Milano-Cortina, il governo smorza l’inchiesta: riunione dei pm sugli sviluppi

Un decreto stabilisce che la Fondazione è ente privato. Zuco presenta ricorso al Riesame contro il decreto di perquisizione e sequestro.

Milano – Il governo smorza l’inchiesta sulla Fondazione Milano Cortina 2026, con un decreto appena approvato e passato in sordina, in cui si mette nero su bianco come la Fondazione sotto accusa per corruzione e turbativa d’asta sia da considerarsi un organismo che “adempie a obblighi di natura privatistica”. L’ente non è dunque sottoposto alle regole di concorrenza degli enti pubblici e fuori dalle regole del Codice degli appalti. Al contrario, gli inquirenti lo ritengono che sia ente pubblico. Intanto l’ex direttore digital della Fondazione, Massimiliano Zuco, ha presentato ricorso al tribunale del Riesame contro il decreto di perquisizione e sequestro eseguito dalla guardia di finanza nell’inchiesta della Procura di Milano.

Inchiesta che lo vede indagato per corruzione e turbativa d’asta insieme all’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari e l’imprenditore Luca Tomassini. Zuco, assistito dall’avvocato Marco Sangalli di Lecco, è accusato di aver agevolato appalti per 1,8 milioni di euro nel settore ‘digital’ alle società Vetrya e Quybit di Tomassini in cambio di denaro e un’auto. Né Novari, che si è fatto interrogare dai pubblici ministeri Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, né Tomassini hanno chiesto l’annullamento del decreto di perquisizione. Nei prossimi giorni, nel frattempo, è attesa una riunione in Procura fra i pm titolari dell’inchiesta, con l’aggiunta Tiziana Siciliano e il procuratore Marcello Viola, per decidere sul da farsi.

I dubbi sono su come proseguire dopo che ieri il Governo ha fatto sapere di aver inserito nel decreto ‘Ricostruzione post calamità, Protezione civile e Grandi eventi’ una norma che “chiarisce” che le attività della Fondazione Milano Cortina 2026 “non sono disciplinate da norme di diritto pubblico” e che il comitato organizzatore dei giochi olimpici invernali “non riveste la qualifica di organismo di diritto pubblico” e “opera sul mercato in condizioni di concorrenza secondo criteri imprenditoriali”.

La decisione dell’esecutivo potrebbe stoppare l’inchiesta milanese, azzoppando le possibilità di contestare il reato di corruzione e turbativa d’asta. Il tema di fondo è quello se la Fondazione sia privata – come da decreto che l’ha istituita (“non perseguendo un bene di interesse generale”, recita l’oggetto sociale) – o pubblica come ritengono gli inquirenti, basandosi sulle garanzie finanziarie Statali di Presidenza del Consiglio, Regioni e Sace. Enti locali che, a più riprese, hanno garantito la “copertura dell’eventuale deficit”, si legge nel bilancio della Fondazione, e i rimborsi al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) anche in caso di “cancellazione dei Giochi”.

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