Il pensionato conduceva una vita normalissima ed era appassionato di ciclismo. Non aveva grilli per la testa e amava la famiglia. Aveva comprato un’auto nuova e avrebbe partecipato ad altre gare con gli amici che condividevano lo stesso hobby delle due ruote. Incontra la madre malata ed il fratello, con il quale pare non corresse buon sangue, e si dilegua come un fantasma.
Monghidoro – Nicola Menetti, 61 anni, dipendente Telecom in pensione, viveva a Toscanella di Dozza, provincia di Bologna con la moglie. Il 20 febbraio 2009 l’uomo usciva dalla sua abitazione di via Pertini 8 per raggiungere con la sua Fiat Multipla, nuova fiammante, l’anziana madre malata che viveva in un casolare di campagna con il fratello Alessandro, a Frassineta, frazione di Monghidoro.
Da quel pomeriggio di tredici anni fa del pensionato si sono perdute le tracce. A vederlo per l’ultima volta sarebbe stato proprio il fratello Alessandro che lo avrebbe notato parlare con uno sconosciuto davanti casa, ubicata al civico 14 della stessa via.
Poco dopo Nicola e la persona non identificata con la quale avrebbe avuto un colloquio, a dire del fratello, si sarebbero allontanati a bordo delle rispettive automobili. La Fiat Multipla del pensionato verrà ritrovata poco distante dalla dimora materna di Frassineta con le chiavi sul cruscotto e i finestrini di poco abbassati.
A dare l’allarme, non vedendolo tornare per cena, sarà la moglie Tiziana che avviserà della scomparsa figli e parenti. Il 7 marzo 2009 il Pm Morena Plazzi, della Procura felsinea, apriva un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere a carico di ignoti delegando ai carabinieri le indagini di rito.
Per i militari la sparizione del pensionato appariva da subito piuttosto strana e nonostante le ricerche capillari avviate su tutto il territorio pedemontano gli investigatori non riuscivano a scoprire alcuna pista che potesse condurre all’uomo, che per altro non aveva motivi per fuggire volontariamente.
L’auto del pensionato e il casolare dove abitavano la madre ed il fratello sarebbero stati passati al setaccio con il Luminol ma la Scientifica dell’Arma non troverà un solo indizio utile per le investigazioni. A più ampio raggio, negli anni, verranno ritrovati resti umani che avevano riacceso le speranze della famiglia Menetti, altro non fosse per dare degna sepoltura al loro congiunto.
Le ossa, dopo la comparazione del Dna, venivano attribuite ad altre persone scomparse ma niente che potesse riguardare il pensionato dileguatosi come un fantasma in qualche decina di metri dalla casa materna:
”…Quando nel gennaio scorso avevano trovato altre ossa umane nel fiume Idice si era riaccesa la speranza – racconta Monia Menetti, figlia del pensionato – si era riaccesa la speranza ma non erano di mio padre. Chiediamo che le indagini vengano riaperte subito perché papà non se ne sarebbe andato via di casa per nessuna cosa al mondo, non aveva motivi. Con le nuove tecnologie è possibile fare ciò che 13 anni fa era impossibile…”.
Da fonti confidenziali pare che fra Nicola e Alessandro non corresse buon sangue per questioni di soldi, nonostante questa versione dei fatti pare sia stata smentita dal germano dello scomparso. Poi due fatti assai strani: nell’auto di Nicola verrà ritrovato l’unico mazzo di chiavi che permettevano di aprire la porta della casa colonica di Frassineta.
Quelle chiavi sarebbero state nel possesso esclusivo di Alessandro che, quella mattina, le aveva date a Nicola per aprire la porta della casa di famiglia. Come mai Nicola non le aveva restituite al fratello sapendo di non ritornare nell’abitazione dei congiunti? Un testimone asserisce di aver visto il cancello della casa di Frassineta aperto intorno alle 13.50 del giorno della scomparsa. Chi lo aveva lasciato aperto? E perché? Ma c’è di più.
Il giorno dopo la sparizione di Nicola qualcuno avrebbe rotto o forzato le porte del casolare, in parte in disuso. Accanto al fabbricato c’erano due cani che, stranamente, non avrebbero abbaiato all’intruso, o agli intrusi, come se conoscessero chi aveva danneggiato gli ingressi. Il caso veniva poi archiviato per insufficienza di indizi nonostante i dubbi e le perplessità che le indagini avrebbero evidenziato:
”…Gli uomini non evaporano e sul loro destino bisogna fare chiarezza – afferma l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale della famiglia Menetti – Nicola era un pensionato appassionato di ciclismo con una vita e frequentazioni tranquille e sane. Qualcuno, anche a distanza di tanto tempo, potrebbe ricordare qualcosa. Se questo qualcuno c’è dovrebbe venire fuori e raccontarci che fine ha fatto Nicola…”.