HOME | LA REDAZIONE

NAPOLI – IL PADRE DI LUIGI VUOLE GIUSTIZIA. IL FIGLIO CON UN COMPLICE TENTAVA UNA RAPINA

Il padre della giovane vittima chiede giustizia. I due ragazzi, armati di pistola giocattolo, stavano rapinando tre persone a bordo di un'auto. La polizia ha sparato uccidendo il giovane.

Napoli – “…Voglio giustizia, non si può morire così a 17 anni…”, ripete con gli occhi lucidi e ancora incredulo il quarantenne Ciro Caiafa, 40 anni, padre di Luigi, il giovane colpito a morte durante l’intervento di una pattuglia di ”falchi”, squadra speciale di agenti della polizia di Stato impiegati nella prevenzione di rapine e scippi.

Il ragazzo è spirato intorno alle 4.30 del 4 ottobre scorso, prima che arrivassero i soccorsi. Il suo complice, Ciro De Tommaso, 18 anni, si è arreso subito. I due si trovavano a bordo di uno scooter Liberty 250 e, con indosso i caschi, stavano tentando di rapinare tre occupanti di una Mercedes a cui avevano intimato di scendere dalla vettura. “Spara, spara” avrebbe gridato Ciro a Luigi che, a sua volta, avrebbe puntato la pistola contro gli agenti sopraggiunti a seguito di una segnalazione sul luogo della rapina, tra via Marina e via Duomo.

Luigi Caiafa

Il faccia a faccia tra forze dell’ordine e rapinatori sarebbe finito con tre colpi esplosi dalla pistola di un poliziotto, uno dei quali feriva mortalmente alla gola il diciassettenne che avrebbe compiuto la maggiore età il prossimo dicembre. Nato nei quartieri Spagnoli, ma trasferitosi poi a Forcella, Luigi aveva qualche precedente per droga e maltrattamenti in famiglia ed era sotto misura giudiziaria di ”messa in prova”. Da alcuni mesi lavorava per qualche ora al giorno in una pizzeria vicino casa.

Suo padre, sorvegliato speciale con obbligo di dimora, in passato è stato fermato mentre si trovava in compagnia di personaggi di spicco del clan camorristico Mazzanti-Terraciano, particolarmente attivo tra via Toledo e via Pignasecca, nella zona delle “Chianche”. Il secondo rapinatore, che pare si sia avvalso della facoltà di non rispondere, è il figlio di Gennaro De Tommaso, meglio conosciuto come” Genny ‘a carogna”, ex capo degli ultrà del Napoli, già narcotrafficante ed oggi collaboratore di giustizia. L’uomo era divenuto famoso per il tentativo di trattativa con l’allora capitano del Napoli Marek Hamsik, per far saltare la finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico contro la Fiorentina, giocata il 3 maggio 2014, dopo il ferimento a colpi di pistola del tifoso napoletano Ciro Esposito da parte di un ultrà della Roma.

Il luogo dove è morto il ragazzo

Condannato a 18 anni di carcere, nel 2018, per traffico internazionale di stupefacenti, è diventato collaboratore di giustizia. Un pentimento che gli è costato l’abbandono da parte della famiglia, tanto che l’anno scorso il padre aveva dichiarato”…Disconosco mio figlio. Se era ommo, si faceva la carcerazione per la droga e si stava zitto. Quello che sta dicendo sono tutte palle. Nun sape niente…”.

La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Claudio Basso. Al momento il poliziotto che ha aperto il fuoco sul giovane non è indagato ma eventuali ipotesi d’accusa potrebbero essere formulate nell’arco di brevissimo tempo. L’arma utilizzata dai due ragazzi, rivelatasi poi un’arma giocattolo, è stata sequestrata e insieme alla pistola ”vera” verranno sottoposte a perizia balistica.

Lo scooter è risultato rubato alcuni mesi fa. Oltre alle testimonianze degli agenti della pattuglia dei Falchi e di De Tommaso, saranno fondamentali anche le immagini delle telecamere di un centro revisioni auto ubicato alla fine di via del Duomo e, forse, di qualche altro occhio elettronico installato dall’altro lato della strada. Inoltre su via Marina c’è un impianto di videosorveglianza stradale che potrebbe essere molto utile agli inquirenti.

E’ importante chiarire che non si è trattato di un conflitto a fuoco poiché i due ragazzi maneggiavano una replica d’arma che da lontano può sembrare un’arma vera e propria. In molti casi questi “giocattoli” vengono modificati e diventano in grado di sparare proiettili veri. La tragica vicenda ricorda da vicino quella in cui ha perduto la vita Ugo Russo di 15 anni. Il ragazzo era stato ucciso nella notte tra il 29 febbraio e il 1°marzo scorsi da un carabiniere a cui l’adolescente aveva tentato di rubare un Rolex minacciando il militare con una pistola giocattolo in zona Santa Lucia.

Ugo Russo

Il quartiere dove è avvenuto l’omicidio di Luigi Caiafa appartiene ad una vasta zona popolare come quella di piazza Mercato dove non di rado si verificano episodi di criminalità predatoria. Sono proprio questi rioni, questi vicoli a ridosso dei “bassi” che vedono morire ”i loro ragazzi” che giocano a fare i criminali.

Non potendo frequentare la scuola considerata un lusso o una perdita di tempo, decine di ragazzi diventano inevitabilmente facili prede delle organizzazioni criminali, del lavoro nero che lucra sulla disperazione e sul bisogno. E così diventa quasi legittimo, in questa sorta di visione distorta della realtà, credere che per ottenere qualcosa bisogna strapparla agli altri. Perché tanto poi qualcuno farà lo stesso con te. La strada, cosi facendo, rimane l’ultima spiaggia. Dove si muore da camorristi in erba. 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa