Mancia o non mancia? In America è una ‘questione di Stato’

Negli Usa gli extra sostituiscono quasi il salario, quasi mai regolare. E i clienti sono quasi obbligati a versare il 15-20% del conto totale.

Roma – Negli USA le mance sostituiscono, quasi, il salario! Un recente articolo apparso su “Gambero Rosso”- casa editrice italiana specializzata in enogastronomia- sulla modalità di elargire “la mancia” ha destato curiosità mista a stupore. Per “mancia” si intende un compenso facoltativo dato alla persona che presta un servizio già retribuito. Esiste, però, anche, una definizione truffaldina. In questo caso si tratta di un”elargizione di denaro allo scopo di ottenere favori e/o vantaggi in maniera illecita. Dal punto di vista della storia del costume, l’usanza risale ai tempi in cui la “servitù” non percepiva salario per il loro lavoro, ma veniva ricompensata con vitto, alloggio e un vestito nuovo da lavoro da far durare un anno.

Aggiungendo “lavatura, imbiancatura… e stiratura” viene in mente il famoso film del 1953 interpretato da Totò, con la regia di Mario Mattioli “Totò, turco napoletano”. Sull’origine del termine “mancia” ci sono diverse ipotesi. La più accreditata fa derivare la locuzione dal francese “manche” (manica). Sgobbando ogni giorno, le maniche dell’indumento si usuravano e, quindi, si consumavano facilmente. A questo punto il “padrone” elargiva una mancia per permettere alla servitù di comprare nuove maniche. Non in tutti i Paesi si è soliti offrire la mancia. In alcuni Paesi ha un significato molto negativo, come in Giappone.

Qui, infatti, risulta essere un’offesa, in quanto offrire al cliente un buon servizio è considerato un dovere. Negli Usa, invece, è, quasi, obbligatoria. Nel senso, che esiste una categoria di lavoratori, i “tipped workers” (letteralmente lavoratori con mancia), che ne ricevono almeno 30 dollari al mese. Il loro reddito è di infimo livello e la quasi totalità del loro salario, scaturisce dalla mance lasciate dai clienti. I datori di lavoro non sono obbligati a garantire uno stipendio regolare. Per questi motivi i clienti sono quasi… obbligati a versare il 15-20% del conto totale.

La cultura della mancia

Su quest’ultimo aspetto, l’autrice inglese Emma Baddington, in un articolo pubblicato sul celebre quotidiano “The Guardian”, ha espresso tutto il suo disappunto e disgusto per questo meccanismo, perché produce dipendenti sottopagati. Il sistema è talmente pervasivo che l’autrice ha trascorso il suo tempo a smanettare sul suo smartphone, tra schermi e istruzioni per elargire quella che si è rivelata essere una vera e propria… “gabella”! Addirittura, in una caffetteria,  dimenticandosi di dare la mancia, è stata subissata di improperi dagli altri clienti perché tirchia ed ignorante.

Negli USA ci sono delle regole ben precise. In certi casi è lo stesso proprietario del locale ad impostare nel pos la percentuale da versare. In altri, vengono offerte delle opzioni che oscillano tra il 10 ed il 20%. Pur non essendo obbligatorio dare la mancia, lo fanno pressoché tutti, come dimostra il caso della Baddington. Addirittura una cameriera di New York in un video su Tik Tok, diventato subito virale, ha lanciato le sue contumelie contro i clienti europei, apostrofandoli come “tirchi e villani” perché avevano osato dare il minimo consentito della mancia, il 10%. Invitandoli, finanche a non tornare negli USA fino a quando non avranno appreso le regole di comportamento.

Questo sistema ha generato un modus operandi per cui le mance fanno parte del salario. E, difatti, i datori di lavoro possono permettersi di pagare i lavoratori 2,13 dollari l’ora, cifra che fa impallidire le già basse paghe orarie nel nostro Paese in alcuni settori, come le pulizie e personale del turismo. Per gli americani offrire la mancia è un segno di libertà, ma non può sostituire il giusto compenso che deve essere garantito dal datore di lavoro. Altrimenti si tratta di un rapporto simile a quello tra “signorotto” e “servo della gleba”, come nel medioevo!

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