Chi ha successo sul web non sempre diventa veramente famoso. I veri Vip risalgono a prima della rivoluzione digitale ed erano autentici personaggi che il pubblico riconosceva per strada.
Roma – Negli ultimi giorni una notizia ci ha destati dal lento, ma costante, torpore provocato dal caldo agostano. Pare che chi è famoso oggi con internet, non riscuota lo stesso successo di chi lo era prima dell’avvento della rivoluzione digitale. Una volta per essere famosi bisognava essere riconosciuti dal pubblico. Capitava ad attori, cantanti e gruppi musicali, sportivi e simili. Quelli di tendenza venivano celebrati dai media tradizionali che diffondevano ancora di più la loro fama.
Da quando si è imposta la comunicazione online, nuove figure hanno attirato l’attenzione del pubblico. Ed è tutto un proliferare di youtuber, tiktoker, influencers e content creator. Questi ultimi non sono… creativi felici, ma creatori di contenuti accattivanti per aziende e brand. Malgrado alcuni di loro raggiungano moltissime persone, basta dare un’occhiata ai followers, non arrivano al livello delle celebrità, almeno come le abbiamo conosciute finora. Addirittura vengono visti come degli alieni quando qualcuno di loro viene invitato a qualche raduno o manifestazione di interesse pubblico, come il festival del cinema di Venezia.
Secondo W. David Marx, autore del saggio: “Status e cultura, come il nostro desiderio di rango sociale crea gusto, identità, arte, moda e cambiamento costante” coloro che hanno successo in rete, restano dei piccoli borghesi del mondo dello spettacolo, nonostante il gran numero di persone che guardano i loro video. Inoltre, anche se internet è talmente diffuso, per essere una celebrità mondiale bisogna aver recitato in qualche film o apparire in qualche trasmissione tv di successo, o fare pubblicità per grossi marchi.
Lo scrittore ritiene, inoltre, che diventare celebri come si faceva nel passato, per esempio come rockstar o divi del cinema, sia conseguenza del ritardo che istituzioni molto in voga e di prestigio, come Hollywood, hanno nell’accettare che non sono più al centro della notorietà di una volta. Ma questo dipende anche dall’essenza delle piattaforme digitali. Infatti, per produrre attrazione verso un dato fenomeno, è necessario un certo livello di elitarismo, in quanto il pubblico necessita di aver un modello su cui fare affidamento.
Prima dell’avvento della rete questo processo veniva messo in moto dai mass media tradizionali, che non solo diffondevano notizie, ma in un certo senso legittimavano anche, dando rilevanza a questo o quel personaggio, a questo o quel fenomeno. Le piattaforme digitali, invece per la loro composizione, non sono in grado di ricoprire un ruolo analogo. Può essere che chi ha successo online sia sprovvisto del fascino della celebrità, la cui origine, spesso, proviene da famiglie benestanti o da personaggi famosi.
I social se hanno un merito è quello di essere interclassista. Permettono a chiunque, infatti, di esercitare attenzione e di avere dei fans virtuali. Nel nostro Paese la televisione generalista è ancora uno strumento adatto per diventare celebri. Per i creator, al contrario, c’è poco spazio, perché producono contenuti per uno specifico target, non trasferibili in uno spazio multi tematico. Alcuni potrebbero essere impreparati alla visibilità quotidiana, mentre altri hanno i propri “aficionados” a cui importa poco o nulla interagire in questa maniera. Di fronte a considerazioni del genere si può reagire in tanti modi. Si potrebbe esclamare il classico “A noi che ce frega delle celebrità” con tutti i guai quotidiani che si hanno. Però la cronaca è anche di “costume” che piaccia o no. Ed è un termometro dei cambiamenti sociali in atto!