Soluzioni comuni, transizione ecologica e blocco della dipendenza all’energia russa, oltre alle sanzioni, sono gli argomenti che debbono trovare d’accordo i 27 Paesi dell’Unione. Soltanto con la condivisione di strategie e investimenti potremo risolvere i danni che il conflitto bellico ha posto in essere. Poi ci sarà da aiutare anche le popolazioni russe che hanno iniziato ad abbandonare il proprio Paese.
Roma – Il popolo russo è allo stremo, migliaia di cittadini in fuga dal Paese che sta devastando l’Ucraina. Putin, alle strette, minaccia l’Italia di gravi ripercussioni economiche se non cesseranno le sanzioni imposte per l’invasione militare tanto che il ministro della Difesa Lorenzo Guerini é entrato a forza nella “black list” sovietica. Nel frattempo e nonostante gli anatemi di Mosca, l’Europa cerca di fare fronte comune per affrontare la dipendenza energetica dalla Russia e svincolarsi dall’invasore.
Per liberarsi della dipendenza dal gas russo, che già in tempo di pace aveva ridotto le forniture per l’Italia, è necessario incrementare le importazioni dalla rotta africana, prevedendo stoccaggi comuni ed un tetto massimo dei prezzi, liberando le quotazioni dal mercato dell’energia elettrica.
Su questi punti chiave Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno trovato una linea comune da portare al prossimo Consiglio Europeo che dovrà affrontare la questione energetica e i rincari che preoccupano tutti i 27 leader europei. Questa possiamo definirla “svolta mediterranea” che mira, contestualmente, a coordinare una difesa dei rispettivi Paesi che si sono accordati.
L’incontro ha registrato una convergenza importante ancorata all’idea che “una gestione condivisa del mercato dell’energia conviene a tutti” come ha spiegato il premier italiano Draghi, che ha sottolineato l’importanza del coordinamento tra i quattro Paesi in vista del prossimo summit a Bruxelles.
“…Dobbiamo fare qualcosa subito ed agire immediatamente con qualcosa di concreto – ha insistito Draghi, che ha messo in evidenza alcune soluzioni come gli stoccaggi comuni che consentono di proteggerci a vicenda. Gli acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore nei confronti dei fornitori.
Un’asse, in sostanza, del Sud Europa che appare solido ma che in questo tragico momento bisogna condividere soprattutto con gli altri Paesi:”…Nella consapevolezza – ha evidenziato il Premier – che quella dell’energia è una sfida urgente che deve essere affrontata con la stessa determinazione con cui abbiamo dato risposte all’aggressione russa...”.
Sfida che, in altre parole, per il presidente del Consiglio va oltre l’emergenza della guerra e deve essere affrontata al più presto con misure comuni ad altri Paesi, mantenendo immutato l’impegno verso la transizione ecologica che si rivela oggi più che mai un obiettivo non solo ambientale ma anche strategico.
Tutti d’accordo, dunque, nel fare presto in quanto emerge forte la preoccupazione che la questione dell’energia sia ormai diventata cruciale, poiché i prezzi al rialzo stanno condizionando le produzioni vitali rallentando terribilmente la ripresa post Covid. Proprio il leader greco, Kyriakos Mitsotakis , ha messo l’accento sui “…Pericoli dell’inflazione e di un’azione comune da parte dell’Europa, perché nessuno può affrontare da solo una sfida del genere, ma anche per arginare nuovi focolai di populismo…”.
Anche il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha insistito “…Sull’opportunità di dare risposte comuni e non 27 soluzioni diverse. Da subito, pertanto, bisogna prendere la strada della diversificazione delle fonti per garantire la sicurezza delle forniture in Europa, al fine di correggere debolezze e vulnerabilità nel mercato energetico…”.
Dalla guerra di Putin all’Ucraina, la lezione che si ricava è quella che si può leggere nelle parole di Sanchez:”…La pace si difende solo con un’Europa forte...”. La difesa collettiva dunque è un obiettivo necessario e urgente, in piena complementarità con la Nato. Per questi motivi al vertice di Villa Madama il tema della “difesa comune” deve costituire la bussola strategica su cui deve orientarsi, in futuro, l’Ue.
D’altronde proprio nei prossimi anni l’Europa avrà davanti a sé investimenti molto significativi da fare nel settore della difesa, della politica energetica e della salvaguardia dell’ambiente. “...Spese – ha detto il presidente del Consiglio Draghi – che sono troppo grandi per qualsiasi bilancio nazionale…”.
L’impegno su cui è sintonizzato Mario Draghi e gli altri primi ministri di Spagna, Portogallo e Grecia costituisce un passo in avanti molto importante per avviare una discussione, su scala europea, al fine di coinvolgere tutti i 27 Paesi dell’Unione. La sveglia è suonata, il periodo è difficile ed incerto, ma forse anche creativo e generatore di buone prospettive. Hai visto mai?