Tramite l’agenzia RIA Novosti il direttore del dipartimento europeo del Ministero degli Esteri russo, Alexei Paramonov, ha evocato non meglio precisate conseguenze irreversibili qualora l’Italia decidesse di inasprire ulteriormente le sanzioni economiche e finanziarie in danno della nazione belligerante.
Roma – Laddove il conflitto ucraino viene ancora definito “operazione speciale” dagli organi di Stato del Cremlino, non c’è stata esitazione da parte di Paramonov a parlare di “totale guerra finanziaria ed economica” intrapresa da parte dei Paesi occidentali nei confronti della Russia.
La citazione rimanda esplicitamente alle parole di Bruno Le Maire, ministro dell’economia francese, segno che i rapporti con il Paese d’Oltralpe si sono particolarmente deteriorati. È doveroso ricordare che nell’ultimo periodo, ancor prima che scoppiasse la guerra, sono stati frequenti i colloqui, faccia a faccia o via telefono, fra il capo di stato russo Vladimir Putin e il presidente francese Emmanuel Macron.
Paramonov nel suo discorso, forse volendo far leva su un certo tipo di sentimentalismo, ricorda che Russia e Italia sono legate da “…I trattati e gli accordi bilaterali esistenti, la natura speciale dei nostri legami, la ricca storia secolare di relazioni e tradizioni forti, l’esperienza di successo della cooperazione, il significativo capitale accumulato di fiducia reciproca…”, e definisce “deprimente” il fatto che tutto ciò venga dimenticato solo per seguire quella che chiama “isteria anti-russa”. Prosegue augurando che “…A Roma, come in altre capitali europee, tornino in sé, ricordino gli interessi profondi dei loro popoli, le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera…”.
Interrogato in modo diretto sul nodo della possibile interruzione della fornitura di idrocarburi all’Italia, Paramonov non si è esposto. La questione sarebbe “…In fase di elaborazione da parte del governo della Federazione russa…”, e ricorda che “…Mosca non ha mai utilizzato le esportazioni di energia come strumento di pressione politica. Le compagnie energetiche russe hanno sempre adempiuto pienamente ai loro obblighi…”. Se la situazione sia destinata a cambiare è ancora presto per saperlo. Una cosa è certa: l’entità dei provvedimenti occidentali mirati a ridurre l’operatività russa.
Sino ad oggi le sanzioni mirate alla Russia sono state numerose, iniziate nel 2014 in seguito all’annessione della Crimea e inasprite più volte in altre occasioni, come a fronte dell’avvelenamento dell’ex ufficiale Sergej Skripal e il tentato avvelenamento di Aleksej Navalnyj, storico oppositore di Putin.
In relazione allo scoppio della guerra in Ucraina il fronte occidentale ha anzitutto applicato misure restrittive in ambito finanziario. È stato esteso il divieto di finanziamento a nuove banche oltre a quelle già sanzionate con il congelamento dei beni in risposta al sostegno alle attività nel Donbass. Misure similari sono state attuate anche nei confronti di svariate imprese a controllo pubblico. Oltre a questo è ora impossibile per le società a controllo pubblico russe essere quotate in borse Ue, e vengono colpiti da proibizioni o forti limitazioni anche i conti di privati russi in istituti europei.
Altri settori interessati sono quelli delle esportazioni, con l’estensione dell’embargo ai materiali a duplice uso anche per uso non militare e utenti finali non militari, e quello dell’energia, dove si introduce il divieto di trasferimento di beni e tecnologie adatti alla raffinazione di greggio. Pesanti divieti di fornitura sono stati applicati anche ai settori aeronautico e spaziale.
Questi i punti salienti del primo pacchetto di sanzioni, risalente al 25 febbraio del 2022. Da allora sono stati integrati con quattro pacchetti ulteriori che hanno portato anche a limitazioni ad personam e ad applicare misure simili nei confronti della Bielorussia, il cui presidente Aljaksandr Lukashenko ha più volte apertamente appoggiato l’operato di Vladimir Putin.
Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis non ha escluso che l’Ue possa adottare ulteriori “punizioni” contro Mosca qualora la guerra di aggressione all’Ucraina dovesse continuare. Solo allora sapremo che cosa ha in mente il Cremlino per far fronte alla morsa a tenaglia pressoché globale che va stringendosi sempre di più intorno alla Russia.