NORDIC WALKING

Tranquilli, non si tratta di valchirie nordiche o di altre amenità del genere, ma semplicemente di due bastoncini che aiutano a camminare con notevoli benefici alla condizione psicofisica delle persone ed alla salute in generale.

Non si tratta di valchirie nordiche o di altre amenità del genere, ma semplicemente di due bastoncini che possono cambiare la vita. Strano che due bastoncini abbiano questo potere taumaturgico: eppure, aiutano a camminare, con notevoli benefici alla condizione psicofisica delle persone e alla salute in generale. E’ facile incontrare per i sentieri di montagna o su per i colli cittadini persone che effettuano lunghe camminate appoggiandosi a dei bastoni simili alle racchette da sci. E’ un nuovo modo di mantenersi in forma. Secondo una ricerca di qualche anno fa, il cervello di chi percorre 6 miglia alla settimana, circa 9,7 km, possiede più capacità mnemoniche e un migliore funzionamento dell’attività cerebrale, rispetto ai sedentari e ai pantofolai.

Lo studio, pubblicato negli Atti della National Acamedy Sciences, ha rivelato che camminare è la maniera migliore per preservare la salute mentale della terza età. Un anno di modesto esercizio aerobico riduce il fenomeno, tipico dell’età avanzata, del restringimento di un’area del cervello, migliorandone la memoria. Grazie all’aiuto di questi bastoncini, utilizzati a mo’ di protesi, l’homo erectus può, in parte, riappropriarsi delle 4 zampe motrici, da cui si era affrancato raggiungendo nella scala dell’evoluzione la c.d. stazione eretta. Inoltre, la tecnica del nordic walking (camminata nordica), secondo il parere dei circa 11 milioni che lo praticano, procura benessere alla salute psicofisica dell’individuo, apportando benefici di vario tipo. Innanzitutto, i suddetti bastoncini aiutano ad avere una postura più equilibrata e corretta. Inoltre, negli anziani, l’ippocampo, centro della memoria del cervello, perde dall’1 al 2% del suo volume ogni anno: colpendo la memoria, aumenta il rischio della demenza. L’esercizio aerobico contrasta il declino neuro cognitivo.

Nello studio, è stata eseguita una risonanza magnetica per misurare gli effetti dell’esercizio aerobico dell’ippocampo su 120 cittadini statunitensi di un’età compresa tra i 60 e gli 80 anni, tutti sedentari e senza demenza.  Sono stati divisi in due gruppi: il primo ha camminato su un circuito per 40 minuti al giorno per tre giorni a settimana, mentre gli altri si sono limitati a sottoporsi ad allungamento muscolare e a esercizi di tonificazione. Tutti i soggetti sono stati esaminati dal punto di vista fisico e sottoposti a risonanza magnetica prima, durante e dopo l’anno di osservazione. Ebbene: i volontari che hanno effettuato l’esercizio aerobico hanno presentato un aumento del volume dell’ippocampo sinistro e destro, rispettivamente del 2,12% e dell’1,97%. Le stesse zone, controllate nei soggetti del secondo gruppo, non hanno ottenuto gli stessi risultati. Tutti, poi, sono stati sottoposti ai test di memoria spaziale: i volontari del primo gruppo, dopo un anno di nordic walking, hanno evidenziato un miglioramento della memoria, rispetto alla performance iniziale.

Secondo gli scienziati, l’atrofia dell’ippocampo in età avanzata è quasi inevitabile. Tuttavia, si è notato che anche un’attività fisica moderata, eseguita per un anno, può facilitare l’aumento di dimensioni di questa struttura cerebrale. Insomma, in questa fase il cervello è modificabile. I benefici sono alla portata anche di chi è portatore di un qualche handicap. A dimostrazione che è col movimento lento che si raggiunge l’alta velocità e si percorre un traguardo più lungo.

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