È guerra tra il sindacato dei doppiatori e le AI: i professionisti hanno indetto uno sciopero generale per evitare che le loro preziose voci vengano “rubate” e appropriate dall’intelligenza artificiale. Ora lo sciopero è finito, ma il sindacato dei doppiatori rimane all’erta: saranno loro i prossimi sostituiti?
Roma – Fare il doppiatore non è certo un mestiere facile: gli stipendi, si dice, sono bloccati dal 2008, nonostante l’inflazione galoppante. Ma c’è di peggio: immaginate di sentire dire che l’intelligenza artificiale è in grado di copiare esattamente la vostra voce, modulandola su ogni livello (intonazione, espressività, cadenze) rendendovi di fatto perfettamente inutili. Proprio contro l’utilizzo di queste nuove tecnologie i professionisti della voce di tutto il mondo hanno indetto uno sciopero, a cui ha aderito la sigla italiana Anad (Associazione Nazionale Attrici e Attori Doppiatori).
Tempo bui per chi lavora nell’industria dell’arte: ora che le AI sono in grado di disegnare quadri, scrivere racconti e poesie, progettare abiti e in generale – generare idee, migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Ma i doppiatori hanno una ragione in più di temere: una serie di app – recentemente spopolate su TikTok – permettono di riprodurre con esattezza una qualsiasi voce umana, facendole recitare ogni genere di discorsi.
Gli utenti dell’internet non hanno perso tempo, trovando applicazione goliardiche. YouTube è letteralmente sommerso di video in cui vediamo i presidenti degli Stati Uniti (Trump, Biden, Obama e a volte Bush) discutere animatamente di videogiochi e serie TV, oppure dilettarsi in campagne di Dungeons and Dragons. Ma di fronte agli ultimi sviluppi, non tutti ridono.
Doppiatori a cui è stata rubata la voce
Applicazioni, dunque, addestrare a replicare gli speech pattern di attori in carne ed ossa. Uno strumento terribile nelle mani delle multinazionali del cinema, che sono ora in grado di utilizzare le voci di doppiatori iconici senza nessun bisogno di impiegare (e pagare…) gli attori in questione. Purtroppo, ci sono già stati casi del genere. Ma ancora peggio, molti siti mettono “in vendita” servizi di doppiaggio artificiale senza che ci sia il minimo consenso da parte degli artisti.
Steve Blum, voce del personaggio Spike Spiegel dal leggendario anime Cowboy Bepop, ha denunciato proprio questo utilizzo del suo strumento di lavoro, invitando i fan a non farne uso. Altri attori hanno sostenuto questo appello.
Si può registrare legalmente una voce?
Lo sviluppo delle AI sta mettendo a dura prova la legislazione corrente, che non prevedeva certo possibilità del genere. L’unico modo per tutelare i doppiatori sarebbe probabilmente introdurre un diritto di copywright sulla propria voce, intesa come strumento di lavoro. Invece, pare stia accadendo il contrario: agli attori viene chiesto, alla firma di un contratto, di cedere qualsiasi diritto sul suo utilizzo, condannandosi – nel medio termine – alla sostituzione.
Da qui, uno sciopero internazionale della categoria, a cui in Italia hanno aderito molte sigle. CGIL, CISL e UIL, tra i sindacati, ma anche Anad (Attori doppiatori) Aidac (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi) e infine Aipad (Assistenti del doppiaggio). Una protesta che riguarda vari temi, tra cui i ritmi di lavoro disumani e gli stipendi bloccati (circa 1800 euro al mese), ma anche la tutela legale di quello che rimane la loro principale fonte di sussistenza.
Voci senza corpo nel nostro futuro
Lo sciopero è stato interrotto, ma le associazioni rimangono guardinghe, e a buon ragione. Il futuro della professione è già segnato: abbiamo già visto come le voci di attori defunti siano già state in passato utilizzate per terminare produzioni cinematografiche. La rivoluzione riguarda soprattutto l’accessibilità del servizio: un tempo potevano farlo solo i colossi del cinema, ora pagando pochi centesimi potete farlo anche voi.
Flawless, DeepDub, Altered, Papercut, Digital Domain sono i nomi delle applicazioni pubbliche che cominciano a consentire l’utilizzo in massa di tali tecniche. Certo, ci sono aspetti positivi: gli esilaranti video presidenziali di cui abbiamo parlato sono fantastici, e la loro imitazione delle voci dei premier americani è pressoché impeccabile. Sarà molto più semplice, per individui normali, realizzare produzioni amatoriali senza team di doppiaggio.
Per i doppiatori, ovviamente è un disastro, purtroppo forse inevitabile. Rimane a loro vantaggio una cultura della loro professione: l’85% degli italiani preferisce ancora il dubbing professionale ai sottotitoli con lingua originale. I doppiatori italiani sono del resto un vanto del Bel Paese, dotati di capacità artistiche e professionalità riconosciute in tutto il mondo. Una macchina saprà fare altrettanto?
Probabilmente, i professionisti della voce diventeranno sempre più direttori, consulenti e creativi, mentre la macchina farà il “lavoro sporco”. Che dava comunque da mangiare a centinaia di artisti talentuosi.