Tira aria di scissione all’interno del Carroccio, con il leader storico Umberto Bossi che imputa all’attuale segretario del partito una perdità di identità dei valori fondanti del movimento.
Roma – In un primo momento si pensava che Bossi volesse creare una propria corrente, onde evitare smottamenti nel partito e fughe verso FdI, ora invece la percezione è diversa e cioè che si stia facendo strada un’altra concezione di movimento, alternativa a Salvini, che parta realmente dalle origini. Continua, in tal modo, una sorta di secessione interna al carroccio.
Si può dire che sono ufficialmente nate due Leghe e la nuova, che in realtà è la più antica, ha chiesto a Matteo Salvini di essere riconosciuta. Ma quest’ultimo non risponde e “tira a campare”. Nessuno aveva pensato che Bossi stesse provando a liberare il proprio partito dalla colonizzazione che ha creato il ministro alle Infrastrutture. Intanto, una delegazione del Comitato Nord, proprio la corrente fondata da Bossi, a cui hanno aderito 4 consiglieri regionali lombardi, è stata ricevuta ieri dal presidente Attilio Fontana, al fine di sostenerlo e fare parte della coalizione, ma in maniera distinta dalla Lega ufficiale.
La delegazione era composta da Angelo Ciocca, Paolo Grimoldi e la guidava ancora una volta Umberto Bossi, con la sua carrozzina. Lapidaria e senza equivoci la dichiarazione del fondatore del Carroccio, che alla domanda di cosa ne pensasse di Salvini, ha risposto: “È un bambino e che non si comporta da uomo e io parlo solo con gli uomini”. Insomma, la battaglia è appena cominciata al Nord e, certamente, l’Umberto non le manda a dire per pura casualità. Il segnale è ben preciso e non si presta a fraintendimenti. “Ci apriamo anche a chi non è tesserato alla Lega”, specifica Paolo Grimoldi, l’ex parlamentare che assieme ad Angelo Ciocca e allo stesso Bossi sta tirando le fila del Comitato. La formazione del gruppo in Consiglio regionale del “Comitato Nord”, con al momento 4 eletti leghisti, sta veleggiando spedita.
Ma Salvini non è rimasto a guardare e ha fatto espellere subito i 4 ribelli. Una minoranza, quella che segue Bossi, che in realtà rappresenta un bel pezzo di partito. Ma un conto è espellere un consigliere regionale, magari liquidandolo come uno in cerca di candidature, un altro è far fuori colui che ha fatto la storia della Lega. Letizia Moratti cerca di insinuarsi tra i delusi salviniani e ha già iniziato il corteggiamento del Comitato, il quale però afferma una cosa molto semplice: “Noi vogliamo stare con Fontana, ma i matrimoni si fanno in due”. Della serie, se ci sbarrano la strada allora quella di Moratti è un’opzione concreta, al pari della corsa in solitaria, magari con Ciocca candidato presidente.
La sostanza è che al di là delle dimostrazioni di sicurezza per la Lega la situazione non è semplicissima, l’eventuale Fontana bis rischia di essere una legislatura azzoppata e la percentuale di persone interessate al progetto bossiano aumenta di giorno in giorno, a dimostrazione del fatto che con il Comitato c’è un pezzo di militanza che rischia di andare persa una volta per tutte se non viene canalizzata verso un obiettivo e un gruppo. Fa strada, comunque, l’ipotesi preferita dall’ex vicepresidente della Regione, cioè il sostegno con una lista autonoma a trainare il fronte autonomista lombardo, che segnerebbe così la definitiva spaccatura tra lo stesso Bossi e Salvini.