Previsioni ottimistiche dell’economia italiana: una realtà lontana dai comuni mortali. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco esprime fiducia, ma i numeri non raccontano l’intera storia.
Roma – L’economia italiana sembrerebbe in ripresa. È quanto ha sostenuto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione della presentazione relativa alle “Considerazioni finali alla Relazione annuale”, tenutasi lo scorso 31 maggio. Previsioni troppo ottimistiche? Lo scopriremo solo vivendo, come cantava Lucio Battisti nel 1980 nel brano “Il nastro rosa”. Meglio aspettare l’irriducibilità dei fatti. Visco ha dichiarato:
“L’economia dell’Italia ha mostrato una confortante capacità di reazione. È riuscita a superare le ultime crisi meglio di quanto ci si attendesse. E anche i dati sulla crescita del primo trimestre si sono rivelati migliori del previsto, mentre per l’intero anno si prevede una espansione intorno all’1%.”.
A noi comuni mortali, che fanno parte della moltitudine di persone che si alzano alle 5 del mattino per andare a guadagnare un tozzo di pane, con cui non si riesce nemmeno a sbarcare il lunario, tutto questo ottimismo appare fuori luogo. Basta dare un’occhiata in giro per rendersi conto di come si arranca per arrivare a fine mese, di come le sacche di povertà si stanno allargando a macchia d’olio. Ma tant’è, Visco ragiona con la statistica, con i numeri. E i numeri non mentono! Solo che la statistica, come diceva il grande poeta dialettale romano Trilussa, a volte, è un po’ bislacca.
Celebre la sua storiella su una persona che mangia un pollo e un’altra no, secondo la media statistica è stato consumato mezzo pollo a testa. Gli esperti ritengono questa considerazione, una banalizzazione che non risponde al vero. Visco ha continuato nel suo ottimismo affermando:
“Anche il sistema bancario della Penisola, nel suo complesso si trova in condizioni sufficientemente buone. Ci possono essere casi di debolezza e vulnerabilità, serve sempre prudenza ma in generale l’incidenza dei crediti deteriorati è rimasta stabile, su livelli modesti e in linea con le medie europee. La redditività è risalita in maniera significativa, in scia all’aumento dei tassi di interesse. E nonostante le tensioni collegate ai casi di dissesto negli Stati Uniti e in Svizzera, non si sono registrati deflussi anomali di depositi”.
In questi peana di esaltazione della realtà, il governatore si… accorge che uno dei problemi principali è l’ostinata inflazione che non ne vuole sapere di sloggiare. Anche se in parte, si è attenuata. Solo che, i consumatori non se ne sono accorti, quando fanno la spesa al supermercato. Sull’inflazione la Banca Centrale Europea, si è impegnata per mettere in atto una stretta monetaria. Come recita qualsiasi manuale di economia per stretta monetaria si intende “un’improvvisa riduzione della disponibilità di prestito o credito o una restrizione delle condizioni previste per ottenere un prestito dalle banche. Tutto questo comporta, in generale, una diminuzione della disponibilità di credito, indipendentemente da una crescita dei tassi d’interesse ufficiale”.
Inoltre, secondo Visco, bisogna ridurre il debito pubblico, per favorire la crescita, risolvere la precarietà lavorativa e aumentare il numero dei laureati, che sono ancora inferiori rispetto ad altri Paesi europei. Ora, non si vuole discutere la competenza e la preparazione del governatore della Banca d’Italia, il cui mandato scadrà a novembre prossimo. Però, l’impressione che si è avuta leggendo le sue “considerazioni” è simile a quella del primo della classe che prepara a dovere il discorso da recitare in occasione di un evento importante. Che valore hanno le parole di un’istituzione che ha fatto finta di non vedere l’inadeguatezza dei bilanci di tante banche che ne hanno provocato il crack degli anni scorsi, con crediti deteriorati ed inesigibili, che hanno mandato sul lastrico tanti piccoli risparmiatori italiani? C’è da fidarsi?