40% sta compiendo una carriera non lineare. Nel senso che è costellata di cambi di settore o di ruolo nella stessa azienda o in un contesto completamente diverso, in contraddizione col modello di carriera verticale, in cui i dipendenti avanzano salendo i gradini gerarchici all’interno dell’azienda, passando da ruoli di livello inferiore a posizioni di maggior responsabilità e autorità.

Questo accade perché i lavoratori odierni sono orientati ad una maggiore flessibilità e curiosità verso nuove opportunità offerte da un mercato del lavoro in evoluzione che richiede abilità trasversali. Gli studiosi hanno definito questo fenomeno “percorso non lineare”. Non ne sono attratti solo i giovani, ma anche gli over 45. E, ancora una volta sono le donne, confermando di saper cogliere le novità, ad esserne le protagoniste. E’ una novità che ha, comunque lasciato traccia, anche in chi ha intrapreso una carriera lineare. Infatti, il 36% ha manifestato desiderio di cambiare lavoro o di averlo pensato in passato. Affinché la trasversalità possa realizzarsi è necessario avere le competenze necessarie da sfruttare per tutte le opportunità, tra cui: la risoluzione dei problemi, la gestione dello stress e il lavoro di equipe.

Secondo la ricerca queste competenze trasversali sono efficaci anche per indirizzarsi verso nuove attitudini personali rimaste latenti per tanto tempo, ma che ora trovano la strada per svilupparsi. Decidere di crescere dal punto di vista professionale non è un percorso che si compie solo cambiando lavoro. Lo si può fare anche restando nella stessa azienda. A conferma di ciò, i lavoratori di aziende con oltre 250 dipendenti hanno dichiarato di aver avuto più opportunità di cambiare ruolo all’interno della stessa azienda che da realtà esterne.

Dallo studio condotto è emerso, inoltre, una richiesta alle aziende di mostrare attenzione alle nuove dinamiche del mercato del lavoro per ottimizzare le competenze trasversali accelerando la crescita professionale e la realizzazione individuale. Investire nella formazione continua e nelle competenze dei dipendenti, quindi, accresce la produttività aziendale e il loro rendimento. Non solo favorisce anche il mantenimento dei talenti fatti in casa grazie ad un contesto lavorativo inclusivo. Ancora una volta emerge la struttura naturale dell’impresa: nata per il profitto, giustamente segue la sua inclinazione.

Il benessere del dipendente è tale, se viene utilizzato per la crescita della produttività e, quindi degli introiti, non sono mica dei benefattori, tutto nella logica! Se questi risultati si raggiungono stimolando l’ambiente di lavoro, ben vengano interventi del genere. Il dramma è quando il profitto deve essere raggiunto a tutti i costi, senza rispettare orari e diritti dei lavoratori, con sfruttamento e vessazioni di ogni tipo, come la cronaca di tutti i giorni, purtroppo, conferma. Per la cronaca, c’è da registrare un aspetto quanto meno curioso riguardante studi questo tipo: il mercato del lavoro è stato definito, negli ultimi tempi, statico, dinamico e trasversale. Misteri delle scienze sociali!

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